04 Settembre 2025
Sulla homepage del residence Villa Ebner, situato nella località di Porto Pino, affacciato sulla spiaggia delle dune a circa cinquanta chilometri da Cagliari, campeggiano due slogan inequivocabili: “Slava Ukraini” (gloria all’Ucraina) e “Free Palestine” (Palestina libera). Ma è l'avviso dedicato a Gaza a lasciare il segno: la struttura comunica infatti che non accoglierà più cittadini israeliani, “a meno che non dichiarino apertamente di ripudiare i crimini commessi dal governo israeliano e dal suo esercito”.
La scelta è spiegata con un lungo messaggio pubblicato sul sito ufficiale del residence, che rivendica una presa di coscienza civile anche da parte di realtà non politiche: “Sebbene il nostro non sia un sito di informazione, né un organo politico, riteniamo che anche in spazi come questo, aperto a comunità consapevoli della realtà in cui vivono, si debba dar conto di eventi che per gravità non possono essere ignorati”. E tra questi, secondo la struttura, c'è quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.
“Far morire di fame bambini, donne, uomini non è un atto politico, né tantomeno un legittimo atto di difesa. Lo sterminio sistematico di un popolo con l'intento dichiarato di cancellarlo dalla faccia della terra va considerato un vero e proprio genocidio”, si legge ancora nell’avviso.
Una posizione netta che ha portato alla decisione di subordinare l'accoglienza dei turisti israeliani a una chiara presa di distanza dalle politiche del proprio governo. “È inumano non sentire il dovere di fare qualcosa che vada oltre a un’indignazione di facciata”, prosegue il messaggio. Chi si presenterà alla reception con documenti israeliani dovrà quindi dichiarare espressamente di dissociarsi dalle azioni dell’esercito e del governo d’Israele.
“Boicottare i responsabili diretti di quanto sta avvenendo a Gaza, e chi, in silenzio, ne avvalla l’operato, è una scelta che ci auguriamo venga condivisa da molti. È vero, è meno di una goccia in un oceano, ma necessaria almeno per dare un minimo di senso alla nostra coscienza”, conclude il comunicato.
Non è la prima volta che, nel sud della Sardegna, emergono prese di posizione legate al conflitto in Medio Oriente. Qualche settimana fa, a Chia – nel comune di Domus De Maria, non lontano da Porto Pino – era stato affisso su una spiaggia un manifesto in inglese e in ebraico: “I criminali di guerra non sono benvenuti in Sardegna e possono essere perseguiti dalla legge”. Il cartello è stato rimosso dalla polizia locale perché privo di autorizzazione.
La reazione della comunità ebraica non si è fatta attendere, denunciando il messaggio come “frase antisemita”. Ma intanto, il dibattito sulle responsabilità nel conflitto e sulle modalità del dissenso civile continua a investire anche le realtà locali.
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