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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La guerra delle parole per cambiare la percezione della realtà: da resilienza a vaccino Covid, da complottista a genocidio

Negli ultimi cinque anni, si è assistito a una vera e propria guerra: le parole sono state usate per cambiare la percezione della realtà, pezzo dopo pezzo

22 Agosto 2025

La guerra delle parole per cambiare la percezione della realtà: da resilienza a vaccino Covid, da complottista a genocidio

In principio era il Verbo”. Anche lincipit del Vangelo secondo Giovanni riconosce alla parola un potere creativo assoluto. Da sempre il controllo del linguaggio è una delle forme più raffinate e pericolose del potere.

George Orwell, in “1984”, lo porta alle estreme conseguenze con lintroduzione del bipensiero, un meccanismo mentale che permette di accettare contemporaneamente due idee opposte come vere, e la neolingua, una lingua artificiale creata per limitare il pensiero e il dissenso, controllando così la realtà e il comportamento.

La neolingua del Ministero della Verità” svuota infatti le parole di senso fino a farle significare il contrario di se stesse. La guerra è pace. La libertà è schiavitù. Lignoranza è forza.” Una specie di Pilates mentale per la coscienza: piegata, stirata, annodata finché non perde la sua forma e il suo significato originario.

Mark Twain, con “Il diario di Eva”, mostra la stessa dinamica ma con leggerezza e sottile ironia. Eva non si limita a nominare ciò che vede: lo battezza con affetto, lo osserva, lo descrive, lo classifica. Per lei dare un nome significa stabilire un legame. Adamo, invece, è infastidito da questa mania catalogatrice della nuova creatura”. Scrive Twain: Ho fatto amicizia con tutte le cose, e le ho chiamate per nome. Adamo dice che non è necessario, ma come faccio a chiamarle se non so come si chiamano?” È la differenza tra dare un senso al mondo e limitarsi ad accettarlo o a tollerarlo.

Negli ultimi cinque anni, si è assistito a una vera e propria guerra: le parole sono state usate per cambiare la percezione della realtà, pezzo dopo pezzo. Prima è stata la volta di RESILIENZA, il lasciapassare lessicale per costruire uno stato di emergenza permanente: dal Covid, al cambiamento climatico, fino alla guerra. Una parola che ha silenziosamente sfrattato dal lessico comune unaltra ben più nobile e profonda: RESISTENZA. Essere resistenti significa opporsi, come un corpo solido. Essere resilienti significa adattarsi, perfino piegarsi, come un giunco. E per chi vuole rimodellare la società a colpi di shock e di emergenze permanenti, per chi ha progettato un Grande Reset, la resilienza è molto più funzionale. La resistenza salva la dignità e l’umanità, la resilienza salva il sistema.

Poi è stato il turno di VACCINO. È stata modificata la definizione perfino sui dizionari per poter includere farmaci che non immunizzavano né sterilizzavano. Chi osava dubitare della narrazione scientifica” imposta a reti e media unificati veniva considerato un untore, un irresponsabile egoista nemico della salute pubblica ma soprattutto veniva bollato come COMPLOTTISTA. Il termine fu costruito dalla CIA e dallFBI per designare in modo denigratorio chi non accettava le conclusioni della Commissione Warren sullassassinio del presidente USA John Fitzgerald Kennedy. Dopo quasi quarantanni fu poi ripescato dai servizi segreti e dai media USA per screditare chiunque osasse opporsi alla verità imposta a proposito degli attentati dell11 settembre 2001. Un complottista non merita rispetto né attenzione. Game over. E se proprio insiste, c’è sempre il ban, la cancellazione e il pubblico ludibrio digitale.

Negli ultimi 22 mesi, la battaglia si è spostata su una parola pesantissima: GENOCIDIO. Chi la usa per definire i crimini commessi da Israele a Gaza viene subito messo nel mirino: antisemita, filo-terrorista, simpatizzante di Hamas. Et voilà, ogni discussione è chiusa. Questo approccio è centrale perché stabilisce che solo gli ebrei hanno subito un genocidio. E, in nome di quello che hanno subito, possono permettersi tutto, come sosteneva Ariel Sharon: nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato dIsraele”.

Lunico vero genocidio lo ha subito il popolo ebraico”, non esiste altro genocidio al di fuori di quello commesso dai nazisti del Terzo Reich. Il monopolio sul genocidio è il vero scudo atomico dIsraele.

Tra i custodi e le vestali dellortodossia linguistica spicca Liliana Segre.

Già durante la stagione del siero magico” (Pfizer, Moderna o AstraZeneca che fosse), ha messo in campo tutta la propria autorevolezza di sopravvissuta alla Shoah e di senatrice a vita per zittire ogni voce dissidente.

Dallaltra parte, unaltra sopravvissuta, Vera Sharav, ha ricordato al mondo il valore della parola LIBERTÀ: Da bambina sono sopravvissuta al terrore nazista… Conosco le conseguenze dellessere stigmatizzati come portatori di malattie… La Shoah è stata messa in moto quando la libertà personale, i diritti legali e i diritti civili sono stati spazzati via.” Vera Sharav ha visto nel Green Pass lo strumento per costruire un apartheid di nuova generazione: una classe privilegiata e una discriminata. La domanda retorica che ha lasciato sospesa era: vi suona familiare?

Due sopravvissute, due parole chiave. Segre: obbedienza. Sharav: libertà.

Sulluso della parola genocidio, la limpidezza e lonestà intellettuale di un altro sopravvissuto, Stephen Kapos, vale senza dubbio molto di più delle acrobazie verbali e dei trucchi da illusionista semantico della signora Segre: Il genocidio di Gaza non sta avvenendo nel mio nome… Quando ho visto lambasciatore di Israele allONU indossare la stella gialla, mi si è rivoltato lo stomaco. Per chi, come me,  ha dovuto davvero portare quella stella, questo è un insulto.”

Forse aveva ragione Eva: dare un nome alle cose è un atto damore e di verità. Il problema è che oggi non è più possibile nominare nulla senza la supervisione di un Ministero, di una Commissione o di un algoritmo. E così si è costretti a vivere in un mondo dove non è importante cosa accade, ma solo come viene chiamato e raccontato.

È il trionfo della neolingua: uno spazio apparentemente libero dove le guerre sono missioni di pace, la censura è protezione, la sorveglianza è libertà. E il genocidio? Solo unopinione da moderare. Benvenuti nel regno del Ministero della Verità.

Di Marco Pozzi

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