04 Ottobre 2024
Fonte: Facebook, Forum Palestina
Manifestazioni pro Gaza a Roma: i promotori (Tra cui le associazioni Giovani palestinesi d’Italia, Associazione dei Palestinesi in Italia, Udap - Unione democratica arabo-palestinese e Comunità palestinese d’Italia), sfidano la censura imposta dal Viminale e dalla questura di Roma per il 5, il 6 e il 7 ottobre e annunciano una larga partecipazione: attesi tra i 30mila e i 40mila manifestanti. Intanto anche Amnesty International scende in campo contro il divieto delle manifestazioni pro-Palestina: l’organizzazione internazionale ha infatti evidenziato che il diritto di protesta è tutelato "da diverse disposizioni sui diritti umani" e nello specifico "dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione". L’associazione sottolinea anche che i propri osservatori saranno presenti alla manifestazione nella Capitale al fine di monitorarne il regolare svolgimento. Proseguendo, Amnesty ha scritto che ogni possibile limitazione rispetto al diritto di riunione pacifica "deve essere frutto di attenta valutazione specifica e deve a sua volta rispettare i principi di legalità, proporzionalità e necessità". Principi che, mette nero su bianco, "non sembrano essere stati rispettati nel prendere questa decisione di diniego della piazza".
Nel mentre resta alta l’allerta del Ministero per la manifestazione del 5 ottobre a Roma, vietata dalla questura ma annunciata con un tam tam di comunicazioni via social dalla galassia pro Palestina che si rafforza di ora in ora. La data è comunque simbolica, a due giorni dal primo anniversario dell’attacco di Hamas in Israele, lo scorso 7 ottobre. Un mondo composito che comprende almeno un centinaio di sigle in tutta Italia alcune delle quali, nonostante la censura imposta, potrebbero confluire sabato a piazzale Ostiense, dove era stato annunciato in origine il corteo. Le misure di sicurezza per la giornata di sabato verranno messe a punto oggi in un tavolo tecnico in Questura, il primo presieduto dal neo questore Roberto Massucci che in occasione della cerimonia di insediamento, ha minacciato ripercussioni per chi dovesse prendere comunque parte alla manifestazione: "Esiste un divieto e va fatto rispettare". Con il passare delle ore, solo qualche associazione tra quelle promotrici ha detto che non disobbedirà: oggi la Comunità palestinese di Roma e Lazio ha fatto sapere di aver concordato una nuova data: "Dopo il diniego abbiamo deciso che faremo la manifestazione il 12 ottobre, a Piramide, per chiedere il cessate del fuoco, lo stop al genocidio e ai bombardamenti israeliani al Libano, la Palestina libera", ha annunciato Yousef Salman, presidente della stessa Comunità. Di diverso avviso l’Unione democratica Arabo-palestinese e i Giovani palestinesi che hanno confermato sui social l’appuntamento di sabato alle 14 a Piramide anche dopo il pronunciamento del Tar che ha rigettato il loro ricorso avanzato ieri: "Riteniamo doveroso rifiutare questo diktat palesemente politico" ha detto Khaled El Qaisi, rappresentante dell’Udap. "Nel divieto", prosegue, "la motivazione offerta dalla Questura di Roma è quella che la manifestazione non rispecchia la propria narrazione su ciò che accade in Palestina, il riferimento che si fa a motivi di ordine pubblico è generico e fumoso e non vi è traccia di comprovate ragioni di sicurezza o di incolumità pubbliche, unico motivo contemplato dalla Costituzione per vietare una manifestazione".
Intanto i Giovani palestinesi hanno annunciato per il 7 ottobre anche il ritorno della "intifada studentesca" richiamando sui social le occupazioni e le manifestazioni degli studenti a sostegno di Gaza della primavera scorsa. Le occupazioni sono iniziate il 5 maggio all’università di Bologna, poi è stata la volta della Sapienza di Roma, della Federico II di Napoli e di molti altri atenei. Per l’8 ottobre inoltre i collettivi annunciano anche un corteo per protestare contro la Cybertech Europe a Roma dove si parlerà anche di cybersicurezza ed è prevista la partecipazione dell’ad di Leonardo, Roberto Cingolani. Alle porte una nuova mobilitazione che potrebbe nuovamente incendiare il clima negli atenei.
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