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Barbieri (fotografo): "Con la mostra 'Spazi Altri' invito a guardare il mondo oltre l’Occidente e a capire il cambiamento"

Il Giornale D'Italia ha intervistato Olivo Barbieri fotografo: "La Cina che ho conosciuto io all'inizio era molto rurale, un mondo completamente distante da come si viveva in Italia e nel giro di pochi anni è diventato un luogo assolutamente globalizzato. "

19 Febbraio 2025

Olivo Barbieri fotografo in occasione della conferenza per la mostra "Olivo Barbieri. Spazi Altri" che si terrà dal 20 febbraio al 7 settembre 2025 è stato intervistato dal Giornale D'Italia

Qual è il messaggio principale che vuole trasmettere con questa mostra e quale emozione vuole suscitare al pubblico?

"Il messaggio, quando si usa uno strumento come la fotografia che rappresenta l'immagine della realtà, è quello di cercare di guardare meglio quello che ci circonda e di cercare di capirlo. Nella fattispecie, questo è un progetto che comincia casualmente nel 1989 con i fatti di Tienanmen in Cina e finisce nel 2019, giusto prima della pandemia. Questo è un trentennio che, per chi ha vissuto sulla terra in questo secolo, è assolutamente importante perché ha determinato tutta una serie di cambiamenti globali. Ovvero, all'inizio la percezione della Cina era di un Paese povero, di terzo mondo adesso parliamo della Cina come il Paese dell'intelligenza artificiale, della guida autonoma. Io ho seguito questo grande cambiamento proprio a partire dal 1989 quando ho realizzato il primo libro che si chiama: 'Appunti di viaggio in Cina', poi nel 1990 ho realizzato un secondo libro che si chiama 'Paesaggio in miniatura' e nei ventuno anni seguenti ho seguito proprio il cambiamento velocissimo di questo paese. Un cambiamento tanto veloce che a volte tornavo dove ero stato tre mesi prima cercando lo stesso ristorante e non solo non c'era il ristorante, ma non c'era neanche più la strada. Seguendo questo cambiamento, il messaggio potrebbe essere questo: ci sono altre realtà nel mondo oltre a quello occidentale, altre modalità e altre possibilità di intendere la vita sulla terra. Nel bene o nel male senza voler dare dei giudizi, però, ci sono delle possibilità diverse da quelle che riteniamo uniche noi occidentali."

C'è una fotografia o un momento di questo lungo lavoro che secondo lei sintetizza al meglio le antitesi che ha voluto rappresentare?

"Si c'è una fotografia che può sembrare e risultare abbastanza ermetica, perché é composta da due steli: una stele antica sulla sinistra e una stele contemporanea di cemento che la copre quasi un po'. La stele antica dovrebbe essere, ma non c'è certezza di questo, quella della tomba di Confucio che come sappiamo è un po' il padre della patria cinese da un punto di vista filosofico e sociale. La cosa divertente e interessante è proprio il pragmatismo cinese perché non c'è certezza che quella fosse effettivamente la tomba di Confucio, però forse sì, allora per rendere la cosa più sicura ne hanno costruita una nuova, riportando la scritta perfettamente nello stesso modo e le hanno affiancate. Questo è un esempio di pragmatismo diverso da quello occidentale,  se quella lì non è quella vera ne abbiamo fatta una nuova che è vera e commemorativa, se è vera abbiamo anche quella vera. Davanti c'è poi un grande tavolo con tre ciotole dove si possono fare dei doni votivi in onore degli antenati. C'è questo doppio meccanismo di modernità, continuazione, rispetto dell'antichità e rispetto degli antenati che fa molto parte dello spirito cinese ma anche del modo in cui viene affrontato il costruito e il modo di costruire."

Come è cambiata la sua percezione della Cina nei trent'anni che l'ha fotografata?

"Beh prima era un luogo assolutamente misterioso. La cosa che mi ha sempre affascinato e attratto sono gli ideogrammi, come dice la parola sono dei disegni che vogliono anche dire qualche cosa. Però, quella che ho conosciuto io all'inizio era una Cina molto rurale e molto affascinante perché era un mondo completamente distante da come si viveva in Italia, da come si viveva negli Stati Uniti e nel giro di pochi anni, probabilmente a cavallo del 2000 a seguito degli esiti della globalizzazione, è diventato un luogo assolutamente globalizzato. Prima l'impero della copia, perché c'era questa idea dell'immaginario cinese che serviva soltanto a riprodurre velocemente e in modo più economico oggetti e concetti. Dopo, nel giro di pochi anni, è diventato l'impero dell'innovazione. Ed è una cosa che a noi occidentali è un po' sfuggita e facciamo anche un po' fatica ad accettare. Rendersi conto che ci stanno succedendo delle cose importanti da un punto di vista proprio dell'invenzione del nuovo modo di frequentare questo meraviglioso pianeta su cui abitiamo."

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