Export agroalimentare italiano verso quota €70 miliardi, il riconoscimento Unesco rafforza una filiera da €707 miliardi

L’export agroalimentare italiano ha raggiunto 69,1 miliardi di euro nel 2024, rispetto ai 37 miliardi del 2015, con un incremento medio annuo superiore al 6%. Se il trend continuerà, il valore delle esportazioni potrebbe arrivare a 100 miliardi entro il 2030. I principali prodotti esportati sono vino (8,1 miliardi), ortofrutta fresca (6,5 miliardi), ortofrutta trasformata (5,7 miliardi), formaggi (5,4 miliardi) e pasta (4,3 miliardi). L’olio extravergine di oliva ha registrato un aumento del 45% rispetto al 2023, i salumi del 10% e i formaggi e latticini del 9%.

L’intera filiera agroalimentare genera un valore di 707 miliardi di euro e impiega 4 milioni di addetti. Il settore comprende 700mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, 330mila realtà di ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Il valore aggiunto agricolo in Italia supera i 42 miliardi di euro nel 2024, con un valore per ettaro di circa 3.000 euro, il doppio della Francia.

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La “Dop economy” vale 20,7 miliardi di euro alla produzione (+25% dal 2020) e l’export dei prodotti a indicazione geografica raggiunge 12,3 miliardi (+8,2%). L’Italia conta 331 prodotti Dop, Igp e Stg, 530 vini a denominazione e 36 spiriti certificati. I principali formaggi registrano i seguenti valori: Grana Padano 2,2 miliardi (+23,3%), Parmigiano Reggiano 1,7 miliardi (+10,1%), Prosciutto di Parma 860 milioni. La filiera delle indicazioni geografiche impiega 864mila addetti (+1,6%).

Il turismo enogastronomico vale 40,1 miliardi di euro, con 9,2 miliardi diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto, +12% sul 2023 e +49% dal 2016. La ristorazione italiana nel mondo raggiunge 251 miliardi, con un incremento annuo del 4,5%, di cui 83 miliardi generati in Italia (+2%). Gli occupati totali nel settore della ristorazione nazionale sono 1,5 milioni, di cui 1,1 milioni dipendenti, con quasi il 40% sotto i 30 anni.

I dati di siti Unesco italiani mostrano incrementi medi annui di arrivi turistici del 7,39% e presenze del 14,87% rispetto a siti privi di tutela (-3,26% arrivi, +2,5% presenze).