31 Gennaio 2024
“Le fake news in Sanità” è il titolo dell’evento di presentazione del 3° Bilancio Sociale AIOP (Associazione Italiana delle aziende sanitarie e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato), tenutosi oggi presso Palazzo Wedekind, in Piazza Colonna a Roma.
Tonino Aceti, Presidente di Salutequità, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:
“Questa è una mattinata importante, perché si mette sotto osservazione un fenomeno che è rischioso per la salute e per la sanità pubblica, che sono le fake news.
Io ricordo che tutte le scelte di policy rispetto al servizio sanitario nazionale devono essere guidate innanzitutto dalle evidenze. Le evidenze, che devono guidare le policy, devono guidare anche l’azione di tutti gli stakeholder, che nell’ecosistema della salute agiscono e tutelano la salute.
Quindi, le fake news sono il contrario del principio guida, che dovrebbe indirizzare tutte le scelte, sia di policy, sia individuali del cittadino per quanto riguarda la salute.
Ad esempio, una cosa molto concreta, noi usciamo da una pandemia, che ha dimenticato, ha lasciato indietro molte persone. Perché sono state stoppate, rinviate molte molte cure. Lo Stato ha stanziato diversi fondi, diverse centinaia di milioni di euro.
Se noi, anziché demonizzare l’apporto del privato accreditato al servizio sanitario nazionale, sotto il governo del SSN, avessimo invece, ragionato più sui numeri, forse oggi avremmo un’idea diversa di quello che si sarebbe potuto fare. Ad esempio, noi ad oggi, abbiamo utilizzato soltanto in piccola parte il privato accreditato, in molte regioni, in modo residuale, per recuperare le liste d’attesa.
Le regioni che lo hanno valorizzato di meno, sono quelle che hanno recuperato meno prestazioni e hanno mal utilizzato molte risorse, che lo stato aveva stanziato proprio per il recupero delle liste d’attesa.
Questo, secondo me, è un tema molto importante, questa evidenza non è mai stata al centro del battito, lasciando spazio alle fake news. È un danno per i cittadini e per il SSN.”
Quando si parla di Servizio sanitario nazionale (SSN) si fa, infatti, riferimento alla sua componente di diritto pubblico e alla sua componente di diritto privato, poste entrambe al servizio della funzione pubblica di tutela della salute, con la parte accreditata che assicura, oggi, più di 1/4 dei ricoveri nazionali, impiegando circa 1/10 della spesa complessiva.
Le prestazioni erogate dalla componente di diritto privato:
Le prestazioni che vengono erogate sono quelle che – entro i limiti definiti dalla Programmazione regionale – sono richieste dalle esigenze di salute degli individui, a fronte di specifica prescrizione medica. Pertanto nessuna struttura, né di diritto pubblico né di diritto privato, può scegliere gli interventi e i trattamenti da erogare.
Per quanto riguarda le prestazioni di chirurgia oncologica, la quota garantita da strutture private accreditate varia – a seconda della sede della neoplasia – dal 39% al 25,1%, una proporzione importante di prestazioni salva-vita.
Si tratta di interventi oggi remunerati sulla base di tariffe datate, ferme al 2012, che - non tenendo conto delle innovazioni intervenute nella pratica clinica, degli sviluppi tecnologici (pensiamo alla robotica), degli aumentati costi energetici e delle materie prime e del costo del rinnovo contrattuale – sono, paradossalmente, le meno “convenienti” per le strutture che le erogano.
Eppure si legge che le strutture private accreditate selezionano le prestazioni più remunerative.
L’esistenza di liste e tempi d’attesa per le prestazioni sanitarie contraddistingue ogni sistema pubblico organizzato su base universalistica e rappresenta uno strumento di razionamento reale implicito della domanda di salute. Quando, però, i tempi di attesa diventano incongruenti rispetto alla natura della prestazione e al livello di urgenza che essa riveste in considerazione della complessità/gravità si determina un bias, una distorsione nella capacità di risposta del sistema.
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