01 Settembre 2016
Gaetano Miccichè, Presidente Banca IMI, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017 dell’Università di Palermo, ha affermato:
“E’ un immenso onore essere qui, nella mia città e nella mia Università a rappresentare quello che penso e che ho fatto. Io non vorrei fare un discorso da Presidente di Banca. Curiosità, coraggio e responsabilità sono le tre parole che considero particolarmente rilevanti non solo nella vita professionale ma anche in quella privata, e vorrei rivolgermi a tutti i giovani e le giovani che stanno iniziando la loro carriera universitaria.
Posso rappresentare alcuni momenti della mia lunga esperienza professionale individuando quei valori e quegli stili che credo di aver acquisito e che credo possano essere forieri di una buona attitudine futura.
Il primo messaggio si riferisce alla mia prima esperienza professionale che parte con un insuccesso: iniziai a lavorare giovanissimo e mi venne negato un avanzamento di carriera perché non ero laureato. Dopo qualche giorno di amarezza sono corso all’Università per cambiare il mio piano di studi e accelerarlo. Questo mi consentì di laurearmi un mese prima e di partire per un master. Se avessi avuto quella promozione non sarei andato al master, circostanza che ha cambiato radicalmente la mia vita. Quindi non lasciatevi scoraggiare da eventuali insuccessi parziali ma usate ogni occasione per cercare di migliorare.
Secondo momento il master. Arrivo in questa business school e entro in contatto con gli studenti internazionali e intesso quelle che sono ancora il mio più grande patrimonio: le relazioni virtuose. Questo mi ha dato un senso di libertà e indipendenza incredibile. Cercate di circondarvi di persone migliori di voi, persone capaci.
Alla fine del master arrivano le offerte di lavoro. Resto nella mia città con le mie protezioni o vado verso l’incertezza del cambiamento? Ho pensato di cambiare. Non credo che sia stato solo coraggio ma la codardia di non avere rimpianti. Accettate le sfide e non considerate mai il cambiamento come una cosa drammatica. Arrivo a lavorare nell’ industria. Siamo nei primi anni Novanta. L’indebitamento della Lira, la crisi delle materie prime. Lavoro per aziende critiche, in difficoltà. Ogni volta che arrivava un fax per me era un’ansietà. Tutto questo mi insegnò a lavorare con un grande tasso adrenalinico e mi ha insegnato il grande amore per le aziende. Un’azienda è materie prime, produzione, persone, indotto, un sistema sociale ed economico. Nel 2002 arrivo a lavorare per una grande banca. Il mio sogno era lavorare per una grande istituzione, pensavo che mi sarebbe capitato un’istituzione pubblica. Raffaelle Mattioli nell’ultima relazione di Bilancio scrisse: cari azionisti ancora una volta quest’anno vi presentiamo un bilancio positivo, ma il vostro vero orgoglio vuol dire che ancora una volta abbiamo raggiunto l’interesse generale, la crescita dell’economia. Questo è quello che mi ha guidato negli ultimi tempi. Ho il pensiero che aziende come Fiat, come Prada, come Versage ecc., rappresentano non solo una parte del Pil ma anche il simbolo del nostro Paese.
La fine di questo percorso si riassume in una parola: ritmo. Ritmo è una parola che mi è sempre piaciuta nella vita perché significa saper capire l’evoluzione della vita. Poi è un acronimo di cinque parole: responsabilità, interrelazione, tempestività, motivazione, originalità. La prima è la più importante. Il valore del noi, è questo quello che perseguo da diversi anni e che credo sia il messaggio per i giovani. Siate responsabili del vostro destino”.
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