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Sudan, i VIDEO della giornalista Tasabih Mubarak a El Fasher tra selfie e sorrisi per normalizzare guerra e fare contro-narrazione pro RSF

La giornalista sudanese Mubarak, inviata della joint venture Sky News Arabia, è stata inviata al campo profughi di El Fasher per un reportage e servizi televisivi. Ma la narrazione che realizza è fuorviante, decontestualizzata e propagandistica

14 Novembre 2025

"Qui [a El Fasher, ndrla città stremata dalla più lunga battaglia della guerra sudanese, qui i volti che meritano la pace, qui il Sudan che può essere eguagliato dalla pace". Potrebbe sembrare il messaggio di un soccorritore umanitario che, davanti ai superstiti e agli sfollati della città di El Fasher, prega per la fine delle atrocità delle RSF. Ma non è così.

Sudan, i VIDEO della giornalista Tasabih Mubarak a El Fasher tra selfie e sorrisi per normalizzare guerra e fare contro-narrazione pro RSF

Sta facendo molto discutere, in questi giorni, la visita di Tasabih Mubarak, volto giornalistico di Sky News Arabia, al campo profughi di El Fasher, l'ultima città martoriata dalla violenza indiscriminata dei paramilitari delle Forze di Supporto Rapido che ha causato ormai migliaia di morti, e altri migliaia di sfollati. Giunta ad El Fasher per un reportage, l'inviata è stata vista fotografarsi e scattarsi selfie con le donne, gli uomini e i bambini del campo in un'aurea di apparente normalità, occhiali da sole indosso e tra le grida, le risate e i sorrisi di una folla celebrante che la circonda. Sempre lei, nel suo profilo social, carica le foto della sua visita locale: in una aiuta una donna a pulirsi il volto, probabilmente dalle lacrime, altrove è ritratta scattarsi un selfie mentre una donna sudanese le sta parlando. In una terza invece, Mubarak è attorniata dai bambini. Immagini che, se decontestualizzate, non lascerebbero il men che minimo spazio a interpretazioni legate alla guerra e alle uccisioni di massa perpetrate dalle RSF.

Anzi, come in molti hanno fatto emergere, le foto - se lette in sequenza - sembrano raccontarci della fine di una battaglia, di una El Fasher che smentisce le enormi chiazze di sangue riprese dai satelliti, che ha dimenticato (o lascia fuori inquadratura) le fosse comuni, i cadaveri di centinaia di sudanesi sparsi per le strade e oggetto di una missione raffazzonata delle RSF di smantellamento delle prove. Detto altrimenti, le immagini della giornalista raccontano di una El Fasher che (ancora) non esiste, di una città già post-bellica. Si tratta di una (contro)narrazione palesemente viziata e distorta. Una macchina della propaganda mediatica che crea ancora più sospetto se si considera l'azienda per cui Mubarak lavora: la Sky News Arabia, una joint venture a metà tra Sky Group e la International Media Investments che ha sede proprio negli Emirati Arabi Uniti, accusati di complicità in genocidio e traffico d'armi.

Da un lato Sky News Arabia quale portavoce del governo emiratino. Dall'altro la stessa Mubarak il cui marito è Ibrahim Al-Mirghani, politico sudanese del governo di RSF, ex Ministro delle Telecomunicazioni sotto il dittatore Omar Al-Bashir. "Con il continuo frastuono delle battaglie in corso nella guerra in Sudan, tra il rumore della guerra e il conflitto delle versioni, Sky News Arabia è qui a El-Fashir, in cerca della verità in una delle zone di conflitto più pericolose al mondo" dice la giornalista ripresa nel secondo filmato qui caricato. I fili si aggrovigliano e spiegano come la narrazione del genocidio in corso nel Darfur, e qui a El Fasher, stia subendo una manipolazione ad hoc da parte di mass media politicamente schierati. Qualcosa di non troppo diverso da ciò che accade per il genocidio a Gaza.

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