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Sudan, da Italia e Bulgaria, a Cina e Russia, passando per Emirati Arabi Uniti: il traffico d'armi che sostiene atrocità in Darfur nonostante embargo Ue

Un’indagine recente ricostruisce il percorso del traffico d’armi verso il Sudan passando dalla Bulgaria ad Abu Dhabi, fino alla Libia e al Darfur. Possibile coinvolgimento dell’azienda Leonardo, già indagata per il suo sostegno al genocidio nella Striscia di Gaza e alla guerra in Ucraina.

06 Novembre 2025

Sudan, da Italia e Bulgaria, a Cina e Russia, passando per Emirati Arabi Uniti: il traffico d'armi che sostiene atrocità in Darfur nonostante embargo Ue

Fonte: imagoeconomica

In un’indagine giornalistica è stata ricostruita la catena logistica messa in atto da diversi paesi come gli Emirati Arabi Uniti, il Regno Unito, l'Italia, la Bulgaria, il Ciad, la Libia, l'Uganda, la Somalia e il Sud Sudan, che viola l’embargo europeo sul commercio di armi verso il Sudan e, in particolare, verso il Darfur. Mentre le potenze occidentali affermano di non sapere come fermare la guerra, la verità — secondo analisti e giornalisti — potrebbe essere un’altra: molti Paesi sono legati agli Emirati da interessi reciproci che impediscono loro di agire.

Sudan, da Italia e Bulgaria, a Cina e Russia, passando per Emirati Arabi Uniti: il traffico d'armi che sostiene atrocità in Darfur nonostante embargo Ue

Dopo la caduta di El Fashir, l’ultima roccaforte dell’esercito regolare in Darfur, i massacri commessi dalle Forze di supporto rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti, hanno provocato migliaia di vittime e sfollati. Nonostante le condanne ufficiali dell’Unione Europea e dell’ONU, nessuna azione concreta è stata intrapresa finora per fermare il flusso di armi che alimenta il conflitto.


Secondo un’inchiesta, gli Emirati Arabi Uniti hanno utilizzato una rete logistica che coinvolge diversi Paesi africani per smistare e rifornire i paramilitari sudanesi di armamenti di ultima generazione: droni cinesi, mitragliatrici, mortai, sistemi antiaerei e persino mercenari colombiani, reclutati per addestrare i miliziani RSF. Le armi, prodotte in Bulgaria dall’azienda Dunarit e commercializzate dal fornitore ARM-BG Ltd, sarebbero state acquistate dalla compagnia emiratina International Golden Group, molto vicina all’emiro di Abu Dhabi. Dalle indagini emerge inoltre che il carico, partito legalmente verso gli Emirati, avrebbe poi proseguito il viaggio verso la Libia, transitando attraverso le aree controllate dal generale Khalifa Haftar, per poi entrare in Sudan attraverso il Darfur.

Le prove: ordigni di fabbricazione bulgara e britannica

Alcuni ordigni di quella stessa partita, contrassegnata dal codice di fabbricazione BG-RSE-0082-HT, sono stati fotografati dopo bombardamenti a Omdurman, nei pressi di Khartoum (Sudan), nel 2023 — segno che il traffico di armi era già attivo prima dell’escalation del conflitto.

A fare scalpore, secondo documenti visionati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e foto contenute nei dossier compilati dall’esercito sudanese mostrano motori di fabbricazione britannica installati su veicoli Nimr prodotti dall’Edge Group degli Emirati Arabi Uniti. Il Regno Unito è, infatti, accusato di fornire alle RSF “armi strategiche avanzate” attraverso il percorso strategicamente sviluppato dall'Eau. Altra prova a rafforzare la tesi è quella dei dispositivi di addestramento per armi leggere e motori di fabbricazione britannica per veicoli trasporto truppe blindate che le RSF hanno messo in prima linea.

Silenzio dell'Ue e possibile coinvolgimento dell'azienda italiana Leonardo

Nell’inchiesta viene menzionata anche Leonardo, colosso italiano della Difesa, come partner commerciale dell’International Golden Group e dell’Edge Group, un conglomerato emiratino del settore militare che ha acquisito la società nel 2024. Nonostante i precedenti rapporti ONU che accusano la compagnia di traffici illegali, Leonardo non ha mai interrotto le relazioni industriali con il gruppo.

Intanto, l’Unione Europea e i suoi alleati continuano a condannare “le atrocità” in Darfur, ma nei fatti restano immobili, imbavagliati dai legami economici che hanno stretto con gli stessi attori che finanziano e armano i carnefici. “I paesi occidentali hanno fatto la figura degli ingenui — o dei complicilasciando che i paramilitari usassero i negoziati come copertura mentre continuavano a commettere atrocità”, ha dichiarato Kholood Khair, analista e fondatrice del centro studi Confluence Advisory.

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