28 Ottobre 2025
Dopo un assedio durato 32 mesi, i paramilitari dell'RSF (le Forze di Supporto Rapido) hanno annunciato di aver preso pieno controllo dell'ultima roccaforte nel Darfur settentrionale che ancora era sotto controllo dell'esercito sudanese: El Fasher.
L'annuncio è arrivato lo scorso 26 ottobre attraverso una serie di video nei quali si vedono i paramilitari entrare nella città che conta 260.000 civili, ora a rischio delle tragiche esecuzioni sommarie e pulizie etniche attualmente in corso nel paese. La situazione in città sta da giorni degenerando: dopo la proclamazione della "vittoria" da parte delle RSF sostenute dagli Emirati Arabi Uniti (annuncio a cui l'esercito sudanese non ha reagito subito ufficialmente), la città è rimasta in "blackout totale", con difficile accesso a cibo e cure mediche. A quanto emerge, almeno 2000 risulterebbero i civili già uccisi dagli occupanti. In molti video fatti circolare dalle RSF si vedono scene di esecuzioni sommarie, persone in abiti civili sedute a terra e uccisi a colpi di fucile da combattenti paramilitari in divisa. Altrove, si vede una donna e due bambini morti impiccati ai rami di un albero. Tra le vittime della violenza delle RSF risulta anche l'attivista umanitaria ed ex parlamentare Siham Hassan Hasaballah, nota per gli sforzi resi nel coordinamento degli aiuti alimentari durante l'assedio.
Siham Hasaballah aveva scelto di restare nonostante il pericolo. Abdulfattah al-Burhan, generale capo dell'esercito sudanese, ha annunciato il ritiro delle forze militari "nell'ambito di un piano strategico più ampio", pur promettendo la riconquista territoriale e la vendetta sulle atrocità commessa dalle RSF. Intanto però il governatore della regione, Minni Arko Minawi, ha respinto qualsiasi trattativa bollandola come "ricetta per la divisione del Sudan".
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