11 Dicembre 2024
Strage nel giorno di mercato a Kabkabiya dove oltre 200 persone sono state uccise e un altro centinaio sono state ferite da un raid aereo dell'esercito sudanese. La città si trova a circa 180 km da Al Fashir, il capoluogo del Darfur Settentrionale, che è da maggio sotto il controllo delle Forze di Supporto Rapido (Rsf). A riferire la notizia è l'organizzazione Emergency Lawyers, un gruppo di avvocati pro-democrazia. "L'attacco aereo ha avuto luogo nel giorno del mercato settimanale della città, dove migliaia di residenti di vari villaggi vicini si erano riuniti per fare acquisti, provocando la morte di più di 200 persone e il ferimento di centinaia di altre, tra cui donne e bambini", ha affermato l'associazione, che dall'aprile del 2023 documenta le atrocità commesse nel Paese, il terzo più grande del continente africano e uno dei più poveri al mondo.
Il Sudan si trova al momento coinvolto in una guerra civile. Nel 2019, il comandante delle Rsf, Mohammed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto come "Hemedti" e il capo delle Forze Armate Sudanesi (Saf), Abdel Fattah al-Burhan, hanno sfruttato le proteste civili contro il governo per destituire l'allora presidente al-Bashir. Dopo due anni di governo per la transizione democratica, i due generali hanno organizzato un colpo di stato militare e cacciato il primo ministro. Se fino al 2021 Hemedti e al-Burhan avevano combattuto dalla stessa parte, oggi si trovano in conflitto aperto uno contro l'altro. Infatti, da aprile 2023 i due eserciti hanno assaltato le reciproche basi a Khartoum e combattuto per la presa del palazzo presidenziale, dell'aeroporto e dei canali televisivi. All'apparenza ciò che ha rotto l'amicizia e scatenato la guerra è un disaccordo sulle tempistiche per l’integrazione delle Rsf nell'esercito sudanese, ma gli interessi dietro questa guerra che si protrae da oltre un anno e di cui si sente parlare così poco sono molti e diversi.
Nonostante si parli di un conflitto interno al Paese, vi sono alcuni attori stranieri che hanno investito nella guerra in Sudan: dagli Emirati Arabi Uniti, sostenitori delle Rsf, all'Egitto, che per mantenere il controllo sulla regione e vincere la disputa sulla Grande Diga del Rinascimento con l'Etiopia ha da subito collaborato a contatto di gomito con l'esercito regolare sudanese (Saf), all'Arabia Saudita che ha tentato di appianare il conflitto organizzando nel maggio 2023 un colloquio di pace cui leader delle Saf e delle Rsf erano ospiti, incontro fallito.
Negli ultimi mesi il Sudan ha visto protrarsi un'escalation militare. I fronti sempre più infuocati hanno colpito le principali città del Paese non differenziando tra gli appartenenti all'esercito, al gruppo paramilitare e i civili. La guerra scoppiata nell'aprile 2023 ha portato allo sfollamento di oltre 13 milioni di sudanesi all'interno del Paese e all'estero, ha ucciso 20.000 persone, ne ha ferite 33.000, e ora minaccia la sicurezza alimentare di 25 milioni di abitanti, con cinque milioni sull'orlo della carestia. A peggiorare la situazione umanitaria sono le epidemie di colera e di dengue che hanno colpito lo Stato. Emergency in una nota, il mese scorso dichiarava: "A causa della guerra il sistema sanitario locale è sempre più debole e insufficiente, la fame è sempre più estrema, il livello delle infezioni sempre più acuto: rispetto a due mesi fa, il numero di pazienti che arrivano è più che raddoppiato", riferisce l'organizzazione, "le condizioni in cui arrivano sono sempre più critiche".
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