05 Settembre 2025
Sa'ar, Macron, fonte: imagoeconomica
Continuano le tensioni fra la Francia e Israele a causa delle posizioni favorevoli al riconoscimento dello Stato di Palestina del presidente Emmanuel Macron. Il ministro degli Affari Esteri di Tel Aviv Gideon Sa'ar ha dichiarato pubblicamente: "Se Parigi riconoscerà effettivamente la Palestina all'Assemblea dell'Onu, Macron non potrà entrare più sul territorio israeliano, né a Gaza, né in Cisgiordania. Chiuderemo anche il consolato francese a Gerusalemme".
Mancano meno di tre settimane al 22 settembre, quando la Francia annuncerà ufficialmente il riconoscimento dello Stato di Palestina durante un evento alle Nazioni Unite a New York. Emmanuel Macron, insieme al principe ereditario saudita Mohamed bin Salman, co-presiederà una conferenza sulla soluzione dei “due stati”.
La decisione di Parigi, attesa da anni e vista come un passo cruciale per la legittimazione del popolo palestinese, ha già scatenato dure reazioni da parte di Israele. Il ministro degli Esteri Gideon Saar ha accusato Macron di “minare la stabilità del Medio Oriente”, avvertendo che una visita del presidente francese a Tel Aviv “non ha senso” se l’iniziativa proseguirà. Anche Benjamin Netanyahu ha respinto la richiesta di Macron di visitare i territori occupati, pretendendo prima il ritiro del piano.
Le minacce non si limitano a dichiarazioni: Israele valuta ritorsioni concrete, dalla chiusura del consolato francese a Gerusalemme fino a un’accelerazione dell’annessione della Cisgiordania.
Gli Stati Uniti, schierati a fianco di Israele, hanno intanto negato il visto a Mahmud Abbas e alla delegazione palestinese per l’Assemblea generale dell’Onu: un fatto senza precedenti, che perfino a Yasser Arafat non era mai stato negato. Washington continua a bollare come “falso” qualsiasi riconoscimento della Palestina, mentre ignora la realtà sul terreno: insediamenti illegali, bombardamenti e un popolo costretto a vivere sotto occupazione da decenni.
Nonostante le pressioni, la scelta della Francia e di altri Paesi occidentali come Belgio e Australia conferma che la questione palestinese non può più essere relegata a margine. Parigi, sfidando le minacce, ha aperto una breccia in un muro di silenzio, segnando un momento decisivo nella lunga lotta per i diritti del popolo palestinese.
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