11 Agosto 2025
A settembre, in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Australia compirà un passo storico riconoscendo ufficialmente lo Stato di Palestina. Il premier Anthony Albanese ha dichiarato con fermezza: "Oggi confermo che all'80esima sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, a settembre, l'Australia riconoscerà lo Stato di Palestina - ha detto il premier Anthony Albanese - e riconoscerà il diritto dei palestinesi a un loro stato sulla base degli impegni che l'Australia ha ricevuto dall'Autorità palestinese, a condizione che Hamas non abbia alcun ruolo nel suo governo futuro".
Albanese ha sottolineato l'impegno del governo australiano a collaborare con la comunità internazionale per trasformare questo diritto in realtà concreta. "Lavoreremo con la comunità internazionale per far sì che questo diritto diventi realtà", ha aggiunto, evidenziando la necessità di "sforzi coordinati a livello globale" per una soluzione a due stati. Secondo il premier, questa rappresenta "la speranza migliore per l'umanità per rompere il ciclo di violenza in Medio Oriente e portare alla fine del conflitto, della sofferenza e della fame a Gaza".
La decisione australiana ha, ovviamente, suscitato forti reazioni da parte israeliana. L'ambasciatore di Israele in Australia, Amir Maimon, ha espresso una dura critica, affermando che il riconoscimento "mina la sicurezza di Israele" e "indebolisce la causa della pace". "La pace si costruisce mettendo fine al terrorismo, non premiandolo", ha dichiarato in una nota ufficiale.
Maimon ha proseguito spiegando che "Con il riconoscimento di uno Stato palestinese mentre Hamas continua a uccidere, rapire e respingere la pace, l'Australia mina la sicurezza di Israele, ostacola i negoziati sugli ostaggi e consegna una vittoria a chi si oppone alla coesistenza". L'ambasciatore ha inoltre sottolineato che "il riconoscimento non cambierà la realtà sul terreno" e ha avvertito che "ricompensare chi usa il terrore come strumento politico manda il pericoloso messaggio che la violenza porta guadagni politici".
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