04 Settembre 2025
Smotrich, Rubio, fonte: Wikipedia
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha annunciato in una conferenza stampa che Israele "applicherà la propria sovranità", ossia conquisterà, "l'82% del territorio palestinese della Cisgiordania". Gli Usa hanno dato il via libera, silenzioso e in sordina, con il segretario di Stato Marco Rubio che ha rassicurato i funzionari di Tel Aviv: "Sono d'accordo con l'annessione della Cisgiordania, Trump non si impiccerà e non vi metterà i bastoni fra le ruote".
Israele accelera verso l’annessione quasi totale della Cisgiordania. Mercoledì 3 settembre il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader del partito di estrema destra Sionismo Religioso, ha dichiarato in conferenza stampa che Israele applicherà la propria sovranità sull’82% del territorio occupato, lasciando solo sei città palestinesi — tra cui Ramallah, Nablus e Jenin — sotto amministrazione parziale. “È tempo di cancellare per sempre l’illusione di uno Stato palestinese,” ha affermato Smotrich, ribadendo il principio che guida la sua linea politica: “massima terra, minima popolazione araba”.
Il piano, che include anche il controverso progetto di insediamento E1 per tagliare in due la Cisgiordania e isolare Gerusalemme Est, arriva a pochi giorni dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove diversi Paesi occidentali — tra cui Francia, Regno Unito, Canada e Australia — sono pronti a riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina.
Ma mentre la comunità internazionale condanna le mosse israeliane come una violazione palese del diritto internazionale, dagli Stati Uniti non arrivano segnali di opposizione. Secondo quanto riportato da Axios, il segretario di Stato Marco Rubio avrebbe dichiarato in incontri riservati che l’amministrazione Trump “non intende frapporsi a decisioni sovrane dello Stato di Israele”, aggiungendo che “la nascita di uno Stato palestinese non può avvenire senza l’approvazione di Israele”.
Rubio, figura di spicco tra i sostenitori più radicali di Israele a Washington, ha inoltre difeso la possibilità che Tel Aviv proceda con l’annessione anche in contrasto con il diritto internazionale, affermando che “la sicurezza di Israele viene prima di ogni altra considerazione diplomatica”. Lo stesso diplomatico, lo scorso mese, ha revocato i visti a diversi funzionari palestinesi per impedirne la partecipazione all’Onu, rafforzando l’impressione di una copertura diplomatica totale a favore del governo Netanyahu.
L’impunità concessa dagli Stati Uniti, storicamente protettori di Israele in sede ONU e nel Consiglio di Sicurezza, rischia di trasformare l’annessione in un fatto compiuto. Nonostante l’opinione consultiva della Corte Internazionale di Giustizia, che nel luglio 2024 ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana e chiesto l’evacuazione delle colonie, Israele procede senza freni, sostenuto da un alleato che preferisce chiudere gli occhi davanti alle violazioni sistematiche del diritto internazionale.
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