01 Settembre 2025
Gaza Riviera Fonte: Quoted Business
Sconvolgente documento riservato di 38 pagine, rivelato dal Washington Post e dal Giornale d'Italia il 31 agosto 2025, ha svelato i dettagli di quello che viene chiamato "GREAT Trust". Quello che emerge dalla documentazione ufficiale è un progetto che va ben oltre le dichiarazioni pubbliche di Trump, delineando una strategia di trasformazione radicale costruita letteralmente sui cadaveri della guerra.
L'annuncio shock: Il 4 febbraio 2025, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Donald Trump ha sconvolto la comunità internazionale con un annuncio senza precedenti: "Gli Stati Uniti si prenderanno il controllo della Striscia di Gaza, la possiederemo e saremo responsabili dello smantellamento di tutte le bombe inesplose e delle altre armi pericolose sul sito. Livellare il sito, sbarazzarsi degli edifici distrutti, livellarlo e creare uno sviluppo economico che fornirà numeri illimitati di posti di lavoro e alloggi per la gente della zona".
Il Presidente americano ha definito questo progetto la "Riviera del Medio Oriente", proponendo di trasformare Gaza devastata dalla guerra in una destinazione turistica di lusso e un hub tecnologico avanzato.
Il piano prevederebbe rendimenti di investimento di quattro volte superiori ai 100 miliardi di dollari investiti nell'arco di dieci anni. Una speculazione perfetta, nel suo bieco cinismo e nella sua disumanità, come emerge chiaramente dal prospetto, che trasforma la devastazione in opportunità di profitto. Il piano cinicamente prevederebbe:
Il 27 agosto 2025, Trump ha tenuto un incontro alla Casa Bianca per discutere le idee per porre fine alla guerra e pianificare il periodo post-bellico. Tra i partecipanti: il Segretario di Stato Marco Rubio, l'inviato speciale presidenziale Steve Witkoff, l'ex primo ministro britannico Tony Blair (le cui opinioni sul futuro di Gaza sono state richieste dall'amministrazione Trump) e il genero di Trump Jared Kushner (ebreo ortodosso e costruttore miliardario), che ha gestito gran parte delle iniziative del primo mandato presidenziale in Medio Oriente e che ha estesi interessi privati nella regione.
"È un piano molto completo che stiamo mettendo insieme per il giorno dopo (a Gaza)", ha dichiarato Witkoff a Fox News. "Molte persone vedranno quanto sia robusto e quanto sia ben intenzionato, e come rifletta i motivi umanitari del Presidente Trump". Parole che suonano a dir poco grottesche, crudeli e spietate se confrontate con la realtà di un progetto che calcola i profitti sulla base dello spopolamento forzato.
Il piano includerebbe dieci cosiddetti "Mega Progetti" che coinvolgerebbero le più grandi aziende tecnologiche mondiali:
- Controllo americano:
La reazione internazionale è stata immediata e durissima:
Per contrastare il piano Trump, i leader arabi hanno adottato un piano di ricostruzione egiziano da 53 miliardi di dollari che eviterebbe di spostare i palestinesi dall'enclave. Il piano alternativo:
Tuttavia, sia Stati Uniti che Israele hanno respinto il piano arabo, con la Casa Bianca che ha dichiarato che non "affronta la realtà che Gaza è attualmente inabitabile".
Evito commenti superflui su tale ultima dichiarazione che, credo, potrete comprendere comunque senza che io sia costretto a estrinsecarli.
Secondo le Nazioni Unite, più di 1.000 persone sono state uccise cercando di ricevere aiuti a Gaza da quando la Gaza Humanitarian Foundation ha iniziato ad operare nel maggio 2025, la maggior parte di loro colpite dalle forze israeliane che operavano vicino ai siti GHF. Un rapporto rilasciato all'inizio di agosto dal monitor globale della fame, Integrated Food Security Phase Classification (IPC), ha dichiarato che circa 514.000 persone - quasi un quarto della popolazione di Gaza - stanno affrontando condizioni di carestia nella città di Gaza e nelle aree circostanti. Questi dati agghiaccianti forniscono il contesto reale in cui si inserisce il progetto "GREAT Trust": una popolazione affamata, sotto assedio, che dovrebbe "volontariamente" accettare 5.000 dollari per abbandonare per sempre la propria terra.
La gente della regione ricorda ancora fin troppo bene la "Nakba", o catastrofe, del 1948, in cui circa la metà dei palestinesi che risiedevano nella Palestina Mandataria furono costretti a lasciare le loro case e non poterono mai più tornare (così come ampiamente descritto e raccontato nel mio libro "Il fornaio libanese"). La storia dimostra chiaramente che quando i palestinesi son stati costretti a lasciare forzatamente le loro case, di cui molti conservano ancora la chiave di ingresso, non sono mai stati in grado di poter far ritorno (per via del violento ostracismo dello Stato occupante di Israele ampiamente supportato dagli Stati Uniti), nonostante le ripetute Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale dell'ONU che affermano il loro diritto a farlo.
Concludo questo mio articolo riportando le parole di Fawaz Gerges, esperto veterano del Medio Oriente e docente alla London School of Economics, che ha definito questo piano "l'idea più folle che qualsiasi Presidente americano abbia mai proposto nella storia moderna degli Stati Uniti".
Il piano "Riviera di Gaza" rappresenta il punto più basso, scandaloso e disumano nella politica americana in Medio Oriente, proponendo quello che molti considerano un progetto di pulizia etnica mascherato da sviluppo economico. Con un investimento stimato di 100 miliardi di dollari e rendimenti previsti di quattro volte nell'arco di dieci anni, il progetto solleva questioni fondamentali sui diritti umani, il diritto internazionale e il futuro dei palestinesi.
Il documento "GREAT Trust" non è solo un piano urbanistico o economico: è la codificazione burocratica di una strategia di spopolamento che utilizza il linguaggio tecnico degli investimenti per mascherare quello che, a tutti gli effetti, costituisce un progetto di pulizia etnica. Una città avveniristica per una "bella speculazione", come scrive il Washington Post. Perfetta. Edificata sui cadaveri.
Di Eugenio Cardi
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