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Trump alza la voce con l’Europa perché è in difficoltà su Russia e Cina, e Bruxelles accetterà altre pressioni: che farà il governo?

Trump vorrebbe fare leva su Bruxelles per mettere paura a Putin e Xi e accrescere il suo potere negoziale. In poche parole la Casa Bianca si atteggia a feudatario di Bruxelles

05 Settembre 2025

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Trump Fonte: X @GlobeEyeNews

Donald Trump ha già avvertito l’Europa sugli acquisti di gas russo e sulle relazioni con la Cina. Com’era prevedibile, non riuscendo a trovare il suo lato forte nel mondo che cambia, non gli resta che arrivare a Russia e Cina attraverso l’Europa. La solita Europa che già si è piegata sui dazi e che ora rischia di veder riaprire il dossier sulle tasse doganali per motivi politici. Sempre che dai giudici americani non arrivi uno stop all’eccesso di potere in uno spazio normativo di competenza del Congresso più che del Presidente. Staremo a vedere.
Intanto la Casa Bianca ha parlato a suocere perché le nuore intendano. La suocera è l’Europa, colpevole di acquistare ancora troppo gas liquido da Mosca e pure di non aver interrotto le relazioni con al Cina o comunque non aver sufficientemente annunciato una inversione di tendenza. Il rischio potrebbe essere quello di replicare i danni che i super dazi contro l’India hanno generato, e quindi con il riavvicinamento del premier Modi a Xi Jinping e a Putin, nell’ambito della cooperazione di Shanghai e dei Brics, cartelli che nelle ultime settimane hanno resettato le agende riaggiornandole in senso più favorevole alle reciproche partnership.
Nella testa di Trump questo non potrebbe accadere in Europa. Per due motivi: il primo perché i Paesi dell’Unione si muovono all’unisono avendo delegato alla Commissione la materia commerciale e il negoziato sui dazi; il secondo perché nessun Paese è disposto a uscire dall’Unione o dall’eurozona per viaggiare in solitaria. Quanto ai rapporti con la Cina, Trump è convinto di aver disaccoppiato l’Europa dalla Cina, che pur aveva avuto approcci importanti con Sanchez prima ma con gli stessi vertici sia della Bce sia della stessa Unione (a Pechino erano andati sia la Von Der Leyen sia Costa, rispettivamente presidente della Commissione e del Consiglio europeo.
Forte di questa convinzione e indebolito dalle mosse con cui Cina-Russia-India hanno avvisato il mondo, Trump vorrebbe fare leva su Bruxelles per mettere paura a Putin e Xi e accrescere il suo potere negoziale. In poche parole la Casa Bianca si atteggia a feudatario di Bruxelles.
A dirla in tutta onestà questa sua convinzione sta in piedi: in questi mesi la Commissione ha ingoiato tutto, dai dazi alle armi passando per un maggiore acquisto di gas. Proprio sul gas, Washington sa benissimo che il secondo fornitore dell’Europa di gas è sempre la Russia (sebbene con quantitativi lontani dai tempi d’oro). Acquisto di gas uguale pagamento dello stesso e quindi finanziamento della guerra in Ucraina. Già una volta Trump lo disse chiaramente e non ebbe torto. Puntando l’indice su questa contraddizione, il Presidente americano non mira tanto ad accrescere ulteriormente il volume degli acquisti (anche perché è difficile rispettare gli accordi chiusi in Scozia) ma a “minacciare” Putin di togliergli anche il mercato europeo e quindi consegnarlo alla Cina (che gli paga il gas molto poco). In poche parole, in questa chiave Trump ha visto giusto.
Il problema al limite è sulla Cina: davvero in Europa c’è la convinzione di potersi disaccoppiare sempre di più dal Dragone? Non lo fa l’America, perché dovrebbe farlo l’Europa? La domanda è corretta ma la risposta si esaurisce in una constatazione: con l’America l’Europa non ha il potere negoziale della Cina e quindi rischia di dover soccombere.
A meno che sul folle progetto della Ue non si comincia a riflettere in termini di destrutturazione. L’Italia del governo sovranista potrebbe essere l’apripista. Ma Giorgia Meloni ha il coraggio?

Di Gianluigi Paragone

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