10 Novembre 2025
Donne in un campo sfollati ad Al Dabbah, Sudan (fonte: Al Jazeera)
Centinaia di corpi di civili bruciati oppure seppelliti in fosse comuni per occultare e cancellare ciò che resta della violenza sistematica condotta dalle RSF contro i civili sudanesi di El Fasher. È questa la strategia di damnatio memoriae attuata, secondo un'organizzazione medica sudanese, dai paramilitari per occultare le prove di ciò che sempre più tragicamente si sta trasformando in un vero e proprio genocidio.
A lanciare l'allarme è l'associazione Sudan Doctors Network che domenica 9 settembre ha accusato le Forze di Supporto Rapido di stare attuando quello che hanno chiamato un "disperato tentativo" di occultamento delle prove degli omicidi di massa occorsi finora nella città di El Fasher, ultima grande roccaforte conquistata dai paramilitari di Mohamed Hamdan Dagalo a fine ottobre dopo 32 mesi di assedi continui. Da allora le atrocità contro la popolazione locale, che spesso inutilmente tenta di fuggire, non hanno fatto altro che moltiplicarsi tra esecuzioni di massa, torture, stupri di donne e bambini. Oltre alle centinaia di vittime, almeno 82.000 sarebbero gli sfollati, i civili (dei 260.000 totali ad El Fasher) riusciti a fuggire dopo la presa sanguinosa della città, secondo le stime dell'OIM (l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).
Secondo l'associazione medici sudanesi, i paramilitari starebbero "raccogliendo" "centinaia di corpi" dalle strade di El Fasher - quegli stessi corpi perfettamente visibili tramite immagini satellitari - per farli sparire ricorrendo a metodi estremi. "Quello che è successo in el-Fasher non è un incidente isolato - si legge in una nota dell'organizzazione -, ma piuttosto un altro capitolo di un genocidio a tutti gli effetti compiuto dalla RSF, violando palesemente tutte le norme internazionali e religiose che vietano la mutilazione dei cadaveri e garantiscono ai morti il diritto a una sepoltura dignitosa". La situazione nel Darfur è già precipitata col silenzio di molti Stati che, indirettamente, aiutano a finanziare il traffico illecito di armi verso il Sudan, a partire dagli Emirati Arabi Uniti che, lo scorso 7 novembre, l'organizzazione Al-Qaeda ha denunciato di complicità definendoli "sionisti arabi".
Inoltre, secondo quanto riferito da testimoni oculari e sopravvissuti al Sudan Tribune, oltre 50.000 civili sarebbero trattenuti dai paramilitari e di fatto ostacolati nella loro fuga dalla città. Civili trattenuti al porto di terra ad est della città, oppure nel dormitorio di Al-Rashid e nell'Università di El Fasher. Civili trattenuti con l'obiettivo di chiedere riscatti tra i 5 e i 100 milioni di sterline sudanesi.
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