23 Settembre 2023
Maurizio Dallocchio, professore ordinario e titolare della cattedra Nomura di Finanza Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
Partiamo dall'attuale scenario di alti tassi e alta inflazione, cosa pensa a riguardo?
“Io credo che oramai sia un fenomeno che ci sta coinvolgendo da lungo tempo e che, lo dico in totale apertura ottimistica, è destinato ad andarsene. I tempi non saranno brevissimi, stimo 12-18 mesi, ma è chiaro che, da un lato ci possono essere ancora delle fiammate sulle materie prime, lo stiamo venendo con il petrolio a $ 100 al barile, dall’altro ci sono le visioni da parte delle Banche Centrali, sto pensando con leggero terrore a quella europea in modo particolare, la politica della Signora Lagarde non è stata lungimirante, l’economia e la finanza si alimentano di aspettative, di messaggi che vengono dati talora in modo subliminale ed effettivamente i messaggi che provengono dalla BCE sono sempre schietti, diretti, rigorosi e mai intrisi di una visione migliorativa dell’esistente. Per cui, questi continui rialzi dei tassi senza prendere mai fiato o lasciar dire all’economia dove si sta andando, credo che abbiano avuto un grande impatto negativo nella sua complessità, l’inflazione è anche di derivazione psicologica. Credo che anche sotto i colpi di maglio della visione di molti operatori economici, finanziari e politici europei e statunitensi, le Banche Centrali siano in una fase di riflessione, possono considerare la possibilità di allentare la stretta che hanno sviluppato e, dunque, vedo uno scenario che va in una direzione migliorativa”
Quale può essere secondo lei una soluzione concreta che si può adottare?
"Non esistono soluzioni concrete quando si parla di un fenomeno così globale e così permeante quali i sistemi economici e finanziari come l'inflazione. Quello che, a mio modo di vedere, è necessario fare, ed è necessario fare presto e bene, è diviso su due scie: da parte dei governi risulta fondamentale condividere messaggi tranquillizzanti alle famiglie e alle imprese, ma anche, se vogliamo, al contesto internazionale allargato, spiegando che i governi si parlano per trovare delle soluzioni comuni; da parte, invece, degli organi di governo della moneta, è indispensabile che ci sia un atteggiamento più riflessivo, ritorno sul tema delle banche centrali perché anche il loro non detto può rappresentare una componente importantissima che poi si riflette nel comportamento e negli atteggiamenti degli operatori aziendali, familiari e delle istituzioni".
I settori che sono più a rischio e che ne risentiranno di più?
"Sono tutti quei settori che sono esposti alla ciclicità, evidentemente il comportamento delle famiglie dinanzi ad un forte fenomeno inflattivo è molto prudente, per cui, pur essendo lo stesso risparmio, soprattutto quello depositato in banca che nel nostro Paese è gigantesco, la famiglia limita le proprie spese ed i propri investimenti, le imprese stesse ritardano certe decisioni di investimento proprio perché ritengono che, in una fase di tassi di interesse crescenti, l'indebitarsi per fare investimenti possa rappresentare uno zaino troppo pesante da portare nel lungo periodo, per cui tutto quello che è ciclico trova evidentemente un momento di ristagno, un momento di preoccupazione".
E appunto parlando di questo, dove pensa si possa allocare il risparmio?
"Beh, proviamo a voltarci indietro di 12-18 mesi, in quel periodo se l'investitore avesse trovato un rendimento dello 0,5% o dell' 1%, probabilmente in assenza di un rischio particolarmente pronunciato, si sarebbe trovato quasi contento. Oggi
ci sono investimenti, anche di natura obbligazionaria, anche con rating piuttosto elevati, che offrono rendimenti tra il 3,75% e il 4%. Non andiamo tanto lontano, i nostri titoli di Stato in questo momento offrono rendimenti di questa natura.
Allocare risorse con prudenza, su titoli che possono offrire dei rendimenti che in questo momento arrivano quasi a pareggiare l'inflazione tendenziale - se non quella attuale - credo che possa essere un ottimo momento di rifugio per molte famiglie e probabilmente anche per gli investitori.
In merito a questo penso come esempio ad alcune emissioni, ho in mente A2A per il contesto delle società quotate, ma ci sono degli Eurobond, ci sono dei titoli di Stati non necessariamente e non soltanto italiani, pensiamo alla Spagna o alla Grecia che ha raggiunto nuovamente un rating investment grade, le opportunità non mancano sicuramente".
Riguardo invece la problematica dei costi energetici, come poter uscire?
"Beh, credo che ci siano degli elementi di carattere contingente, auspicabilmente, e degli elementi di carattere strutturale, da considerare.
I costi energetici nel breve periodo non sono destinati a cadere o a ridursi in modo significativo e, come dicevo, bisogna considerare il fatto contingente che è quello del conflitto fra la Russia e l'Ucraina che, evidentemente, togliendo il gas russo, almeno parzialmente, dalla circolazione nei paesi che si sono espressi contro l'invasione russa dell'Ucraina, comporta una riduzione importante dell'offerta e, conseguentemente, dei prezzi che è difficile che tornino ai livelli ai quali eravamo abituati prima del febbraio del 2022.
C'è poi naturalmente una domanda importante a livello internazionale di petrolio, in realtà di fonte energetica tradizionale in senso lato, che è ancora molto difficile riuscire a sostituire in modo concreto e con una previsione di lungo o lunghissimo periodo. Le energie rinnovabili sono importanti, le conosciamo, ma al momento non sono ancora certamente in grado di rimpiazzare le energie più tradizionali a base di olio, di petrolio e, come ci è stato dimostrato nei periodi più recenti, anche del carbone".
Un ritorno di collaborazione con la Russia, è auspicabile?
"Sarebbe davvero auspicabile, però la vedo particolarmente complessa come potenzialità ad oggi. Se andiamo a vedere quello che è successo recentemente nel G7, se andiamo a vedere anche quello che la nostra Premier ha detto all'ONU nei giorni scorsi, il fatto di poter rientrare in una condizione di normalità sotto il profilo del trattamento degli operatori industriali ed energetici russi, credo che sia qualcosa che al momento è difficile preconizzare.
Per cui meglio, probabilmente in questa fase, cercare di trovare delle alternative, come ad esempio il gas liquido oppure, credo con qualche solida base, si può pensare anche all'ipotesi di un ritorno al nucleare".
Cambiando tematica e accennando alle eventuali fusioni tra le banche, a chi potrebbe andare in sposa Monte dei Paschi di Siena?
"Monte dei Paschi di Siena è ad oggi una banca che ancora deve riconfigurare il proprio modello di business. Sicuramente il lavoro che è stato messo in campo da parte della Governance negli ultimi due anni è davvero importante ed è un lavoro che necessita e necessitava di un reindirizzo molto profondo rispetto al passato.
Mi sembra che questa strada sia stata intrapresa e, allora, viene da dire che ci sono almeno due o tre interlocutori domestici. Qualcuno forse particolarmente gradito a Banca Italia per le proprie dimensioni, e sto pensando alle due più grandi banche italiane; qualcun altro che forse potrebbe integrarsi bene quanto a modello di business e quanto anche a presenza fisica, per quanto la fisicità delle banche con la dematerializzazione sia in realtà in declino significativo, e sto pensando alla banca milanese, che sta cercando sicuramente delle opportunità di allocazione delle proprie risorse. Non sottovaluterei qualche operatore interessato anche oltre confine e in particolare forse oltre Alpe".
Se le dessi tre nomi, Bper, BPM e Unicredit?
"Due le ho già citate, una Unicredit e l'altra sicuramente il Banco Popolare, la Banca Milanese come l'ho chiamata. Ritengo che anche BPER potrebbe essere interessata, anche in maniera autorevole, ma i primi due forse li vedo più vicini ad un potenziale traguardo".
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