11 Dicembre 2025
Philippe Donnet Generali (imagoeconomica), Mohamed Kallala Natixis
L'italiana Generali e la francese BPCE, controllante di Natixis, hanno annunciato lo stop alle trattative per la join venture da 1900mld tra le rispettive attività di asset management, concludendo che "non sussistono le condizioni per raggiungere un accordo definitivo". La trattativa è saltata anche a causa del successo dell’Opas di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, che ha portato la banca toscana a puntare proprio su Generali, come anticipato da Il Giornale d’Italia.
L'operazione potrebbe confluire in un accordo con il "Terzo Polo allargato" ovvero Mps stessa, Mediobanca e Banco Bpm. L'accordo potrebbe però essere rallentato dagli avvisi di garanzia arrivati a Caltagirone, Delfin e all'Ad dell'istituto toscano Luigi Lovaglio.
La decisione è stata presa congiuntamente da Generali e da BPCE, il gruppo francese che controlla Natixis. La creazione della joint venture delle rispettive attività di asset management è saltata perché, stando al comunicato congiunto, “non sussistono le condizioni”.
La nota prosegue dicendo: “Negli ultimi mesi il lavoro svolto insieme ha confermato il merito e il valore industriale di una partnership. Entrambi i gruppi mantengono il loro impegno per lo sviluppo di un’industria finanziaria dinamica, guidata da campioni europei competitivi a livello globale che contribuiscano al successo economico della regione”.
Il fallimento della trattativa arriva a poco più di 10 mesi dalla firma del memorandum d’intesa che aveva dato il via all’operazione. L’idea era avviare un’operazione congiunta tra Generali Investments Holding e Natixis IM. Questo avrebbe creato un operatore globale da 1.900 miliardi di euro di asset gestiti e 4,1 miliardi di ricavi.
La società risultante avrebbe dovuto essere controllata in maniera paritaria dalle due istituzioni, secondo criteri paritetici di rappresentanza, in modo da dare egual potere alla componente francese e a quella italiana.
Il piano non piaceva ad alcuni dei principali attori del Risiko bancario italiano, tra cui la famiglia Del Vecchio, che ha partecipazioni in Generali ma anche in Mps attraverso la sua holding Delfin, e a Francesco Gaetano Caltagirone, anche lui tra gli azionisti più importanti della compagnia triestina.
Anche il governo italiano sembrava opposto all’operazione. Un fattore che la metteva a priori a rischio, visto l’utilizzo molto ampio che Palazzo Chigi ha fatto del Golden Power nel caso UniCredit.
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