13 Novembre 2023
Una crescita del 20% che alla fine di quest’anno porterà i ricavi a circa 12,3 miliardi di franchi svizzeri. Con l’obiettivo di continuare il percorso di espansione a un ritmo tra il 7 e il 10% l’anno, secondo la roadmap disegnata fino al 2027. Avolta è uno dei gruppi europei con forte radice familiare — il 23% fa capo alla holding Edizione della famiglia Benetton – che ha osato il salto dimensionale: è il frutto dell’integrazione tra l’italiana Autogrill e la svizzera Dufry, due campioni internazionali la cui combinazione ha dato vita al numero uno mondiale nel retail per chi viaggia e nel food & beverage in aeroporti — che valgono l’80% del business —, autostrade, porti, stazioni ferroviarie. Nuova capogruppo, ma i marchi restano.
Il percorso è stato impostato due anni fa e ha visto prima l’opas su Autogrill con il successivo delisting, quindi la fusione con la società quotata a Zurigo. La guida del nuovo gruppo è stata affidata a Xavier Rossinyol, manager spagnolo con una lunga esperienza in Europa tra Elior, gategroup nel catering delle compagnie aeree, poi al vertice di Dufry. Dalla scorsa primavera è il ceo di Avolta. «La combinazione è stata voluta fortemente da Alessandro Benetton, presidente di Edizione, e l’impegno della famiglia ha rafforzato la compagine con gli azionisti come Alibaba, Advent, Qatar Investment Authority, il gruppo del lusso Richemont: tutti soci finanziari ma stabili che assieme a Edizione hanno il 50% di Avolta — racconta il manager —. E quello stesso impegno di tutti gli azionisti è ora uno stimolo per l’azienda a fare forti investimenti che prima non erano immaginabili. Anche su questo fronte abbiamo cambiato il passo».
Dopo il merger, il nuovo gruppo si è lasciato alle spalle i concorrenti: da Lagardère a Dfs, China Duty Free, la più grande ma solo in Cina, Heinemann in Germania e l’inglese Ssp.
Quanto investite? «Il 4% dei nostri ricavi, vale a dire circa 500 milioni l’anno. Puntiamo sul digitale e qui stiamo accelerando. La trasformazione digitale richiede investimenti rilevanti, ma ora che siamo in 75 Paesi e abbiamo più risorse rispetto a prima. In Italia, per esempio, possiamo giocare su tutta la tastiera: portare il consumatore dai ristoranti verso i negozi, i bar. La combinazione tra le due società porta nuove opportunità. Autogrill e Dufry hanno unito le forze e ora possono investire di più».
Quali sono i piani nel digitale? «Puntiamo sui programmi di fidelizzazione, sul marketing digitale perché dobbiamo conoscere meglio i nostri clienti. Oggi vediamo un traffico di oltre 2,3 miliardi di passeggeri su autostrade e aeroporti ma solo il 20% dei viaggiatori fa acquisti: significa che l’80% di loro non ha trovato quello che cerca. Siamo continuamente impegnati a capire che cosa cerca chi viaggia, che cosa vogliono le nuove generazioni, i marchi ai quali sono interessate. E per farlo possiamo usare i dati».
Ma da che cosa nasce il nome Avolta? «Si potrebbe dire che dentro Avolta batte un cuore italiano. È un nome che abbiamo creato per rappresentare la nostra attività combinata. Tempo ed energia: in italiano abbiamo Alessandro Volta, che ha trasformato la tecnologia e l’umanità. Movimento: “vol” è la parola latina che che significa “volare” e la nostra attività riguarda principalmente il movimento in giro per il mondo.
Siamo un’azienda coraggiosa ed energica e, a livello globale, il nostro nome suona uguale con qualsiasi accento, in tutto il mondo».
Quali sono i vostri piani per l’Italia, dove le concessioni sulle autostrade sono sempre state più forti? «L’Italia è il secondo Paese più grande per noi dopo gli Usa, è uno dei mercati dove abbiamo tutta l’offerta tra duty free, travel retail e ristora- zione. Un buon esempio di quello che il gruppo può fare ancora per crescere. Ci sono circa 80 gare attese dal 2024, tra rinnovi e nuove oppor- tunità, per aumentare ancora la presenza nel Paese dove abbiamo oltre 200 aree di servizio solo sulle autostrade. Siamo soddisfatti della redditivitàdiquestomercato. Dopolafusione il gruppo in Italia è completamente diverso: ae- roporti e autostrade hanno ormai lo stesso pe- so».
Che cosa spingerà la crescita a livello mon- diale?
«Il punto di forza del gruppo è che parte con un forte equilibrio dei settori di attività. Il 37% dei ricavi viene dal business dei duty free, il 32% dalla ristorazione e il 31% dal duty paid, cioè i minimarket tra aeroporti e autostrade. Chi viaggia ha poco tempo, quindi il nostro mestie- re è rendere l’esperienza dell’acquisto più velo- ce, gradevole. Ora vogliamo sempre più combi- nare le offerte. La scorsa settimana abbiamo fir- mato la concessione con l’aeroporto di Wuhan dove presenteremo sia le proposte di Autogrill sia quelle di Dufry. Non si tratta di crescere per crescere, ma di crescere in modo da avere più profitti. La dimostrazione è che abbiamo la- sciato Melbourne in Australia, meno redditizia. Facciamo una gestione dinamica del portafoglio e non abbiamo problemi a lasciare un mercato se non dà soddisfazioni».
Quale è la situazione finanziaria?
«Alla fine dell’anno Avolta avrà debiti netti pari a 2,6 volte l’ebitda e l’obiettivo è scendere sotto le due volte. Un anno fa il rapporto era di quattro volte il margine. Il percorso di riduzione del debito è stato possibile perché la società produce cassa e nel merger Autogrill aveva meno debiti rispetto a Dufry. L’equity cash flow a fine 2023 sarà di 260-290 milioni».
Vi ha aiutato partire da due società quotate?
«Essere quotati dà disciplina e flessibilità a un’azienda. Se le due società non fossero state quotate, il merger sarebbe stato più complesso. Ma dall’altra parte è stato fondamentale avere un azionista come Edizione che ha dato stabili- tà e visione strategica, un socio che oggi crede per esempio nel percorso di trasformazione di- gitale che richiede un impegno di lungo perio- do. La presenza di un azionista strategico forte e il fatto di essere quotati essere dà il migliore equilibrio. Se sei solo privato perdi un po’ la possibilità di avere un accesso al mercato e poi, la quotazione dà visibilità».
di Daniela Polizzi da Il Corriere della Sera Economia
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