17 Dicembre 2025
Von der Leyen, fonte: imagoeconomica
"L'Europa deve essere responsabile della propria sicurezza: questa non è più un'opzione. È un obbligo". Ursula von der Leyen ha definitivamente chiamato alla guerra: intervenendo all'assemblea plenaria dell'europarlamento a Strasburgo, la presidente della Commissione ha confermato una volta ancora la linea belligerante e guerrafondaia del Vecchio Continente.
Parole che preoccupano, perché trasmesse con il solito, studiato terrorismo psicologico già mostrato da Cavo Dragone e dal capo delle forze armate inglesi Richard Knighton: l'Europa "si prepari alla guerra", tanto ibrida quanto quella convenzionale. E stavolta non si tratta di pure parole, ma di fatti perché l'asticella dell'investimento pubblico nel settore della "Difesa" è destinato a schizzare nei prossimi cinque anni: "Negli ultimi 10 anni, abbiamo investito 8 miliardi di euro nel Fondo (...). Quest'anno attiveremo fino a 800 miliardi di euro di investimenti entro il 2030". Tutto per cercare di rafforzare la "sicurezza" europea - specie ora che gli Stati Uniti hanno dato forfait -, e naturalmente combattere la moderna guerra ibrida", quella della tecnologia, dei droni, della disinformazione.
Mentre continuano le turbolenze a proposito del congelamento degli asset russi, su cui la Banca Centrale russa ha già chiesto il risarcimento di 200 miliardi al fondo belga Euroclear, continuano ad uscire i soldi da investire nel settore militare. Soldi che, rispetto al passato, si sono moltiplicati per 100, commenta euforica von der Leyen. "La pace di ieri è finita - ha incalzato nel suo monologo -, non abbiamo tempo per indulgere nella nostalgia. Ciò che conta è come affrontiamo l’oggi. Un mondo diventato pericoloso e transazionale. Un mondo di guerre. Un mondo di predatori. La realtà di questo mondo significa che noi europei dobbiamo difenderci e contare su noi stessi". Naturalmente, dal computo della von der Leyen non può mancare il programma Safe (Security Action For Europe), dove "la domanda da parte di 19 Stati membri ha superato di gran lunga i 150 miliardi di euro sul tavolo".
Non tutti i mali vengono per nuocere però, insiste von der Leyen: i nuovi investimenti non servirebbero solo alla "nostra libertà, prosperità e indipendenza" ma anche ad un ipotetico "rilancio" dell'economia. Anche in chiave di autosufficienza energetica, su cui von der Leyen insiste: "elimineremo gradualmente i combustibili fossili russi per sempre. Solo pochi anni fa questo era impensabile". Eppure, la dipendenza dal Gnl Usa resta un tema lasciato volutamente in ombra.
Sulla situazione complessiva e, nella fattispecie, su quanto sta accadendo sul fronte russo-ucraino, anche il premier Keir Starmer è intervenuto: "Un accordo di pace tra Russia e Ucraina fallirà a meno che non sia supportato da garanzie di sicurezza solide da parte delle potenze occidentali. La storia europea è piena di accordi di pace che sono falliti e talvolta hanno portato a conflitti ancora più grandi". Poi la consueta frecciatina a Putin: "il presidente russo ha dimostrato più volte che continuerà a tornare, per di più se ne vedrà l'opportunità".
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