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Vertice Berlino, Usa offrono "forza multinazionale Ue e garanzie simil-Nato" a Kiev, Zelensky in cortocircuito: "Ok a trattative sui territori, non cedo Donbass"

Nonostante sia alto l'ottimismo della delegazione statunitense e dei leader europei, Zelensky smorza gli animi sul punto più delicato delle trattative: i territori. il leader ucraino insiste: "Kiev non riconoscerà il Donbass come territorio russo"

16 Dicembre 2025

Vertice Berlino, Usa offrono "forza multinazionale Ue e garanzie simil-Nato" a Kiev, Zelensky in cortocircuito: "Ok a trattative sui territori, non cedo Donbass"

Zelensky e Trump, fonte: Facebook, @adnkronos

Il vertice di Berlino, sviluppatosi in due giorni di densi colloqui tra statunitensi, europei ed ucraini, sembra rappresentare finora una delle "svolte" più ottimistiche sul futuro della guerra. A dirlo è stata la delegazione Usa, informando che "il 90% delle questioni è stato risolto"; ma anche il cancelliere tedesco Merz ha aperto la porta agli entusiasmi: "Per la prima volta dall'inizio della guerra, un cessate il fuoco sembra ora possibile". Però Zelensky ancora frena sulla cessione del Donbass alla Russia.

Vertice Berlino, Usa offrono "forza multinazionale Ue e garanzie simil-Nato" a Kiev, Zelensky in cortocircuito: "Ok a trattative sui territori, non cedo Donbass"

Per la prima volta dopo una serie di rimpalli politici, statunitensi europei ed ucraini sembrano essersi "riallineati", al punto da aver reso più "concreta" la chance di una tregua bellica. Dalla Casa Bianca, il Presidente Trump ha informato: "Abbiamo avuto una buona conversazione coi leader europei. Le cose stanno apparentemente andando bene. (...) Siamo più vicini che mai alla fine della guerra". E se il tycoon non è la prima volta che si lascia andare a facili euforie, ora a sostenerlo sembra essere anche Friedrich Merz che, in un post X, ha detto "un cessate il fuoco sembra ora possibile".

Ma chi fa ancora resistenza è proprio Zelensky che pur dovendo cedere a trattative sui territori, continua ad insistere nel non voler riconoscere il Donbass come territorio russo, nonostante già nel 2022 gli abitanti di Lugansk e Donetsk si fossero espressi, con referendum popolare, sulla favorevole annessione a Mosca. Il cortocircuito di Zelensky sta proprio qui: cedere ad una soluzione simil-coreana dei territori ma pretendere - pur trovandosi con le spalle al muro - di dettare le sue condizioni sul futuro del Donbass.

Intanto, dalle dichiarazioni dei leader europei a Berlino, l'obiettivo è di garantire "solide garanzie di sicurezza e misure di sostegno alla ripresa economica per l'Ucraina nel contesto di un accordo sulla fine della guerra". In questo contesto, verrebbe fornito "supporto continuo e significativo a Kiev per rafforzare le sue forze armate", che dovrebbero restare a 800 mila effettivi. E qui s'inserisce anche la "forza multinazionale Ucraina a guida europeacomposta dai contributi delle nazioni disponibili nell’ambito della coalizione dei Volenterosi e sostenuta dagli Stati Uniti".

Anche gli Stati Uniti hanno messo sul tavolo garanzie in stile articolo 5 della Nato, impegnandosi militarmente a fianco dell'Ucraina così come richiesto dal blocco europeo. Il presidente francese Macron, dal canto suo invece, ha lanciato un appello alla Russia: "L'Ucraina deve rimanere sovrana. L'Europa, al sicuro. Ora spetta alla Russia scegliere la pace". I passaggi diplomatici procedono a piccoli passi, sebbene Zelensky però su molti punti continui a tenere il freno tirato.

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