03 Novembre 2025
Il primo ministro Benjamin Netanyahu è favorevole all'introduzione della pena di morte ad Israele. È questa l'ultima mossa criminale compiuta dal premier israeliano per "risolvere" il "problema" dei numerosi detenuti palestinesi definiti ingiustamente dal governo di Tel Aviv "terroristi".
La notizia è stata comunicata oggi, 3 novembre, proprio da Gal Hirsch, responsabile degli ostaggi del governo, che alla Commissione per la sicurezza nazionale della Knesset ha riferito il "via libera" di Netanyahu al disegno di legge di introdurre la pena di morte per i "terroristi". "La posizione del primo ministro, con cui ho parlato prima del dibattito, è a favore del disegno di legge" ha dichiarato Hirsch.
Ora, sulla proposta, presentata dalla deputata Har-Melech su pacifico sostegno del ministro della sicurezza nazionale Ben-Gvir, Netanyahu era parso scettico, contrario, almeno quando la situazione degli ostaggi israeliani nella Striscia era ancora delicata e tutta da risolvere. Agendo con cautela infatti, Netanyahu si era ben guardato dal compiere mosse false, fintanto che ostaggi israeliani erano ancora nelle mani di Hamas. Ma ora che gli ostaggi sono stati tutti rimpatriati, la posizione di Netanyahu è cambiata. Il disegno di legge, già approvato in prima lettura dalla Knesset lo scorso 28 settembre, sarà nuovamente sottoposto al plenum del Parlamento il prossimo mercoledì 5 novembre. Il rischio però è che qualunque cosa potrebbe ricadere in una valutazione di "terrorismo".
L'attivazione di un simile disegno di legge, infatti, oltre che dimostrare concretamente il regime sovranista che da tempo sta attraversando Israele, rappresenta l'ennesima violazione del diritto internazionale e l'ennesima spallata alla discriminazione etnica. Perché c'è un problema di fondo nell'attuazione di questa legge: chi sarebbero i presunti terroristi da giustiziare? Quelli che Ben-Gvir, appena due giorni fa, mostrava ammanettati, faccia a terra, e contro cui gridava "pena di morte, andate giustiziati"? Secondo questa controversa legge, la pena di morte sarà data a "chiunque, intenzionalmente o per negligenza, causi la morte di un cittadino israeliano per motivi razzisti o di odio e per danneggiare Israele". Naturalmente non si darebbe il caso inverso, quello cioè di un israeliano che uccida un palestinese. Eppure, dietro all'etichetta di "terroristi" vi sono molti civili, provenienti da Gaza, spesso arrestati ingiustamente, perché sospettati di essere coinvolti in attività ostili o di rappresentare una minaccia per la sicurezza dello Stato.
Hirsch ha giustificato la proposta di legge come una misura volta a "combattere il terrorismo". E naturalmente lo stesso Ben-Gvir è intervenuto, sorridendo a Netanyahu: "Ringrazio il primo ministro per il suo sostegno alla legge sulla pena di morte per i terroristi, di Potere ebraico. Il tribunale non deve avere alcun potere discrezionale: ogni terrorista che si mette in viaggio per uccidere deve sapere che verrà condannato solo a morte. È ora di fare giustizia". Hamas ha apertamente condannato la nuova mossa dell'esecutivo israeliano, definendo il testo "l'orribile volto fascista dell'occupazione sionista canaglia". Per tentare di arginarne gli effetti, i miliziani si sono rivolti alle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Obiettivo è anche quello di poter accedere alle carceri israeliane per verificare le condizioni dei detenuti palestinesi.
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