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Cipro, la (non) fine del colonialismo britannico: Akrotiri e Dhekelia, le basi della geopolitica Uk, in un'Impero più vivo che mai

Della lunga dominazione coloniale britannica a Cipro non è rimasta solo la guida a sinistra. A oltre sessant’anni dall’indipendenza formale dell’isola, l’eredità geopolitica dell’Impero è più viva che mai

19 Settembre 2025

Cipro

Cipro, fonte: Wikipedia

Della lunga dominazione coloniale britannica a Cipro non è rimasta solo la guida a sinistra. A oltre sessant’anni dall’indipendenza formale dell’isola, l’eredità geopolitica dell’Impero è più viva che mai: Akrotiri e Dhekelia, due basi militari sovrane del Regno Unito, rappresentano ancora oggi un caposaldo della presenza occidentale nel Mediterraneo orientale. Lungi dall’essere un residuo storico, queste installazioni militari sono pienamente operative e svolgono un ruolo sempre più delicato nei nuovi equilibri regionali, tra NATO, Medio Oriente e crisi globale.

Un’isola troppo strategica per essere lasciata andare

Situata tra Europa, Asia e Africa, Cipro è da sempre crocevia delle rotte commerciali e punto nevralgico per il controllo del Mediterraneo. Già al tempo dell’Impero Ottomano, la Gran Bretagna ne intuì il potenziale strategico. Fu l’apertura del Canale di Suez nel 1869 a fornire la giustificazione perfetta per ottenere l’isola in amministrazione nel 1878, formalizzandone l’annessione nel 1925. Non era solo una mossa coloniale: Londra voleva impedire a Mosca di accedere al “Mare Nostrum”. Missione riuscita. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre i ciprioti chiedevano l’autodeterminazione, l’Inghilterra non mollava. Con la scusa della Guerra Fredda, Cipro diventava una base avanzata per lo spionaggio contro l’Unione Sovietica. La proclamazione della Repubblica di Cipro nel 1960 fu il frutto di un delicato negoziato tripartito con Grecia e Turchia. Londra concesse l’indipendenza, ma si riservò 256 km² di sovranità territoriale sulle basi di Akrotiri (sud-ovest) e Dhekelia (sud-est). Un compromesso coloniale travestito da diplomazia multilaterale.

Akrotiri e Dhekelia: la sovranità britannica che resiste

Oggi, Akrotiri e Dhekelia non sono semplici caserme. Sono territori sovrani del Regno Unito, con un proprio ordinamento giuridico e sistema giudiziario. Non rispondono né alle leggi di Cipro né a quelle dell’Unione Europea. Sono un’anomalia nel cuore dell’Europa, formalmente garantite dagli Accordi di Zurigo e Londra del 1959, ma di fatto utilizzate per proiezioni militari extraterritoriali. La presenza britannica a Cipro è gestita dalle British Forces Cyprus (BFC), che includono due battaglioni di fanteria, forze logistiche, mediche, ingegneristiche e di polizia militare. Le basi fungono da hub strategico per missioni in Medio Oriente, intelligence marittima, logistica NATO e supporto all’ONU con la missione di peacekeeping UNFICYP. Non mancano funzioni più “ecologiche”, come il contrasto al bracconaggio e il controllo della zona cuscinetto. Ma non si tratta solo di stabilità regionale. Con la crescente instabilità nel Levante, e in particolare con il conflitto tra Israele e Hamas, le basi sono tornate al centro dell’attenzione.

Supporto occulto a Israele? Le accuse che imbarazzano Londra

Secondo fonti attendibili, riportate da Haaretz, The Guardian, Al Jazeera e Declassified UK, le basi britanniche a Cipro sarebbero state utilizzate per supportare le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza e contro gli Houthi in Yemen. Un’accusa gravissima che ha generato proteste diplomatiche da parte della Turchia e indignazione a Nicosia. Il Ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha duramente attaccato Regno Unito e Stati Uniti, accusandoli di aver trasformato Cipro in una “piattaforma logistica di guerra”. Report indipendenti rivelano un aumento anomalo dei voli della RAF da Akrotiri verso Israele a partire da ottobre 2023. Fonti greco-cipriote parlano apertamente di “traffico di armi” con destinazione Israele. Nonostante le smentite ufficiali, le attività registrate sembrano confermare un coinvolgimento britannico attivo, o quantomeno un’apertura logistica a favore dello Stato ebraico. Del resto, non sarebbe una novità. Già in passato Akrotiri fu usata dagli USA e dalla Gran Bretagna per operazioni in Siria e Iraq, spesso all’insaputa o contro la volontà delle autorità cipriote. La logica imperiale è rimasta intatta: “il controllo passa dalle basi, non dalle ambasciate”.

Cipro e Brexit: un’isola tra due mondi

Dopo la Brexit, le basi britanniche di Akrotiri e Dhekelia sono diventate un nodo sensibile anche nei rapporti tra Londra e Bruxelles. La loro esclusione dall’area doganale europea solleva questioni legali sulla mobilità dei cittadini europei e dei lavoratori ciprioti. Nonostante la loro autonomia giuridica, il governo britannico ha adottato un approccio più conciliante rispetto a quello visto in Irlanda del Nord. Per ora, nessun confine fisico è stato eretto, ma le frizioni restano.

Il “neo-colonialismo” di ritorno

Oggi Cipro si trova in una condizione ambigua. Formalmente indipendente, militarmente occupata da uno Stato NATO, divisa in due da una linea di demarcazione imposta da Ankara nel 1974. Le basi britanniche rappresentano un’anomalia giuridica e geopolitica che mette in discussione la sovranità reale dell’isola. Mentre la UE discute di difesa comune, e gli USA ridefiniscono le priorità strategiche nel Mediterraneo, Londra mantiene un piede ben saldo sul fianco orientale dell’Europa. Altro che “reminiscenza coloniale”. Akrotiri e Dhekelia non sono il passato, ma il futuro della proiezione militare occidentale nel Mediterraneo. E Cipro, mitologica culla di Afrodite, resta ancora oggi un’isola contesa. Ma non più solo tra Grecia e Turchia: stavolta il gioco si gioca tra imperi vecchi e nuovi.

 

Di Riccardo Renzi

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