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“Israele vuole conquistare Cipro”, segretario generale Stefanos Stefanou contro immigrazione israeliana: “Tel Aviv ci sta occupando"

Stefanou denuncia: "Acquistano illegalmente terreni per realizzare ghetti israeliani. Stiamo perdendo il controllo del nostro paese e mettendo a rischio la sicurezza nazionale”

05 Luglio 2025

“Israele vuole conquistare Cipro”, segretario generale Stefanos Stefanou contro immigrazione israeliana: “Tel Aviv ci sta occupando”

Israele Cipro Fonte: X @MonitorX99800

Un'ondata crescente di acquisti immobiliari da parte di cittadini israeliani ha sollevato l’allarme a Cipro, dove il segretario generale di Akel, Stefanos Stefanou, ha lanciato un duro attacco: “Israele ci sta occupando”, ha dichiarato, denunciando l’aumento degli immigrati israeliani. Poi continua: “Acquistati terreni per costruire ghetti”, alludendo alla possibilità che Israele voglia conquistare l’isola.

“Israele vuole conquistare Cipro”, segretario generale Stefanos Stefanou contro immigrazione israeliana: “Tel Aviv ci sta occupando”

Gli israeliani corrono a Cipro a comprare tutto ciò che è in vista”, titolava già nell’estate del 2023 il quotidiano progressista Haaretz, anticipando un trend che avrebbe assunto contorni ben più ampi nei mesi successivi. Allora si parlava soprattutto di investimenti, oggi il tono è ben più acceso: Cipro, divisa ma sicura, si è trasformata in un rifugio percepito come strategico. La Repubblica di Cipro, la parte greco-cipriota, viene vista da molti israeliani come un ambiente favorevole e stabile.

Ma dopo il 7 ottobre 2023, il clima è cambiato radicalmente. La popolazione cipriota ha iniziato a mostrare segni di insofferenza verso l’appoggio incondizionato a Israele del presidente Nikos Christodoulides, mentre la presenza delle basi militari britanniche – da cui partono aiuti e logistica per le operazioni israeliane – ha fatto crescere i timori di un possibile coinvolgimento diretto nel conflitto.

Le tensioni sono esplose con l’attacco israeliano all’Iran: i missili visibili anche da Nicosia e l’arrivo improvviso di circa 15mila israeliani in pochi giorni,secondo il quotidiano Politis, hanno acuito la percezione di un’invasione silenziosa. Non si tratta solo di transiti temporanei: in molti casi si tratta di veri e propri trasferimenti. L’organizzazione ortodossa Chabad, ben radicata sull’isola, ha mostrato una capacità capillare di accoglienza e gestione dell’arrivo, grazie a una rete di proprietà e strutture già consolidate.

Ciò che preoccupa, però, non sono i numeri, relativamente contenuti rispetto ad altre comunità straniere come quella britannica o russa, ma la natura degli insediamenti: per alcuni osservatori, si tratta più di enclavi autosufficienti che di comunità di espatriati.

Israele ci sta occupando”, ha dichiarato senza mezzi termini Stefanos Stefanou nel corso del congresso di Akel. “Acquistano lotti di terra per costruire insediamenti. Quelle non sono case vacanze, ma terreni per realizzare ghetti israeliani. Stiamo perdendo il controllo del nostro paese, mentre loro acquistano illegalmente porzioni di territorio in aree sensibili, mettendo a rischio la sicurezza nazionale”.

I luoghi al centro della polemica sono Pyla e Larnaca, adiacenti alla Green Line – la linea di demarcazione con il nord turco-cipriota – e alle basi britanniche della RAF, che fin dall’inizio delle operazioni su Gaza hanno fornito un sostegno logistico all’esercito israeliano. Inoltre, secondo alcune inchieste, anche il Mossad avrebbe stabilito nell’area attività operative.

Le dichiarazioni di Stefanou hanno provocato una reazione immediata da parte dell’ambasciatore israeliano a Cipro, Oren Anolik, che ha condannato quella che ha definito “l’atipica retorica antisemita” emersa nel dibattito pubblico cipriota. Senza nominare direttamente il leader di Akel, Anolik ha parlato di “accuse collettive, teorie del complotto che mascherano puro e semplice antisemitismo, come quello europeo nei periodi più bui”, e ha definito i timori su presunti "piani sionisti per comprare l’isola e costruire ghetti" come “solo parole d’odio, non opinioni legittime”.

La replica di Stefanou non si è fatta attendere: “Israele non ammette critiche e vuole controllare tutti”, ha dichiarato alla radio pubblica. Ha precisato che Akel non è mai stato un partito antisemita e che le sue preoccupazioni riguardano qualsiasi investimento immobiliare “sensibile” che possa minare la sicurezza e la sovranità nazionale. “Per Netanyahu e i suoi servi, chiunque non la pensi come lui è antisemita”, ha affermato. E ha poi rimarcato come, paradossalmente, l’estrema destra cipriota del partito Elam, notoriamente antisemita in passato, oggi sostenga Israele in modo acritico, appoggiando apertamente il genocidio in corso a Gaza.

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