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Consiglio europeo, via libera al riarmo ribattezzato "Readiness 2030", ma dubbi sul debito dividono i 27, Meloni: "Utilizzare strumenti comuni"

Sì al riarmo proposto da Ursula von der Leyen (con il no dell'Ungheria), ma il debito nazionale non convince, i membri hanno sollecitato soluzioni alternative sfruttando "strumenti comuni"

21 Marzo 2025

Consiglio europeo, via libera al riarmo, ma dubbi sul debito dividono i 27, Meloni: "Utilizzare strumenti comuni"

Fonte: Imago economica

Si sono conclusi i lavori del Consiglio europeo. In una sola giornata i 27 sono riusciti a discutere dei tre temi fondamentali in agenda: Ucraina, difesa e competitività. Via libera al riarmo proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen- con l'eccezione dell'Ungheria che si oppone- ma l'idea di contrarre debito nazionale non attecchisce. I membri hanno sollecitato affinché si ricerchino soluzioni alternative sfruttando "strumenti comuni", come ha sottolineato la premier Meloni.

Consiglio europeo, sì al riarmo senza Orbán, ma dubbi sul debito dividono i 27

Il piano di riarmo è stato approvato dal Consiglio europeo, senza l'Ungheria di Orbán. Tuttavia, l'idea di contrarre debito nazionale, su cui si basa il ReArm Europe, divide i 27. In particolare, si sono espresse contro Italia e Spagna. La premier Meloni ha proposto l'utilizzo di strumenti "davvero comuni" e una spinta alla partecipazione del capitale privato, e non approva la clausola, voluta dalla Francia che impone di investire il 65% dei fondi in armamenti "made in Ue". Dalla parte spagnola, il primo ministro Sánchez, pur accogliendo il piano ha detto di non preferire la parola "riarmo" e di desiderare una proposta che tenga in considerazione la "sicurezza" in ampio senso, includendo anche cyberspazio e politiche per il clima.

Per alcuni paesi, è necessario sottolineare che il ReArm Europe peserebbe troppo sul bilancio pur utilizzando gli strumenti previsti dalla Commissione Europea, che ha proposto una clausola di salvaguardia che consente di aumentare il deficit dell’1,5% e "Safe", un programma di prestiti per 150 miliardi di euro a disposizione degli Stati membri dell'Ue per aumentare le spese nella difesa.

La Francia di Macron, pur decisa a compiere un "balzo in avanti per la difesa" con un salto dal 2,1% al 3-3,5% del Pil, non sembra intenzionata né ad attivare la clausola di salvaguardia né a ricorrere ai prestiti Safe. La Germania, invece, ha recentemente eliminato il freno al debito, intenzionata ad aumentare le spese per la difesa, attiverà la «clausola» sul debito.

A riconferma della sua tradizionale frugalità, l'Olanda non userà i prestiti Safe e si è opposta agli eurobond, "il debito deve essere sostenibile" ha detto il premier Dick Schoof. Recentemente il paese ha approvato un aumento del 10% delle spese sulla difesa, raggiungendo l'obiettivo del 2%. Polonia e Paesi Baltici invece mostrano maggiore "fretta" nel trovare del terreno comuno. La Polonia è pronta ad appoggiare qualsiasi strumento che rafforzi l’arsenale difensivo del Continente, ne condividono la posizione anche Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania. Finlandia, Estonia e Danimarca sono favorevoli agli eurobond, ma solo per la difesa.

È chiaro ormai, che se nessun paese Ue è disposto a mettere contrarre debito nazionale l'obiettivo degli 800 miliardi proposti da von der Leyen sono impossibili da raggiungere. La Commissione quindi, sembrerebbe star facendo un passo indietro, per lo meno nella proposta di valutar insieme diverse possibili soluzioni. Inoltre la Commissione sta valutando anche la possibilità di cambiare nome al ReArm con "Readiness 2030" intero pacchetto di misure da mettere in atto per il settore europeo della difesa

Il "sostegno incrollabile all'Ucraina"

Mentre il Consiglio di 26 ha confermato il "sostegno incrollabile" all’Ucraina e al raggiungimento della pace attraverso la forza", Orbán, appunto, si è chiamato fuori per "divergenze strategiche". I leader hanno accolto con favore "la dichiarazione di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro in Arabia Saudita" e hanno invitato "la Russia a mostrare una reale volontà politica per porre fine alla guerra". Zelensky, in video-collegamento da Oslo, ha dichiarato che "il fatto che siano in corso sforzi diplomatici non significa che la Russia debba essere sottoposta a minori pressioni. Si tratta di un fattore estremamente importante per ridurre le possibilità di inganno da parte della Russia".

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