12 Dicembre 2025
La tempesta Byron ha travolto ieri la Striscia di Gaza, allagando 27.000 tende, causando almeno 12 morti – tra cui 3 bambini – e lasciando migliaia di famiglie disperate senza protezioni. Le agenzie dell’ONU denunciano che Israele continua a bloccare gli aiuti umanitari essenziali, impedendo l’ingresso di materiali indispensabili per mettere in sicurezza i ripari. Una tragedia che colpisce una popolazione già stremata da due anni di guerra genocida per mano israeliana, e che ancora - nonostante una forte opposizione dell'opinione pubblica - non riesce a trovare la pace.
La tempesta Byron, dopo aver attraversato Grecia e Cipro, è arrivata nella notte anche su Israele e Gaza con venti fino a 90 km/h e piogge torrenziali. Mentre in Israele le autorità hanno emesso allerte, richiamato i soldati e invitato i cittadini a restare in casa, a pochissimi chilometri di distanza oltre un milione e mezzo di palestinesi non aveva alcun luogo in cui ripararsi.
Nella Striscia, devastata da due anni di bombardamenti, l’81% degli edifici è distrutto o gravemente danneggiato, comprese 320.000 abitazioni, e circa 500.000 persone vivono in tendopoli logorate dal tempo. L’arrivo del maltempo ha trasformato i campi in paludi con strade allagate, tende affondate nel fango, materassi e vestiti trascinati via dall’acqua.
Le vittime della tempesta aumentano ora dopo ora e fino ad ora sono 12, compresi 2 neonati e un bimbo di 9 anni. Oltre 2.500 le richieste di soccorso ricevute dalla protezione civile, che denuncia l’impossibilità di intervenire: mancano carburante, mezzi e pompe, molti dei quali – affermano – distrutti dall’esercito israeliano durante la guerra. In numerosi punti della Striscia, case già lesionate sono crollate sotto la forza dell’acqua.

Secondo la IOM, qualunque tentativo di mettere in sicurezza i rifugi è ostacolato da lunghe e costanti restrizioni israeliane. “Strumenti di base, sacchi di sabbia, pompe idriche, legname e pannelli non entrano a Gaza”, ha denunciato l’organizzazione, spiegando che questi materiali sono essenziali per rinforzare le tende e mitigare le inondazioni. Il direttore generale Amy Pope ha dichiarato che un accesso pieno e immediato agli aiuti è “essenziale” per permettere alle famiglie palestinesi di sopravvivere a condizioni estreme dopo due anni di guerra definita genocidale.
COGAT, l’ente militare israeliano che controlla gli aiuti, nega il blocco e continua ad attribuire la responsabilità a ONU e ONG. Nel frattempo, però, oltre 6.000 camion carichi di tende, caravan e unità abitative restano fermi ai valichi, denuncia Oxfam. “L’unica cosa autorizzata al momento sono alcuni teloni, inutili per famiglie che necessitano di rifugi appropriati”, ha dichiarato Chris McIntosh, responsabile umanitario dell’organizzazione. Il portavoce dell’amministrazione locale, Ismail Al-Thawabta, accusa: “Riteniamo l’occupazione israeliana pienamente responsabile dell’esposizione delle famiglie sfollate ai pericoli climatici, poiché continua a chiudere i valichi e impedire l’ingresso dei materiali di soccorso”.

La UNRWA avverte: “Freddo, sovraffollamento e condizioni insalubri aumentano il rischio di infezioni e malattie”. Secondo un rapporto recente, 850.000 sfollati vivono in aree ad alto rischio di allagamento, e almeno 300.000 nuove tende sono necessarie con urgenza.
Molti palestinesi, non avendo alternative, hanno iniziato a smontare ferri dalle macerie delle case bombardate per rinforzare i ripari o venderli per pochi dollari.
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