26 Giugno 2023
Pare che gli inglesi rimpiangano l’Unione europea dopo la Brexit. Un sondaggio Deltapoll segnala che oggi il 58% dei britannici crede che sia stato un errore lasciare l'Ue. Ad alimentare le polemiche è lo scenario economico negativo, l'inflazione, gli intralci commerciali alle forniture di alimenti e prodotti base, l'impennata dei mutui. Una crisi che in parte appare appesantita da fattori legati innegabilmente al post-Brexit.
A sventolare apertamente la bandiera del ripensamento c'è il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan, che ha inviato una lettera ai cittadini europei residenti nella capitale per ringraziarli del loro grande contributo malgrado “lo straziante” esito del referendum di sette anni fa. E che dopo aver chiesto “basta omertà, oggi è inaccettabile il silenzio del governo sulle conseguenze di quel voto”, ipotizza un clamoroso futuro: “Se il Regno Unito tornerà in Ue? Certo che è possibile. Tra 10 anni i disastri della Brexit saranno evidenti a buona parte dei britannici. Entro il 2050 potremmo rientrare nell’Ue”.
A parte il fatto che al 2050 mancano la bellezza di 27 anni (un’era geologica), siamo sicuri che nell’Ue le cose vadano meglio rispetto alla Gran Bretagna? Innanzitutto, l’inflazione in Uk è dell’8,7% contro il 6,1% dell’Unione europea. Non una grande differenza. E i mutui? La Banca d'Inghilterra ha aumentato i tassi d'interesse per la tredicesima volta consecutiva, portandoli dal 4,5% al 5%. Ma anche l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea rischia di riflettersi pesantemente su consumi e investimenti, rallentando la ripresa economica. Se infatti la Bce sembra intenzionata a un ulteriore aumento di 25 punti base del costo del denaro, per contrastare un’inflazione che tende a rallentare molto lentamente, diversi settori segnalano conseguenze importanti sia per le imprese che necessitano di finanziamenti per i loro investimenti che per le famiglie, soprattutto nel caso di un mercato immobiliare che fa segnalare cali delle vendite e di tutto il comparto. La tendenza è a livello europeo, rivelata ad esempio in Germania da vari indici e in Italia segnalata ancora oggi dal Centro Studi Confindustria nel bollettino Congiuntura flash di giugno, secondo cui peraltro a fronte dei tassi in aumento che frenano consumi e investimenti, l’inflazione continua a scendere lentamente e la crescita è più fragile. A fronte di queste considerazioni sono così sicuri, gli inglesi, che convenga tornare indietro?
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