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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La UE è un comitato di affari: davvero è irreversibile, davvero è inevitabile farne parte?

L'unica missione dell'Unione è stata distruggere i paesi mediterranei tra cui sommamente l'Italia. E di giorno in giorno pressioni, divieti e obblighi aumentano. Possibile che in Italia nessuna forza politica seria si ponga l'orizzonte di una emancipazione?

07 Aprile 2023

Italia fuori dall'Europa

È venuto il momento di farsi la domanda che nessuno vuol fare: davvero ha senso voler restare nell'Unione Europea? Non dico restare, dico voler restare, come atto di intenzione, di legittimità. I giornali eurocritici, pochissimi, la chiamano “matrigna” ma questa astrazione bancaria e finanziaria, questo comitato d'affari della grande industria è se mai una strega. Non passa giorno che non venga ad imporre pretese fuori dalla grazia d'Iddio, insostenibili per la civiltà dei 400 milioni di europei che sotto l'ombrello stellato dovevano unirsi di più e non sono mai stati così distanti, così diffidenti fra loro. L'elenco è sterminato, un campionario di allucinazioni non privo di ipocrisia e di scelleratezze ma in tanta follia un metodo c'è: abituare la cittadinanza allo stato di isteria perenne e di fragilità endemica che alla baronessa Ursula piace chiamare “permacrisi”: una crisi che non va via, che si ripete ciclicamente. Lo stato concentrazionario durante il Covid si doveva a precisamente a questo, preparare la gente a cedere la sovranità individuale, collettiva e perfino nazionale in modi all'occorrenza stravaganti. Daniele Capezzone passa le sue serate in televisione a rintuzzare i deliri degli eurofanatici che pretenderebbero di vietare pure il barbecue sul balcone “perché c'è l'emergenza climatica” (ieri lo stesso, ma perché “c'era il Covid”), ma è come reagire col buon senso e la cultura alla ferocia demente dei paranoici che è inarginabile.

Ha ancora senso credere in questa Unione? Non ne sono convinti neppure i popoli più ortodossi: la Finlandia, stato membro dal 1995, tira su un muro di contenimento per i migrandi lungo 260 chilometri e ripara nella Nato. Il blocco di Visegrad non fa mistero di qualcosa che va oltre lo scetticismo, che rasenta l'aperta ostilità e con ragione. Germania e Francia fanno e disfano alleanze spregiudicate che paralizzano una azione seria sul fronte dell'invasione russa in Ucraina. L'Italia, ricca come è di elementi fondativi, simbolici, è il paese più aggredito ma si rifugia nella politica dello struzzo, nella rimozione forzata e i falansteri di Bruxelles e di Strasburgo non perdono occasione per destabilizzarla. Viene fuori il boom degli spumanti, del prosecco che ha salvato il Veneto ed è un affare da 8 miliardi l'anno in esportazioni? Subito spunta una virologa utilité per dire che il vino fa venire il cancro mentre la carne sintetica, da nessuno garantita ma sulla quale ha pesantemente investito Bill Gates, è la salvezza sanitaria. Ma perché dovremmo credere agli stessi che hanno mentito sui vaccini e sulla profilassi in pandemia? Alla BCE c'è uno di questi personaggi indecifrabili ma inquietanti, la Christine Lagarde, proveniente dal Fondo Monetario, che ha aumentato i tassi del 500% senza che servisse a domare l'inflazione. Ma lei insiste secondo motivazioni del tutto misteriose: avanti senza guardare alle conseguenze, nella mancanza di realismo e di umiltà che è la vera cifra dell'astrazione bancaria. Sul resto, la pressione europeista è insostenibile e si alimenta di una comunicazione truffaldina e a volte demenziale come in tema di ambiente, che è un po' il core business da cui tutti gli altri affari discendono, dall'auto elettrica ai rifacimenti delle case. Talmente fuori dalla realtà che è stato necessario il ricorso a una adolescente squilibrata, una specie di cartone animato che di sé dice: non ho bisogno di studiare, sono nata consapevole e vedo la CO2 che piove sui palazzi.

Il modo di procedere dell'Europa è il seguente: c'è una emergenza? Non la risolviamo ma la rendiamo perenne, la affrontiamo nel modo ideologico, con il dirigismo, con le soluzioni calate dall'alto che non sono soluzioni e passiamo di vertice in vertice, di accordo in accordo. C'è una chiara regia per convogliare il grosso delle migrazioni in Italia, è scattata subito dopo l'insediamento del nuovo potere di destra, le ONG si vantano di esserne lo strumento e sulle nostre coste sbarcano mille, millecinquecento disperati al giorno, che in proiezione fanno fra i trecentocinquanta e i cinquecentomila l'anno. L'Europa che fa? Dice “auguri all'Italia” e s'inventa nuovi doveri, nuovi obblighi in tutela dei nuovi arrivati, così da finire il cavallo agonizzante. Uno dei demiurghi di questa agenda europea, il direttore del World Economic Forum, Schwab, ha stilato il comandamento supremo: “non avrai niente e sarai felice”. Quindi precisa: «Mentre l'umanità si dirige ulteriormente verso un futuro post-carbonio, il popolo deve accettare che mangiare carne e la proprietà privata sono cose semplicemente insostenibili». Un rapporto della società Mc Kinsey risalente al gennaio 2022 così sintetizza la tabella di marcia del WEF: “la spesa globale totale da parte di governi, imprese e individui per i sistemi energetici e di utilizzo del suolo dovrà aumentare di 3,5 trilioni di dollari ogni anno se vogliamo avere qualche possibilità (sic!) di arrivare allo zero netto [di emissioni tossiche] nel 2050. Si tratta di un aumento del 60% rispetto al livello di investimento odierno ed equivale alla metà dei profitti aziendali globali, a un quarto delle entrate fiscali mondiali e al 7% della spesa delle famiglie. Servirebbe inoltre almeno un altro trilione di dollari da assegnare ad altre attività da alte emissioni a attività a basse emissioni di carbonio. Gli impatti più evidenti sulla vita di tutti i giorni includeranno l'aumento delle bollette energetiche, la perdita di posti di lavoro, i cambiamenti in ciò che le persone mangiano e l'aumento delle uscite per porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili per riscaldare le case e viaggiare (…) Anche dopo avere apportato le necessarie modifiche, entro il 2050 i prezzi dell'elettricità saranno ancora superiori del 20% (…) ma potrebbero anche essere notevolmente più elevati (sic!). L'allontanamento dai combustibili fossili costerà 185 milioni di posti di lavoro, ma l'economia verde si spera porterà alla creazione di 200 milioni di posti di lavoro entro il 2050 (…). I consumatori dovranno affrontare il costo della sostituzione dei sistemi di riscaldamento domestici e delle auto alimentate a combustibili fossili e dovranno modificare la loro dieta per evitare cibi ad alte emissioni come la carne, tuttavia i costi di un veicolo elettrico saranno inferiori a quelli per un veicolo a benzina o diesel nella maggior parte del mondo (sic!) entro il 2025”. Affermazione questa palesemente sconfessata già oggi, a due anni di distanza: una automobile elettrica di fascia media, non lussuosa costa dai 45 agli 80mila euro, risultando proibitiva per il 99% del mercato. Ma andiamo avanti. “La produzione di carbone sarà quasi interrotta entro il 2050 [anche in Cina e in India?, ndr], mentre la produzione di petrolio e gas sarà dimezzata. Ci sarà anche un aumento del 30% del costo di produzione dell'acciaio, mentre la produzione di cemento diventerà più costosa del 45% entro il 2050”. È, né più né meno, la selezione naturale: i poveri moriranno tutti, i ricchi sopravviveranno in un mondo più progressista. O, per dirla con McKinsey, “una trasformazione fondamentale dell'economia globale”. Con la UE in prima linea s spingere per la completa spoliazione del pianeta, per cancellare almeno 185 milioni di lavoratori direttamente, il doppio o il triplo per riflesso.

Ha senso voler restare ancorati a tutto questo? Temere la distruzione, l'implosione eventuale dietro garanzia di implodere con certezza? Le testate mainstream sono costrette ad ammettere: a distanza di sei anni, il tracollo del Regno Unito seguente alla Brexit non si è verificato. E riescono a mentire lo stesso perché la Brexit ha se mai rilanciato l'Inghilterra oltre le più ragionevoli speranze. Dicono: l'Unione è necessaria, non si può lasciare. Come per le chiese o le massonerie o i sodalizi criminali. Ma a conti fatti questa Unione è servita solo ai maneggi, ai traffici della sinistra mediterranea, e magari non solo quella, in spregio ai diritti umani che pretendeva di difendere. Anche il nostro capo dello stato di fronte a qualsiasi guasto o gaffe o defaillance dell'Unione che non c'è, ripete a mantra: “Ci vuole più Europa, non è possibile farne a meno”. Ma perché poi?

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