04 Dicembre 2022
La polizia morale iraniana (Gasht-e Ershad, in persiano), è una forza istituita col compito di arrestare chi viola il codice di abbigliamento islamico. Forse simili non esistono solo in Iran, ma anche in altre parti del Medio Oriente. Quella iraniana, tuttavia, è tornata sotto i riflettori lo 16 settembre, dopo l'uccisione della giovane Mahsa Amini a Teheran. La ragazza sarebbe morta mentre era detenuta dall'apparato disciplinare iraniano per non avere indossato correttamente il velo islamico. Le autorità hanno sempre affermato però che Mahsa era stata vittima di un "malore improvviso".
La polizia morale iraniana è stata istituita nel 2005 con il compito principale di arrestare le persone che violano il codice di abbigliamento. Il regolamento di tale forza si basa sull'interpretazione della Sharia. Dunque gli agenti erano addestrati a intervenire e per fermare e arrestare le donne che non si coprivano i capelli con un hijab (velo) e che non indossavano abiti lunghi e larghi per mascherare la propria figura.
La polizia morale si è occupata di far rispettare il codice di abbigliamento per le donne introdotto all'indomani della fine della Rivoluzione islamica iraniana nel 1979. Questa trasformò la monarchia del paese in una repubblica islamica sciita, la cui costituzione si ispira alla legge contenuta nel Corano. Il 7 marzo 1979, il leader della rivoluzione, l'ayatollah Ruhollah Khomeini, decretò che l'hijab doveva essere obbligatorio per tutte le donne sul posto di lavoro e che considerava le donne scoperte come "nude".
All'epoca il decreto non fu accolto positivamente. Più di 100mila persone, per lo più donne, si erano radunate nelle strade di Teheran il giorno successivo - Giornata internazionale della donna - per protestare. Nel 1983, il parlamento decise che le donne che non si coprivano i capelli in pubblico potevano essere punite con 74 frustate e/o con un pena carcerario fino a 60 giorni.
Nella mattinata di domenica 4 dicembre 2022, è arrivata la notizia dell'abolizione della polizia morale. Secondo quanto ha riportato il Guardian, il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri ha riferito che "sia il Parlamento sia la magistratura sono al lavoro sulla questione".
Il gruppo di revisione si è incontrato lo scorso mercoledì 30 novembre 2022 con la commissione culturale del parlamento "e vedrà i risultati tra una o due settimane", ha continuato il procuratore generale.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia