18 Ottobre 2022
La ricchezza della Bolivia si trova sotto una bianca distesa di sale. A Salar de Uyun, nelle Ande boliviane, c’è la più grande miniera di litio del mondo. Una riserva preziosa che sino a oggi è rimasta quasi inutilizzata. Ora, però, il Paese sudamericano è pronto a sfruttare la risorsa per fornire le case automobilistiche che devono garantire il metallo necessario per le batterie dei veicoli elettrici. E mentre l’Europa procede a tappe forzate all’elettrificazione del sistema dell’autotrasporto e continua a vaneggiare sul price cap, a mettere le mani su una delle gare più importanti per gli approvvigionamenti di litio saranno Russia e Cina. L’Ue? Non pervenuta.
Le compagnie di Mosca e Pechino stanno dominando una gara lanciata dalla Bolivia. Nel gruppo finale di contendenti selezionati dal governo di sinistra boliviano compaiono quattro offerenti cinesi (Tbea, Fusion Enertech, Brunt e Citic Guoan), un colosso russo (Uranium One) e una società statunitense (Lilac Solutions), che al momento sembra indietro rispetto ai concorrenti. Nessuna società europea è invece riuscita a inserirsi nella short list. In pratica, con l’abbandono progressivo dei propulsori tradizionali a favore di auto elettriche significa che, in assenza di approvvigionamenti di materiali sufficienti per produrre le batterie, in Europa queste componenti chiave dei nuovi veicoli dovranno essere reperite presso produttori esterni. Il che significa pagare.
L’obiettivo a lungo termine della Bolivia è produrre batterie agli ioni di litio entro il 2025. Il Paese latino americano ha tentato di commercializzare il suo metallo in diverse occasioni, arrivando a produrre 1.400 tonnellate di litio dal 2018. La Paz, secondo l’Us geological survey, possiede 21 delle 89 milioni di tonnellate che costituiscono le risorse di litio su scala mondiale. Un patrimonio che ha attirato l’attenzione dei principali colossi tecnologici internazionali, in particolari cinesi e russi. L’Ue? Farnetica sul price cap e si fa tagliare fuori dal giro del litio.
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