14 Ottobre 2025
Saleh al-Jaafarawi, fonte: X, @bbc
La notizia è surreale: Meta ha deciso di cancellare i profili social del reporter palestinese Saleh Al-Jafarawi, con il quale lui mostrava da due anni le reali condizioni di vita a Gaza. Ucciso da esponenti di bande ribelli pro-israeliane, il giornalista ha subito anche dopo la morte, secondo i suoi colleghi, un ennesimo atto di "censura sionista".
Instagram ha rimosso l’account verificato del giornalista palestinese Saleh al-Jafarawi, seguito da oltre 4,5 milioni di persone per i suoi reportage dal fronte di Gaza. La decisione della piattaforma arriva poche ore dopo la sua uccisione, avvenuta ieri per mano di un gruppo armato che, secondo fonti locali, avrebbe collaborato con Israele.
Al-Jafarawi era divenuto una delle voci più seguite nel documentare la crisi umanitaria e la distruzione nella Striscia, pubblicando immagini e testimonianze dirette delle operazioni militari. Il giornalista aveva già denunciato più volte episodi di censura e oscuramento dei contenuti da parte dei social network, accusati di ridurre la visibilità delle notizie provenienti da Gaza.
La scrittrice Susan Abulhawa ha segnalato che non solo l’account è stato cancellato, ma anche le copie archiviate sulla Wayback Machine — il principale archivio digitale pubblico del web — risultano inspiegabilmente rimosse o disattivate. L’ultimo salvataggio risale al luglio 2025, ma nessuno dei link è oggi accessibile. "Questo potrebbe segnare una nuova fase negli sforzi per cancellare le prove dei crimini di guerra israeliani da internet", ha commentato Abulhawa, sottolineando la gravità di quella che definisce una “pulizia digitale della memoria palestinese”.
Molti colleghi e attivisti hanno reagito con indignazione. "Abbiamo sopportato la censura per due anni, la cancellazione dei post e la chiusura di account. Ma eliminare quello di Saleh, dopo la sua morte, è un gesto disumano. Non potranno mai cancellarlo dai nostri cuori", si legge in un messaggio diffuso sui social.
La vicenda riapre il dibattito sul controllo delle piattaforme digitali e sul ruolo delle grandi aziende tecnologiche nella gestione dell’informazione durante i conflitti. L’eliminazione del profilo di al-Jafarawi — e la scomparsa dei suoi archivi — viene interpretata da molti come un segnale inquietante di un tentativo più ampio di riscrivere la memoria del conflitto di Gaza nel mondo digitale.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia