09 Ottobre 2021
Fonte: lapresse.it
Il ministero della salute di Israele sta pensando di chiedere ai prossimi che riceveranno il vaccino contro il Covid di evitare di allenarsi e di svolgere "attività fisica". Questo per almeno una settima dalla somministrazione del siero. Stando a quanto ha riferito il Jerusalem Post, la proposta sarebbe da associare a un numero di casi di miocardite comparsi appunto dopo la somministrazione del siero anti Covid, e associati ad attività fisica.
Alcuni funzionari sanitari Divisione di epidemiologia del Ministero della Salute - un organo equiparato al nostro Comitato tecnico scientifico -, avrebbero raccomando alle persone di evitare "attività faticose per una settimana dopo la loro seconda dose di i vaccini mRNA Covid 19". Difficile, per il momento, capire cosa si intenda per "attività fisiche". A quanto sembra, infatti, sarebbe accettabile lavorare - anche in piedi -, fare i mestieri, camminare o fare stretching. Tuttavia solo se lo sforzo fisico "non è eccessivamente impattante", per così dire. In caso lo sia, meglio evitare e stare a riposo.
La raccomandazione della Salute israeliana giunge in seguito a uno studio che è stato pubblicato nella giornata di mercoledì 6 ottobre 2021. Chi ha condotto lo studio, ha trovato una correlazione tra una dose di vaccino Pfizer e il rischio di infiammazione cardiaca nei soggetti che dopo il vaccino hanno svolto attività fisica. Si tratterebbero, comunque, di pochi casi - fanno sapere gli esperti - e tutti riguardanti giovani maschi. "Raccomandiamo a tutti – si legge nel documento del Ministero – in particolare agli adolescenti e ai giovani di età inferiore ai 30 anni, di evitare attività faticose, come l’esercizio fisico intenso, per una settimana dopo la prima e la seconda dose".
Nel documento è stato inoltre specificato che gli atleti professionisti potrebbero pensare di "ridurre il loro livello di esercizio" durante i sette giorni successivi al vaccino, considerando esercizi di bassa intensità. Tuttavia, a quanto sembra, un membro della Divisione di epidemiologia del Ministero della Salute ha spiegato che la maggior parte dei colleghi del comitato risulta contraria a questo divieto. Rimane dunque probabile che la sopracitata raccomandazione possa non trovare alcuna applicazione concreta.
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