24 Agosto 2021
Mario Draghi (fonte foto Lapresse)
Si apre un G7 teso, nel quale i partner presenteranno il conto del fallimento in Afghanistan agli Stati Uniti. Il primo ministro britannico Boris Johnson sta facendo pressione sul presidente statunitense Joe Biden per evitare il completamento del ritiro entro il 31 agosto. Ma l'amara realtà è che il G7 è un meccanismo che ormai rischia di contare meno di quanto non contasse fino a qualche tempo fa. La caduta di Kabul e la presa di potere dei talebani hanno reso chiaro, se ce ne fosse bisogno, che il ruolo di leader globali degli Usa è quantomeno in decrescita. Ecco perché tutti guardano ora al G20, perché appare ormai inevitabile coinvolgere anche altre potenze e altri attori nel dialogo sulla crisi afgana. In particolare Russia, Cina e India.
"Nessun Paese riconosca unilateralmente il regime talebano, occorre un coordinamento con il Consiglio di sicurezza dell'Onu". E' quanto si legge nella bozza della dichiarazione dei leader del G7 che si riuniranno alle 15.30, secondo un'anticipazione di Al Arabiya. Nella dichiarazione i leader confermano la loro "solidarietà con il popolo afgano". Ma, come detto, si tratterà per forze di cose di un passaggio interlocutorio in attesa del G20.
E per questo assume un ruolo fondamentale l'Italia, vista la presidenza di turno italiana del meccanismo che include anche Mosca, Pechino e Nuova Delhi. Non è un caso che nei giorni scorsi sia il premier Mario Draghi sia il ministro degli Esteri Luigi Di Maio abbiano più volte insistito sulla necessità di coinvolgere nel processo di soluzione della crisi anche il Cremlino e i due giganti asiatici. Draghi ha parlato al telefono con Vladimir Putin e sta cercando di raggiungere anche Xi Jinping, dopo che Di Maio ha parlato con il collega cinese Wang Yi.
Ma in generale anche Unione europea e Regno Unito guardano a quel meccanismo, coscienti che al di là della retorica da bar, serve pragmatismo e dunque anche intermediari per dialogare coi talebani, coi quali d'altronde hanno sempre dialogato anche gli americani per arrivare all'accordo che ora fa improvvisamente tanto scandalo.
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