19 Agosto 2021
Talebani (fonte Instagram)
I talebani sono "più sobri e razionali" rispetto all'ultima volta in cui sono saliti al potere in Afghanistan e la Cina spera che diano seguito al "loro atteggiamento positivo" costruendo "un sistema politico adeguato" alla situazione. Parola della portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying. Un segnale importante e un primo riconoscimento internazionale del nuovo regime che ha preso il potere a Kabul. "Alcune persone hanno ripetutamente sottolineato la loro sfiducia nei confronti dei talebani, ma quello che voglio dire qui è che nulla al mondo può stare fermo" ha aggiunto la diplomatica cinese che ha detto di preferire "guardare le cose dialetticamente, vedere il passato e il presente, le parole e le azioni".
Potrebbe trattarsi dell'inizio della "normalizzazione" internazionale dell'emirato dell'Afghanistan. In realtà sui talebani permangono tantissimi dubbi ed è quantomeno complicato fidarsi delle loro promesse. Non solo ricordando il passato, ma anche guardando a quanto accaduto solamente ieri a Jalalabad, quando hanno sparato su una folla di giovani manifestanti, uccidendo tre persone. "Non sarà una democrazia", hanno chiarito i talebani, che allo stesso tempo non si accontentano più come in passato di aver preso il potere e di gestirlo internamente.
Stavolta i talebani vogliono il riconoscimento internazionale e non solo dei classici paesi amici del Medio Oriente o dell'Asia meridionale, Pakistan in primis. Stavolta puntano in alto e strizzano l'occhio a Cina e Russia. D'altronde la stessa amministrazione Trump prima e quella Biden poi si è seduta al tavolo con loro per siglare l'accordo che ha portato alla caduta di Kabul e alla fuga dell'ex presidente Ghani. Il regime talebano appare più in grado rispetto al passato di intrattenere relazioni con il mondo esterno, come dimostrano i negoziati portati avanti a Doha con Washington e la visita a Tinajin, in Cina, al cospetto del ministro degli Esteri Wang Yi.
Ma se il vertice ha ambizioni più "internazionali", che per forza di cose si dovrebbero sposare a una linea sì centralista ma non estremista, sul terreno c'è ancora molta violenza e fondamentalismo. Il vertice dovrà tenere a bada quella base per cercare il consenso sul fronte interno e allo stesso tempo proiettare un'immagine meno negativa all'esterno. I segnali comunque arrivano. Non solo da Cina e Russia, ma anche dall'occidente. Mosca vuole chiedere alle Nazioni Unite di togliere il gruppo dalla lista delle organizzazioni terroristiche, ma anche l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato che l’Unione europea deve trattare con chi è al governo a Kabul per evitare una futura crisi umanitaria.
Lo stesso governo Draghi ha riconosciuto che bisognerà parlare con Pechino e Mosca per risolvere la crisi di Kabul. Alla fine quello che conta per tutti, al di là delle chiacchiere, è la stabilità. Quella distrutta per esempio con la missione mai abbastanza rinnegata in Libia, che ha portato all'uccisione di Gheddafi e al caos totale di un paese alle porte dell'Italia, con emergenza migranti annessa e connessa. Ecco perché, al di là delle considerazioni etiche e morali, il mondo avrebbe voglia di intravedere un volto non troppo cattivo nei talebani.
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