15 Agosto 2021
Fonte: lapresse.it
Gli italiani presenti in Afghanistan arriveranno a Fiumicino con il KC767 dell'Areonautica italiana. Atterrerà alle 14:30. A bordo ci sono 70 persone, di cui 50 italiani e 20 ex collaboratori afghani.
Dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani, domenica 15 agosto i nostri connazionali hanno raggiunto verso le 13:30 l'aeroporto di Kabul. Questo dopo che l'Ambasciata italiana ha avviato un'evacuazione di massa tramite un trasporto in elicottero. L'evacuazione, inizialmente prevista via terra, ha subito un rapido cambiamento e ha portato le squadre speciali ad organizzare il trasporto in elicottero onde evitare di incontrare situazioni di caos lungo la strada. La fuga sta coinvolgendo ambasciata dopo ambasciata, e per ora solo Cina e Russia confermano che non lasceranno il territorio afghano. La partenza del volo organizzato dalla Farnesina è avvenuta intorno alle 21:30 (ora locale).
Situazione drammatica a Kabul, dove si parla già di oltre 400 mila sfollati, mentre le vie d'uscita della capitale sono prese d'assalto. Già forte pressione lungo il confine con il Pakistan. Nel frattempo, le Ong annunciano la crisi umanitaria e l'intervento della comunità internazionale. A pagare il prezzo più grave della carenza di cibo, servizi sanitari e acqua, fanno sapere, saranno soprattutto donne e bambini.
Insieme agli italiani sono partiti anche dei collaboratori locali, anche se molti sono quelli rimasti fuori impossibilitati a partire. Sui social circolano infatti diversi video che vedono cittadini afghani e non arrampicarsi sui velivoli in uscita dal Paese. I Talebani hanno iniziato una caccia all'uomo nei confronti dei civili che hanno avuto rapporti con le forze Nato negli ultimi vent'anni. A rischio anche le Organizzazioni no profit. Il rastrellamento avviene casa per casa, avvisano da Kabul.
I Talebani hanno rilasciato le prime dichiarazioni, dove affermano di essere pronti a una transizione pacifica con il Governo, mentre indiscrezioni danno già per dimesso l'attuale presidente Ashraf Ghani. Per ora sparito e già fuggito all'estero (probabilmente nel vicino Tajikistan), così come il suo numero due (nonostante si vociferi che sia al lavoro "dietro le quinte"). Emerge la figura del ministro degli Interni, Abdul Sattar Mirzakwal, che starebbe trattando una resa senza violenza. Tra gli annunci che iniziano ad arrivare dal fronte talebano, la promessa che i diritti delle donne non saranno lesi. Ma le associazioni sul campo parlano già di ritorno alle leggi islamiche più stringenti, compreso l'obbligo di indossare il burqa (il velo integrale) e lo stop all'accesso all'istruzione superiore e universitaria.
Altro nodo complesso quello della caduta, immediata e senza resistenza, delle provincie afghane. Tra le tante notizie che iniziano a emergere, si teme che i 300 mila soldati dell'esercito regolare afghano fossero non solo poco addestrati, ma si trovassero senza stipendio da mesi. Una situazione drammatica e confusa, che avrebbe ridotto le Forze armate afghane all'osso e permesso ai Talebani, meglio organizzati e coesi, di avanzare senza trovare ostacoli.
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