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Banco BPM, la mossa di Crédit Agricole al 19,9% e le due opzioni sul tavolo: trattativa con Orcel per "spezzatino" o sponda a Castagna per terzo polo con Mps

Orcel pronto al rilancio di un'Opas da circa €12 mld con previsione parte cash da €3,7 mld, mentre Banco BPM potrebbe rispondere con una fusione con MPS; Caltagirone, salito al 5% in MPS e al 2% in Banco BPM, potrebbe giocare un ruolo strategico nella partita

09 Dicembre 2024

Banco BPM, la mossa di Crédit Agricole al 19,9% e le due opzioni sul tavolo: trattativa con Orcel per "spezzatino" o sponda a Castagna per terzo polo con Mps

La sfida per il controllo di Banco BPM entra in una fase cruciale dopo che Crédit Agricole ha aumentato la propria partecipazione nel capitale della banca italiana dal 9,9% al 15,1% e punta al 19,9%; le due opzioni sul tavolo sono una trattativa con Orcel per uno "spezzatino" per la distribuzione e gestione delle partecipazioni in Agos Ducato, o la sponda a Castagna per terzo polo con MPS. La mossa di Crédit Agricole di aumentale la propria partecipazione sembra avere una chiara valenza strategica e difensiva.

Il contesto: attori e strategie

Andrea Orcel, CEO di UniCredit, è pronto a depositare in Consob il testo definitivo dell'offerta pubblica di scambio per acquisire Banco BPM, segnando un punto fermo nella trattativa. Tra gli analisti si discute del possibile rilancio di Unicredit. Intermonte ha ipotizzato un’offerta in contanti da 3,7 miliardi di euro, passando quindi da un’offerta pubblica di scambio (Ops) a un’offerta pubblica di acquisto da circa €12 miliardi (Opas). Unicredit potrebbe permettersi questa mossa soprattutto se l’operazione Commerzbank viene posticipata. Il documento dovrà tenere conto della posizione rafforzata di Crédit Agricole, ormai prossimo a controllare un quinto del capitale di BPM. La presenza di Crédit Agricole, guidata dall’amministratore delegato Philippe Brassac, si configura come un ago della bilancia. Con una solida posizione nel capitale di BPM e partnership consolidate, il gruppo francese punta a proteggere i propri interessi senza, al momento, mostrare intenzioni di scalata ostile.

Un mosaico di azionisti frammentato

Banco BPM conta su un azionariato variegato, che include la partecipazione maggioritaria di Crédit Agricole, un patto di consultazione che racchiude il 6,5% delle quote detenute da casse previdenziali e fondazioni bancarie, e azionisti rilevanti come BlackRock (5,24%) e Davide Leone (5,47%). Inoltre, Francesco Gaetano Caltagirone, recentemente salito al 5% in MPS, detiene il 2% di Banco BPM e potrebbe giocare un ruolo strategico.

Le opzioni sul tavolo

Castagna si trova ora a gestire una fase delicata. Tra le ipotesi considerate c’è una fusione con MPS, che potrebbe creare un terzo polo bancario italiano, pur di dimensioni più contenute rispetto a Intesa Sanpaolo e UniCredit. Questa opzione potrebbe attrarre il supporto del governo italiano, che detiene ancora l’11% di MPS, ma presenta complessità legate al mercato e alla necessità di tutelare gli azionisti di MPS in un eventuale concambio. Altre contromosse includono una revisione delle strategie su Anima, asset manager su cui BPM aveva lanciato un’OPA prima dell’offerta di UniCredit, e la possibilità di rafforzare la propria posizione attraverso alleanze tattiche con Crédit Agricole.

Nuovi attori e scenari futuri

Unipol, con un interesse dichiarato per un ruolo nel risiko bancario legato a sinergie assicurative, potrebbe inserirsi nella partita, anche se i suoi attuali legami con Banco BPM e MPS non sembrano lasciare spazio immediato a iniziative concrete. La situazione si complica ulteriormente con l'ascesa di Caltagirone, un investitore con capacità finanziarie e collegamenti politici che potrebbero influire sugli equilibri futuri.

La partita per il controllo di Banco BPM è destinata a intensificarsi nei prossimi giorni. Tra strategie difensive, alleanze tattiche e mosse di consolidamento, gli sviluppi saranno determinanti per ridisegnare il panorama bancario italiano. La posta in gioco è alta, e i protagonisti sono pronti a giocare le loro carte.

UniCredit e l’offerta su Banco BPM: il governo avverte sul possibile uso del golden power

L’annuncio dell’offerta di UniCredit per l’acquisizione di Banco BPM, valutata 10 miliardi di euro, ha colto di sorpresa il mondo politico. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato che il governo potrebbe ricorrere al golden power, uno strumento che consente all’esecutivo di imporre condizioni, opporsi a delibere societarie o bloccare l’acquisto di partecipazioni in settori strategici.

È un’operazione comunicata ma non concordata con il governo,” ha dichiarato Giorgetti, aggiungendo che l’esecutivo valuterà attentamente la proposta di UniCredit quando sarà formalmente sottoposta alle autorità competenti per le necessarie autorizzazioni. Il messaggio rappresenta un avvertimento: l’operazione sarà monitorata per garantire che non comprometta interessi strategici nazionali.

Il parallelo Unicredit-Banco BPM e Intesa Sanpaolo-UBI Banca

L’operazione tra Unicredit e Banco BPM si distingue dalla fusione tra Intesa Sanpaolo e UBI Banca. Intesa Sanpaolo, il più grande gruppo bancario italiano, è nato dalla fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI, con una forte presenza al sud e nelle regioni centrali dell’Italia. UBI Banca è una delle principali banche commerciali italiane con una rete predominante al nord. Al contrario, Unicredit è un gruppo bancario paneuropeo con una significativa presenza in altri paesi europei, mentre Banco BPM, nato dalla fusione tra Banco Popolare e BPM, è radicato nel centro-nord Italia.

Le motivazioni delle fusioni differiscono: Intesa Sanpaolo ha acquisito UBI Banca per espandere la sua rete e ottenere sinergie, mentre Unicredit con Banco BPM cerca di consolidare la posizione in risposta a Crédit Agricole. Unicredit potrebbe anche formare un terzo polo bancario italiano con Banco BPM e MPS. Le strategie di offerta differiscono: Intesa ha scelto un’OPS, Unicredit una OPS iniziale che potrebbe evolvere in una OPAS. L’operazione con Banco BPM avviene in un contesto più complesso, con una crescente pressione da parte di Crédit Agricole e incertezza economica post-pandemia.

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