24 Marzo 2024
Il Consiglio Generale di Confindustria per la corsa alla carica di Presidente nel post Bonomi è stato convocato giovedì 21 in viale dell'Astronomia a Roma. Corsa a due, come anticipato dal Giornale d'Italia, Edoardo Garrone contro Emanuele Orsini, che hanno esposto i loro programmi in vista del voto di designazione del 4 aprile. Ad oggi, in attesa del rush finale, sulle base delle informazioni interne recuperate da questa testata, Orsini risulta in vantaggio su Garrone, con i voti di Gozzi che si starebbero distribuendo maggiormente sul primo candidato.
La platea era gremita, con oltre 150 consiglieri su 187 (il quorum è cresciuto a seguito dell'ammissione di 2 nuovi consiglieri), ovvero oltre l'80% dei votanti, che nell’auditorium di viale dell'Astronomia attendevano i due candidati. I presenti hanno potuto ascoltare i discorsi di entrambi i contendenti: Orsini ha parlato a braccio per 25 minuti, "più empatico", Garrone ha letto il suo discorso di 30 minuti, "più strutturato"; Emma Marcegaglia, ex Presidente di Confindustria ha dichiarato a il Giornale d'Italia che "entrambi i candidati hanno dimostrato una visione di insieme e di unità che intendono portare avanti. Ciascuno dei due si è messo a servizio di Confindustria e dell'altro in caso di perdita".
Nota della redazione: il discorso di Emanuele Orsini è stato possibile scriverlo sbobinando l'audio del discorso stesso (ci scusiamo per eventuali refusi).
Care colleghe e cari colleghi,
mi ero ripromesso di leggere il discorso, ma visti gli accadimenti degli ultimi giorni, devo richiamare tre parole che sono tre parole chiave: dialogo, identità e unità.
Dialogo: non possiamo fare a meno di parlare tra di noi. Abbiamo questa necessità per rafforzare l’autorevolezza e l’unità di Confindustria, anche tra territoriali e categorie. Abbiamo bisogno di mettere a confronto tutti i migliori progetti che arrivano da tutti i settori. E il dialogo sarà fondamentale per la definizione delle nuove misure e delle nuove proposte al governo.
Sul tema dell'identità: sull'identità abbiamo passato quattro anni complicatissimi, penso al governo. In pochissimi ricordano i 350 miliardi di finanziamento erogati a 2,8 milioni di operazioni a sostegno delle imprese. Abbiamo passato momenti complicatissimi, con il problema del costo delle materie prime e dell'energia ancora non superato, con conseguenze sulla competitività, importantissima per noi.
I conflitti Ucraina - Russia e Israele, i problemi geopolitici che oggi stiamo affrontando, con qualche nostro alleato che sta alzando l'asticella pensando a nuovi conflitti all'interno dell'Europa, impossibile per le nostre imprese, la nostra sostenibilità e la nostra identità. Come Confindustria abbiamo sostenuto il Paese nei momenti più difficili.
Unità: leggo articoli sui media dove mettiamo in contrapposizione i grandi e piccoli. Confindustria non deve sperare ma unire. Le nostre grandi imprese sono i nostri portabandiera in giro per il mondo e dovranno essere sempre più forti. Dovremo continuare a parlare di filiere perché la filiera per noi è fondamentale e solo la crescita delle micro e medio piccole imprese fa sì che tutto il sistema possa evolvere. È un'organizzazione complessissima, 216 unità organizzative, 150.000 imprese, oltre 5.300.000 ragazze e ragazzi che lavorano all'interno delle nostre imprese. Questo è il nostro valore e dobbiamo fare in modo che non venga a mancare l'unità.
Ricordiamo un dato: il 94% della nostra industria è composta da micro e piccole imprese, e abbiamo bisogno di farle diventare grandi. Non esiste azienda grande che non sia nata piccola e non c'è azienda grande che non abbia un esempio più grande. Abbiamo l'esigenza di far crescere tutti.
Scusate la premessa ma avevo la necessità, dopo questi giorni di richiamare queste tre parole che secondo me saranno le parole chiave del 2024 2028. Sarà fondamentale perché per le sfide che dovremo affrontare avremo la necessità di metterci insieme dal 4 aprile al pomeriggio. E lo dovremo fare tutti assieme. Non posso non partire dal programma dalla nostra casa Confindustria, ci aspettano sfide enormi e si può fare di meglio, come si può fare sempre meglio all'interno del nostro aziende.
Quello che Carlo (Bonomi, ndr) ha fatto bene devo dire la verità è di lasciare diverse direzioni ancora ad interim, dando la possibilità a chi viene dopo di lui di scegliere la squadra. Ma lo faremo assieme a chi sarà parte della squadra. La scelta? Dovremo trovare i migliori.
Come facciamo a trovare i migliori delle direzioni? Dobbiamo cercarli dentro casa nostra e farli crescere all'interno della nostra organizzazione. Cercheremo anche nelle nostre territoriali e nelle nostre organizzazioni di categoria per affiancarli al direttore generale, perché possa essere ancora più autorevole per poter contribuire alle misure per la crescita del Paese. Questo dobbiamo fare perché le divisioni non portano da nessuna parte.
Dobbiamo cercare di valorizzare le donne, non per tematiche di genere ma soprattutto per il fatto che questo è un valore aggiunto per noi.
Abbiamo bisogno che i giovani facciano parte della nostra organizzazione, senza lasciarli da parte, loro sono il nostro futuro.
Centro Studi: dobbiamo affiancargli i migliori economisti del Paese per farlo diventare ancora più forte, più autorevole perché le nostre misure siano prese in cosndierazione e siano a costo zero; o che siano proposte che costano ma che abbiano l'autorevolezza nel riscontro di ciò che noi diciamo. Perché sarà l'unico modo per rendere il presidente di Confindustria, con la sua squadra e tutti noi autorevoli di fronte a chi ci rivolgeremo.
Le norme Europee hanno inasprito e hanno messo a rischio le nostre filiere. Abbiamo visto che su questi temi noi dobbiamo lavorare e combattere contro gli atteggiamenti ideologici che questa Commissione ha avuto. Dobbiamo fare in modo che questi atteggiamenti ideologici spariscano, finiscano e non mettano in difficoltà le nostre imprese. La parola chiave sarà prevenire non curare cercando di stare ai tavoli di discussione prima che le proposte arrivino a noi. Dobbiamo lavorare insieme agli alleati delle altre Confindustrie per poter portare le proposte che almeno siano condivise. Il costo della decarbonizzazione sappiamo tutti che è oltre 1100 miliardi stimato dal nostro Centro studi nei prossimi dieci anni, oltre 100 miliardi di euro annui. È ovvio che da soli non possiamo fare neanche 2 miliardi. Saremo messi in difficoltà dai Paesi che ci inonderanno con i loro prodotti nei nostri mercati facendoci uscire fuori dalla competizione. Dobbiamo lottare con forza. Io vengo da una terra che è quella del produttore.
La neutralità tecnologica è la chiave per ogni tipo di settore e dobbiamo primeggiare sulle ricerche. Penso al mondo del farmaceutico, oggi ai brevetti invece di dargli più tempo gliene stiamo dando meno, chi farà ricerca sul farmaceutico sarà costretto a andare al di fuori del continente Europa perché hanno più possibilità di avere il proprio prodotto sul mercato. Questo vuol dire perdere il nostro know how.
Ovviamente non possiamo sconquassare i conti pubblici, ma dobbiamo farlo con la consapevolezza di costruire delle misure che siano sostenibili.
Un altro tema sull'Europa: non possiamo pensare che le regole e le norme che ci arrivano dall'Europa vengano ancora di più inasprite dalle norme italiane: penso alla Plastic Data National Tax, al 5G. Abbiamo alzato l'asticella per non tornare indietro, mettendo in difficoltà in tema di competitività le nostre imprese nei confronti dell'Europa.
Altro tema è il tema dell'energia, che fa parte della sicurezza nazionale. È ovvio che non possiamo pensare ad un indipendenza energetica del Paese nell’immediato. Non lo possiamo pensare, ovvio. Però possiamo pensare che dobbiamo incrementare l'indipendenza energetica del nostro Paese a servizio delle nostre imprese. Nel 2024 - 2033 stimiamo 150 miliardi di costo all'anno per la trasformazione energetica. Ovvio, serve un mix energetico. Le rinnovabili sono importanti ma non si può usare solo questo tipo di energia, perché sappiamo benissimo che anche noi dobbiamo puntare con forza energie costanti e consentire alle nostre imprese di essere più competitive.
E’ necessario parlare del nucleare di 5ª generazione perché l'unica via per rendere competitive le nostre imprese che sono in concorrenza con Paesi nei quali cui l'energia costa 2/3 o addirittura cinque volte meno. Serve un mercato europeo unico e di questo io non ho dubbi e noi dobbiamo pretenderlo con forza.
L'altro tema che mi preoccupa soprattutto e che mi è stato sollecitato diverse volte girando l'Italia che ha fatto parte della mia delegazione: gli investimenti. Nel 202o rispetto al 2019 abbiamo incrementato gli investimenti delle nostre imprese del 20,7%. Tra il 2022 e il 2021 abbiamo incrementato gli investimenti del 9,7%, tra il 2023 e il 2022 del 4,7%. Quest'anno prevediamo un meno sugli investimenti. Ma perché? Per quattro motivi chiari. Uno: l'incertezza normativa europea. Il minor flusso del denaro, il décalage di industria 4.0 e l'aspettativa di incertezza hanno fermato i nostri imprenditori ovviamente nel capire cosa succederà. Gli investimenti richiedono una certezza normativa. Ne abbiamo bisogno perché altrimenti i nostri imprenditori come fanno a puntare sulla neutralità tecnologica? Con il rischio di perdere filiere importanti? Chi lavora nel motore endotermico come può pensare di fare investimenti oggi se non la certezza della normativa europea?
E tutto questo con un costo del denaro al 6% per le nostre imprese e per le micro e medio-piccole. È un problema enorme, abbiamo bisogno che il costo del denaro cali. Le banche fatemi dire devono fare il loro mestiere, che è quello di erogare i finanziamenti senza le garanzie, sulla base del merito, sulla base della vita e della storia delle imprese.
Industria 4.0 è stato uno strumento per noi che ha fatto sì che le nostre imprese siano state competitive in confronto con la Germania e la Francia, con un credito d'imposta che ci ha dato fiato. Non si può governare da soli ed è fondamentale la certezza del diritto, ad esempio il tema della certezza del credito d'imposta, anche perché quante volte e quanti Governi abbiamo visto succedersi e rimettere tutto in discussione. E le misure costruite dal Governo precedente sono state svuotate con misure retroattive mettendo in difficoltà i nostri imprenditori.
Ricerca e sviluppo: quanti di noi hanno ricevuto la lettera di compliance a casa? Poi, dopo, l'Agenzia delle Entrate, la Finanza, la Procura della Repubblica? Perché un reato? Due, tre, uno? E quante aziende prima di essere giudicate hanno subito pignoramenti o sequestri? Noi abbiamo bisogno che l'istituzione sia a fianco dell'impresa, non contro le imprese. E noi sulla certezza del diritto dovremmo fare la battaglia. Perché visto che i nuovi investimenti saranno tutti incentrati sul credito d'imposta, ci sarà il tema dei certificatori: l'abbiamo visto sulla ricerca e sviluppo, se non abbiamo i certificatori e stiamo rimandando questa cosa da circa un anno come potremmo pensare a degli investimenti? Industria 5.0 scade nel 2026, sappiamo benissimo che partiremo a maggio forse con i decreti attuativi ma se dobbiamo decidere un minimo di spesa o un riammodernamento delle nostre fabbriche, noi abbiamo bisogno di produrre di più per produrre di più ci vogliono misure strutturali che arrivano a cinque anni. E per le grandi imprese dobbiamo lavorare sui contratti di sviluppo che possono essere la via per essere più veloci più forti. Dobbiamo noi scegliere quali saranno le filiere da spingere. Sui contratti di sviluppo si può fare veramente la differenza, incrementando le produzioni.
L'altro tema è il Sud. Abbiamo girato parecchio in questi quattro anni. Io credo che sia un tema vitale. Serve fortemente un piano di rilancio del mezzogiorno e forse una riflessione che dobbiamo fare il giorno dopo le votazioni relativamente al nostro Statuto. C'è una legge elettorale in questa Confindustria, abbiamo inasprito la situazione come se non fossimo colleghi. sembra quasi che ci stiamo rubando i bambini uno con l'altro, che è la cosa peggiore all'esterno che possiamo comunicare. E sul tema del sud bisogna ripristinare la delega del mezzogiorno per avere dei punti di riferimento chiari per la sua crescita. E su questo è ovvio che gli strumenti anche agevolativi che sono venuti a mancare nell'ultima legge di bilancio. Dobbiamo superare i gap economici e sociali che oggi esistono. E serve abbattere tutti i divari che abbiamo.
Un'infrastruttura efficace è determinante per avere un Paese che corre veloce. Noi oggi abbiamo un treno che è l'Italia a due velocità, che c'è la prima classe e la seconda classe. Noi non possiamo interrompere il treno, dobbiamo andare ancora più forte perché le esigenze del Nord sono che quel treno vada più forte. Però non possiamo dimenticare che la seconda classe del Sud deve diventare prima classe, così noi riusciremo a essere ancora più forti.
I temi del digitale, dell'intelligenza artificiale e delle Telecomunicazioi. Io credo che il tema sia un tema importantissimo: già le norme europee nella suddivisione delle quattro classi dell'intelligenza artificiale causano una difficoltà le imprese che stanno realizzando le start up in competizione con gli Stati Uniti con gli altri Paesi. Abbiamo bisogno di far crescere le imprese italiane sul digitale proprio per far crescere il sistema italia. L’infrastruttura di TLC è fondamentale per un Paese che non è facile da collegare: abbiamo bisogno che il Paese sia collegato da infrastruttura “chiave”. Abbiamo bisogno che i dati viaggino veloci e questo è un tema in cui noi dobbiamo investire. I grandi hanno fatto i compiti a casa ma noi abbiamo bisogno che i piccoli siano digitalizzati perché le micro, piccole e medie imprese oggi hanno la necessità di crescere, e per crescere serve il digitale. E dobbiamo farlo insieme.
Altro tema che mi preoccupa molto è quello dei trasporti, logistica e turismo. Sul tema dei trasporti e della logistica, noi siamo in un Paese come il nostro di oltre 7000 chilometri di coste. Abbiamo l'infrastruttura più grande d'Europa che è il mare. E su questi temi noi non possiamo pensare che i trasporti e la logistica siano un costo. Noi dobbiamo sentirci “a cavallo” di chi fa trasporti e logistica per essere più competitivi, perché sarà un problema enorme. La decarbonizzazione colpirà tantissimo il trasporto e la logistica e noi nella logistica su 26 paesi siamo al 19º posto, distantissimi dalla Germania. È quanto abbiamo bisogno per essere competitivi, che i nostri trasporti viaggiano più forti e più veloci. Ma per farlo serve un tavolo tra di noi dove ci sediamo e cominciamo a ragionare su questi temi, perché se siamo divisi non ci arriveremo. Abbiamo una flotta navale di 1300 navi. Il problema della decarbonizzazione è enorme. Il “gommato” e i trasporti hanno una criticità enorme. Non possiamo pensare che quella transizione la facciano da soli perché è un costo solo nostro, perché vuol dire che le navi cambieranno bandiera: è un tema competitivo del Paese. Il sistema dello shipping è fondamentale in 7000 chilometri di costa e non possiamo perdere perché siamo costretti dall'Europa ad avere misure più stringenti.
Sul turismo ho detto prima è stata la terza gamba nel momento della necessità, è un'industria, ha una filiera enorme. L'alimentare è il nostro fiore all’occhiello nell'esportazione dell'industria italiana. Chi viene da noi e ci visita trova aspetti unici nostro Paese come la moda, il furniture, l'alimentare, i nostri business. Il turismo è cresciuto del 18,35% e può dare tantissimo ed è quello a cui noi dobbiamo puntare.
Un tema determinante è il capitale umano. Il lavoro che manca ormai è strutturale, tra la domanda e l’offerta di lavoro c'è un divario del 50% ma sappiamo benissimo che il costo del lavoro umano sono i 38 miliardi l'anno. Questo è un tema che dobbiamo affrontare tutti insieme. È un tema demografico. Possiamo dare veramente tantissimo perché se noi riuscissimo ad avere una visione a cinque anni, pensando ad esempio ai corsi formativi o ai corsi di laurea o altro, potremo indicare quali siano le nostre necessità, orientando le nostre le nostre necessità di sviluppo. Ma sia per i tecnici ad alto livello che a quelli a basso costo ci sono sperimentazioni in atto, un corridoio per formare tecnici all'estero per poi farli venire in Italia. Poi si apre un capitolo diverso che è quello delle case per chi viene a lavorare. Ma è un altro capitolo che non possiamo affrontare oggi. Abbiamo bisogno di fare corsi di formazione, c'è un mondo che cambia e il lavoro che cambia, cosi come deve cambiare il contratto nazionale. Chiunque stia uscendo dalle nostre aziende per andare in pensione potrebbe essere il formatore di chi entra nel mondo del lavoro e in modo defiscalizzato. E’ indispensabile per raggiungere gli obiettivi che è riuscita a conseguire la Germania. E qui vengo tema del contratto nazionale del lavoro, se vogliamo essere organizzati dobbiamo fare un contratto nazionale di lavoro per l'ultimo della classe. Poi chi ha capacità farà un secondo livello, ma non dobbiamo mettere in difficoltà le imprese che hanno meno marginalità perché noi non possiamo lasciare indietro nessuno. Con forza chiederemo che il cuneo fiscale venga ridotto, un discorso portato avanti in questi anni ma sappiamo benissimo che lo Stato deve consentire maggior efficienza. Se noi faremo sacrifici qualcosa dovrà fare lo Stato con misure che devono essere strutturali.
Vi abbraccio con questo programma. Non si può fare da soli. Io non credo in una leadership solitaria. Io credo in una squadra forte, una squadra. Credo in un'unità, in un dialogo già dal giorno dopo, mettendo insieme tutti gli animi perché altrimenti ne usciremo rotti. Già per la stampa abbiamo bisogno invece di essere uniti per dimostrare valore ed essere autorevoli. Questa cosa non la posso fare da solo. Facciamolo insieme, facciamolo. E perché no, con Alberto (Marenghi, ndr), con Edoardo (Garrone, ndr) e con Tonino (Antonio Gozzi, ndr).
Grazie.
Emanuele Orsini
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia