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Altro che crisi! Banchieri apolidi e top manager sempre più ricchi alle nostre spalle

Si tratta dell'ovvia conseguenza di una società fondata sul conflitto tra le due classi del signore globale elitario e del servo nazionale popolare

21 Gennaio 2023

Altro che crisi! Banchieri apolidi e top manager sempre più ricchi alle nostre spalle

Fonte: Pixabay

Su "La Stampa" di Torino esce in questi giorni un articolo che, come usa dire, scopre l'acqua calda. E la presenta davvero come una scoperta sensazionale! In particolare, l'articolo in questione ci spiega con il tono solenne di chi ha fatto la scoperta del secolo che i banchieri e i top manager sono sempre più ricchi: e che dunque ai piani alti la crisi non si avverte affatto. Anzi, a voler essere rigorosi andando oltre la lettera dell'articolo, ai piani alti si balla proprio perché ai piani bassi si soffre sempre di più. Se, come diceva Marx, il capitale non è una cosa ma è una relazione tra umani mediata da cose, ne segue more geometrico che l'impoverimento del basso si accompagna all'arricchimento dell'alto. Si tratta dell'ovvia conseguenza di una società fondata sul conflitto tra le due classi del signore globale elitario e del servo nazionale popolare. Come peraltro anche un bambino riuscirebbe facilmente a comprendere e come invece non riescono e non vogliono comprendere gli intellettuali di completamento del rapporto di forza dominante, avendo essi il compito di giustificare il dominio della protograzione liberale e la lotta di classe dall'alto che essa spietatamente conduce contro chi sta in basso. Insomma, il paradiso dei pochi si fonda sull'inferno dei più: questa è la verità ultima della società basata sul capitale, l'orrore che intrinsecamente la caratterizza e che la rende, per dirla ancora con Marx, una "contraddizione in movimento". Del resto, non dovrebbe nemmeno più sfuggire il fatto che la crisi non sia in ultima istanza un fattore perturbatore che interviene incidentalmente e ingovernabilmente dall'esterno: sempre più la crisi si presenta come una arte di governo neoliberale, vuoi anche come un metodo governamentale, per dirla con le sintassi di Foucault. Sicché risulta davvero commovente lo stupore della "Stampa" di Torino quando annuncia il benessere sempre crescente dei ceti abbienti della plutocrazia neoliberale che abita i piani alti. Se esistesse una sinistra seria, rossa e non fucsia, ancora intenta a difendere le classi lavoratrici e non le minoranze elette ad avanguardia della storia con il solo obiettivo di non occuparsi più realmente del popolo dei lavoratori, la soluzione sarebbe semplice: governando, tassare sempre più i banchieri apolidi e i delocalizzatori cinici, al tempo stesso abbassando le tasse ai lavoratori, ai ceti medi e alle piccole imprese sofferenti. E invece la sinistra, perfettamente interscambiabile con la destra sotto il segno del neoliberismo, difende sempre e solo i banchieri e colpisce spietatamente sempre e solo i ceti medi e le classi lavoratrici. Per poi scoprire, insieme con a destra, che ai piani alti stanno sempre meglio e che anzi per loro la crisi è una opportunità di arricchimento tra le tante.

di Diego Fusaro

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