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Presidenza TIM, Massimo Sarmi? Il manager a Il Giornale d’Italia: “Adesso no, ma tutto è possibile. Investimenti comuni per ottimizzare le risorse”

Massimo Sarmi, presidente di FiberCop ed ex ad di Poste Italiane: “Presidenza TIM, sembra strano che a poche settimane dalle elezioni e con le varie emergenze in corso si possa attuare una iniziativa di questo tipo. Magari è un tema che potrà essere affrontato successivamente”

10 Settembre 2022

Presidenza TIM, Massimo Sarmi? Il manager a Il Giornale d’Italia: “Adesso no, ma tutto è possibile. Investimenti comuni per ottimizzare le risorse”

Massimo Sarmi, Presidente FiberCop

Oggi sono girati alcuni rumors circa la possibilità che Vivendi, primo azionista di TIM, su iniziativa di Bolloré e De Puyfontaine, punti nel prossimo CdA di TIM,a un cambio di presidenza, nominando Massimo Sarmi, presidente di FiberCop (Gruppo Tim) ed ex ad di Poste Italiane, alla Presidenza di TIM al posto di Salvatore Rossi. Iniziativa già tentata alcuni mesi fa ma che non ha trovato l’approvazione di Daniele Franco e Francesco Giavazzi.

Dr Sarmi, oggi sono girati alcuni rumors relativi alla possibilità che Vivendi, primo azionista di TIM, punti a un cambio di presidenza, nominando lei al posto di Salvatore Rossi..

Sembra strano che a poche settimane dalle elezioni e con le varie emergenze in corso si possa attuare una iniziativa di questo tipo. In ogni caso, si tratta di ambiti che riguardano gli azionisti. Magari è un tema che potrà essere affrontato successivamente.  

Ci sono dunque i presupposti per i quali possa accadere dopo?

Tutto è possibile.

Qual è la sua idea sulla rete unica?

Francamente credo che rispetto a quello che si diceva due anni fa, ovvero che ci potesse essere il rischio di creare dei territori non coperti, oggi le cose siano molto cambiate e in pratica in via di risoluzione: con le assegnazioni delle gare del PNRR, la copertura risulterà completa nei tempi previsti. Poi sappiamo che in un mercato competitivo come quello europeo debbano esserci almeno due operatori: sono le cosiddette aeree nere. Quelle bianche sono state assegnate in concessione e quelle grigie o fanno parte dei programmi degli operatori o sono state assegnate a gara. Sembrerebbe che quel tema, soprattutto, appunto, con le risorse del PNRR, sia in via di risoluzione.  

Avere una rete unica non comporta un tema di rischio?

Cosa vuol dire rete unica? Vuol dire che le reti di telecomunicazione per definizione sono tutte interoperabili. D’altra parte pensiamo al traffico internazionale. Ormai le aree nere sono pressoché completate, le bianche sono quelle in concessione e le grigie sono state assegnate a gara o all’uno o all’altro.

Open Fiber e Telecom Italia convergerebbero?

Tutto si può fare. Ripeto, ricordiamoci che il nostro è un sistema regolato e quindi comunque certe operazioni devono passare sotto il vaglio dalla Bce concorrenza, e che trovano la loro esecuzione materiale dopo un certo tempo.  

Qual è il tuo modello di realizzazione e in quali tempi?

Il primo problema è quello del “paese”, anche se si sta in un paesino servi connessioni ad alta velocità. Poi ci sono problemi legati allo stato di salute o a scelte industriali degli operatori, ma si possono fare alleanze, merger e quant’altro. In Europa si sa che il gruppo degli operatori principali raccolta ECTA lo sta chiedendo se si può far convergere operatori sul modello degli altri paesi extraeuropeo. In questo mercato poi se vuoi pagare ad esempio il “mobile” cosi poco, devi essere un soggetto di grandi dimensioni, altrimenti non si possono fare investimenti.

Quindi una rete unica o convergente è un driver per avere un’economia di scala e quindi ridurre i costi..

Si ma questo già in parte avviene, perchè se vai a vedere ad esempio Inwit, le torri sono oggi già in comune a tutti e ci sono strumenti come il coinvestimento, previsto dal codice delle comunicazioni europee, tutte formule per ottimizzare le risorse

Scorporando la rete da Telecom?

Ma questo è un fatto finanziario, non è un aspetto industriale. Da un punto di vista finanziario lo scorporo non è un obbligo, in tutta Europa guarda come sono organizzati gli operatori. Cosa chiede il regolatore? Che non ci siano dei rapporti incrociati e non chiari e quindi preferisce vedere delle società separate. Ma non è obbligatorio. Se un possibile investitore vede meglio un asset con una forma societaria per monitorare meglio l’investimento stesso, quindi con bilanci separati, potrebbe essere un’opzione, ma non c’è nessun obbligo.

Entrambe le opzioni sono perseguibili quindi, l’importante è la corretta governance?

Si: come sempre quando c’è un azionariato plurimo e degli azionisti di riferimento va trovata la soluzione ottimale, anche considerando che se da un lato ce n’è uno che fino ad oggi ha investito perdendo molti soldi, dall’altro c’è CDP, che è presente in tutte e 2 le società (Tim e Open Fiber), e di conseguenza non bisogna tralasciare nessun aspetto. Oggettivamente ci insegnano tutti che si può essere anche portatori di un interesse nei confronti dell’altro.

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