09 Aprile 2022
Generali
A venti giorni esatti dall’assemblea del 29 aprile per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Generali, i contendenti affilano le armi in vista della battaglia finale. Gli schieramenti, lo ricordiamo, vedono da un lato l’azionista di maggioranza Mediobanca, con una quota del 17,27% (12,8% di quota propria cui si somma un altro 4,4% preso in prestito), assieme a De Agostini, azionista con l’1,44%. Sul fronte opposto ci sono Leonardo Del Vecchio attraverso la sua cassaforte Delfin che possiede il 6,62%, e Fondazione Crt con l’1,71%, ma soprattutto Francesco Gaetano Caltagirone, che ha significativamente aumentato le proprie quote nel corso degli ultimi due anni arrivando a salire fino all’attuale 9,51%. Quest’ultimo potrebbe ulteriormente salire nelle prossime settimane, ma al raggiungimento della soglia del 10% sarebbe necessario il via libera delle Autorità di vigilanza.
Ed è proprio la vigilanza uno dei tanti fronti su cui le due parti si sono date battaglia. Tirate in ballo, Consob e Ivass si sono però chiamate fuori dallo scontro. La Consob ha fatto sapere che non interverrà in merito alla richiesta di chiarimenti che era arrivata da Generali a febbraio sull’ipotesi di azione di concerto portata avanti da Caltagirone, Delfin Fondazione Crt. Secondo la Consob, “non emergono violazioni degli obblighi di comunicazione in ordine ai programmi futuri prescritti dalla suddetta disposizione”. Sulla stessa linea anche l’Ivass, che lunedì scorso ha comunicato di non aver riscontrato “utili elementi per l’avvio di un procedimento amministrativo volto ad accertare la fattispecie di cui all’art. 68, comma 2-bis, del Codice delle Assicurazioni”.
C’è poi un altro fronte sul quale lo scontro si è fatto ben più acceso, ed è quello dei piani industriali. A quello ufficiale “Lifetime 24: Driving Growth”, presentato il 15 dicembre dal ceo Philippe Donnet, si è affiancato una sorta di piano industriale ombra, “Awakening the Lion”, sostenuto dalla lista di Caltagirone e presentato alla stampa da Claudio Costamagna (candidato presidente) e Luciano Cirinà (candidato ceo). Un programma decisamente ambizioso e apertamente polemico con l’attuale management di Generali, accusato di “impedire la crescita della compagnia e la massima creazione di valore per tutti gli azionisti”. A questa e alle altre critiche mosse contro il Piano ufficiale, ha risposto questa settimana lo stesso Donnet in un’intervista a Repubblica. Il ceo di Generali ha definito il Piano della lista Caltagirone “un insieme di slide fatte da consulenti che da una parte riflettono delle ossessioni (come sulle acquisizioni) più che delle idee, dall’altra fanno confusione tra ambizione e rischio”. Secondo Donnet, “Awakening the Lion” metterebbe anche in dubbio i dividendi. “Non sono numeri più ambiziosi del nostro piano: sono solo più rischiosi, e senza remunerare di più gli azionisti anzi, mettendo a rischio i dividendi che invece il nostro piano prevede in costante crescita. Lo ritengo molto pericoloso, anche alla luce del peggioramento macro, con una guerra che non si sa quanto durerà, più inflazione e meno crescita”, ha detto.
Perplessità e preoccupazione, inoltre, sono arrivate anche dai sindacati per una strategia, quella prefigurata in “Awakening the Lion”, che può “declinare in maggior parte l’efficientamento dei costi sui lavoratori”. Luca Esposito, responsabile assicurativo della Fisac Cgil ha fatto notare come il contro-piano industriale della lista Caltagirone preveda “un obiettivo annuale di doppio contenimento dei costi: dai 300 milioni di Donnet ai 600 di Caltagirone”. A questo si aggiungono le dichiarazioni di Costamagna che in un’intervista alla Reuters ha parlato di “persone che soffriranno”, in merito all’obiettivo di una compressione di cost/income dal 63,7% a meno del 55%. Su questo si è espresso, sempre nell’intervista a Repubblica, lo stesso Donnet. “Ho letto in un’intervista al dott. Costamagna la frase ‘people will suffer’, riferita alla riduzione dei dipendenti: un’affermazione che trovo moralmente sbagliata, denota indifferenza e va contro la sostenibilità. Non vedo proprio la necessità di far soffrire i dipendenti di Generali, che dopo anni di grandi sforzi hanno ottenuto grandi obiettivi”.
La battaglia quindi è a tutto campo, e si giocherà su diversi fattori che potrebbero essere l’ago della bilancia. L’obiettivo principale è quello di convincere i grandi investitori. Motivo per il quale i rappresentanti di entrambe le liste sono volati negli Stati Uniti e a Londra per un tour serratissimo. La iss, secondo le ultime indiscrezioni, ha indicato di votare la lista di Donnet, tralasciando le altre opzioni come Caltagirone e Assogestioni. "Mentre ISS sosterrebbe tipicamente la lista Assogestioni in elezioni prive di un confronto tra due liste di maggioranza" sottolineano, ", gli azionisti in questo caso dovrebbero concentrarsi su quale delle liste di maggioranza è più adatta a garantire la creazione di valore a lungo termine per gli azionisti". E motiva che bisogna "evitare una discontinuità ingiustificata, poiché i voti per Assogestioni potrebbero abbassare le possibilità che la lista del consiglio di amministrazione vinca il maggior numero di voti".
Dalle parti di casa nostra un ruolo chiave lo avrà certamente la famiglia Benetton, che forte del 3,93% non si è ancora schierata con nessuna delle due parti. Per la famiglia di Ponzano Veneto la partita di Generali si incrocia con quella su Atlantia: controllata al 31,1% dalla cassaforte di famiglia Edizione, la società è finita nel mirino del finanziere spagnolo Florentino Perez, patron del Real Madrid. Non c’è ancora alcun segnale su come si muoveranno i Benetton sul fronte triestino. In passato la famiglia ha avuto legami di business sia con Del Vecchio sia con Caltagirone, ma sono ottimi i rapporti anche con Mediobanca tanto che l’istituto di piazzetta Cuccia è stato chiamato da Edizione come advisor (assieme a Goldman Sachs) della partita su Atlantia.
Di Silvano Telesi
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