10 Gennaio 2022
Come emerge dal report “M&A in Italia - Review 2021 e Preview 2022” realizzato annualmente da EY, nel 2021, in Italia si è verificata una rilevante crescita dell’attività di investimento. Infatti, si sono registrati 705 deal con target in Italia (+27,3% rispetto al 2020) con un volume complessivamente stimabile in € 85,5 miliardi, un valore mai registrato prima nel nostro Paese e in significativa crescita rispetto ai € 39 miliardi registrati nel 2020 (+122,1%).
Molti elementi suggeriscono che, nel corso del 2022, il mercato M&A possa esprimere andamenti positivi, in linea con quanto registrato nel 2021. Rimangono, tuttavia, alcuni elementi di incertezza legati, da un lato, all’andamento della pandemia e al rischio di nuovi lockdown e, dall’altro, all’andamento inflattivo che potrebbe minare la ripresa dei consumi. È quanto emerge dal report “M&A in Italia - Review 2021 e Preview 2022” realizzato annualmente da EY.
L’elevato volume di investimento registrato nel 2021 è stato trainato da alcune rilevanti operazioni di controvalore superiore a €1 miliardo (ben 18 operazioni rispetto alle 10 del 2020) che hanno totalizzato un valore aggregato eccedente i € 60 miliardi; ma anche nel mid market il dato è stato positivo, con un totale investito pari a circa €24,6 miliardi (+55,4% rispetto al 2020). Tra i settori più performanti per numero di operazioni, il settore industriale e chimico (195), il consumer (132) e quello technology (88); passando all’analisi per valore delle operazioni, guida la classifica il settore infrastrutture e costruzioni (€ 22.312 mln) e seguono quello delle telecomunicazioni (€ 11.897 mln) ed energetico (€ 10.583 mln).
Marco Daviddi, Strategy & Transactions Markets Leader Europe West, EY, commenta: “L’M&A in Italia nel 2021 ha raggiunto un volume complessivo di oltre 85 miliardi di euro, toccando un valore mai registrato prima nel nostro Paese. L’elevata attività transazionale è stata una delle risposte alla trasformazione dei modelli di business e delle operations delle aziende, accelerata dalla pandemia, che ha innescato processi di riorganizzazione supportati anche da acquisizioni per dotarsi di nuove competenze, tecnologie, catene di produzione e mercati di sbocco. Inoltre, una rinnovata attenzione ai temi della sostenibilità, nel senso ampio del termine, ha contribuito a spingere ulteriormente la dinamica transazionale, specie per efficientare l’impatto dai cicli di produzione e per allargare la gamma di prodotti per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori”.
Significativi i dati legati alle performance del Private Equity che ha visto incrementare significativamente il proprio ruolo: i fondi hanno concluso 166 operazioni di buy-out su target italiane, realizzando circa il 23,5% delle transazioni totali, per un valore aggregato di € 21 miliardi (rispetto a 120 operazioni nel 2020 per un controvalore pari a € 8,3 miliardi). Si tratta del dato relativo all’attività dei fondi in Italia maggiore di sempre sia per valore sia per volume.
L’attività di M&A si è concentrata sul territorio italiano in maniera disomogenea, in linea con la distribuzione del tessuto imprenditoriale nelle varie aree del Paese. Dei 705 deal registrati nel 2021, 331 operazioni si sono svolte con target nel Nord-Ovest, il cui settore più attrattivo è risultato quello manifatturiero e industriale (25% delle operazioni); a seguire il Nord-Est e il Centro (che registrano rispettivamente 197 e 139 operazioni), con target perlopiù operanti nel settore industriale (il 37% per il Nord-Est e il 21% per il Centro); infine il Sud con 38 acquisizioni, il cui 30% si è registrato nel settore energy & utilities (che fa leva sulle caratteristiche favorevoli del territorio, soprattutto per quanto attiene le rinnovabili).
Secondo un modello proprietario di previsione macroeconomica, EY ha rivisto al rialzo (+6,4%) le stime sulla crescita del PIL, trainata soprattutto da una dinamica robusta della domanda interna: i consumi sono previsti crescere intorno al 5% rispetto al 2020 e gli investimenti di circa il 16%.
Marco Daviddi, Strategy & Transactions Markets Leader Europe West, EY: “La raccolta dei fondi e il relativo dry powder da investire si confermano su livelli molto alti, così come la liquidità accantonata in Italia dalle famiglie e dalle imprese. Seppure l’elevata disponibilità di capitale di rischio fosse un fenomeno già registrato da alcuni anni, la crisi innescata dal Covid-19 ha accelerato una serie di trasformazioni che hanno messo aziende e imprenditori di fronte all’opportunità e necessità di aprire il capitale alla partecipazione di soggetti in grado di portare risorse fresche e know how. Questo fenomeno è destinato a perdurare in vari settori: la necessità di operare una veloce trasformazione dei modelli di business e operativi, all’insegna della revisione delle catene di fornitura, dell’efficienza operativa e della definizione di nuove modalità di ingaggio dei clienti, in un contesto, quale quello italiano, di limitata disponibilità di capitale specie nelle PMI, continuerà a favorire una dinamica M&A solida. Molte grandi operazioni sono attese nel 2022 nei settori delle telecomunicazioni, life science ed energia”
Marco Daviddi conclude con queste dichiarazioni: “Sussistono, ad ogni modo, degli elementi di incertezza che possono minare l’andamento dell’attività transazionale, tra cui l’andamento della pandemia, l’andamento inflattivo e la tenuta del debito e dello spread, in caso di ulteriori shock pandemici o nel caso di instabilità nel governo. Settori quali retail & consumer, manufacturing e prodotti industriali e automotive appaiono tra i più esposti a tali rischi; inoltre, va ricordato che nell’ultima legge di bilancio non sono stati rinnovati gli incentivi fiscali per la rivalutazione delle partecipazioni non quotate, rendendo di fatto più costose le exit per gli imprenditori”.
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