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Gartner: il posto di lavoro del futuro? Basato sulla centralità della persona, valorizzazione e market place dei talenti” 

Casonato Group Vice President di Gartner Research a Il Giornale d'Italia: “Le organizzazioni che hanno un approccio modulare e adattabile sono più resilienti e in grado di agire e operare con maggiore velocità” 

06 Dicembre 2021

Gartner: il posto di lavoro del futuro? Basato sulla centralità della persona, valorizzazione e market place dei talenti” 

In questo periodo l’information tecnology ha assunto un ruolo determinante per il rilancio delle imprese che puntano ad una crescita importante nei numeri e nel business. Realtà come Gartner, società per azioni multinazionale che si occupa di consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell’IT sono fondamentali per far capire alle società su cosa puntare e come sviluppare il proprio lavoro. 

Gartner: l'approccio modulare e adattabile rende le imprese più resilienti 

Con oltre 15.000 clienti nel mondo e 150 sedi a livello mondiale, Gartner fondata nel 1979, è leader in questo settore con un’espansione che negli anni ha portato all’acquisizione di altre 30 aziende. “Gartner è una società che ha come missione principalmente quella di fornire ricerche e valutazioni per aiutare i nostri clienti alle decisioni che devono prendere nell’ambito del loro business. Una parte importante è relativa alle ricerche che facciamo in ambito IT” rivela a Il Giornale d’Italia Regina Casonato Group Vice President di Gartner Research 

 

Come è cambiato il modo di fare consulenza strategica, ricerca e analisi nella tecnologia dell’informazione dopo la pandemia?  
Il nostro lavoro durante la pandemia è cambiato ma non tantissimo perché in Gartner la modalità di lavoro ibrido, da remoto e da ufficio, è sempre stato tra le caratteristiche dell’azienda. Il cambiamento causato dalla pandemia sicuramente ha portato ad una maggiore virtualizzazione delle interazioni, ma da un punto di vista generale noi eravamo già strutturati per farlo. Una parte delle attività business, soprattutto legate agli eventi che sono stati interrotti, ne ha risentito ma per quanto riguarda gli analisti e le interazioni con i nostri clienti si è continuato a farli in modalità tradizionale.  

 

Come si lavorerà nel futuro, come le aziende genereranno valore e come la tecnologia aiuterà ad essere flessibili e resilienti? 

Il futuro del lavoro è stato uno dei temi che abbiamo trattato molto ampiamente nel recente simposio virtuale che abbiamo fatto dedicato all’EMEA che ha visto 12mila partecipanti da tutti i principali paesi, 350 persone solo dall’Italia, che rappresentavano tutti i principali settori industriali. La pandemia ci ha fatto fare uno dei più grandi esperimenti su come si cambia modalità di lavoro.  

Il lavoro da remoto o in modalità ibrida, almeno un giorno a settimana è diventato permanente nel mondo del lavoro. La nostra previsione è che nel 2022 il 47% di chi fa un lavoro da impiegati lavorerà da remoto in modalità ibrida, questa rappresenta una crescita al 20% rispetto al 2019. Abbiamo avuto un’accelerazione che però aveva trovato già una sua visibilità all’inizio della pandemia quando molte persone furono mandate a lavorare da casa e a quel tempo uno studio che facemmo con i responsabili HR e Finanza e le aziende aveva dato come indicazione che almeno il 48% delle persone si aspettava che il lavoro da remoto continuasse anche dopo la pandemia. Chi ha sperimentato il lavoro in modalità ibrida in questi due anni sta facendo pressione sulle aziende per continuare a lavorare almeno in parte così. Da uno dei nostri studi solo il 14% delle persone intervistate ha dato una preferenza per tornare a lavorare in ufficio.  

 
Questo cosa comporta? 

Questa normalizzazione del lavoro ibrido ha una serie di implicazioni, la scelta del lavoro da remoto sarà una scelta dell’individuo e della dimensione nel quale opera, il ruolo del posto di lavoro in ufficio evolverà da un ambiente focalizzato sulla produttività dell’individuo, ad un ambiente che facilita la collaborazione. Nella pianificazione del posto di lavoro il management dovrà tener conto di nuovi fattori, ad esempio che lo spazio per gli uffici diminuirà, man mano che le persone aumentano il lavoro da casa è chiaro che lo spazio che sarà necessario sarà inferiore. Cambieranno anche le modalità con cui gli uffici saranno organizzati, cambierà il disegno degli ambienti. Dal nostro punto di vista il posto di lavoro non scomparirà ma il suo ruolo e come sarà strutturato cambierà profondamente.  

Dal punto di vista delle tecnologie noi siamo già molto avanti, quando è iniziata la pandemia le organizzazioni hanno dovuto strutturarsi per il lavoro da casa e hanno cominciato ad investire su tecnologie che permettevano di gestire un lavoro ibrido. La sfida ora sulle tecnologie è quella di creare con i propri dipendenti questo nuovo modo di lavorare, dove la collaborazione sarà un vantaggio per l’organizzazione, un modo nuovo in cui i leader e i manager delle organizzazioni gestiranno le persone. Non sarà importante il dove si lavora, quanto mettere i dipendenti in grado di farlo in qualsiasi scenario essi scelgano.  

 
In base a questo come verranno ripensati i posti di lavoro? 

Per questo abbiamo indicato tre cose da fare, la prima è disegnare un posto di lavoro attorno alla persona e questo significa tener conto non solo del lavoro in sé ma anche degli aspetti che sono legati alla flessibilità dare anche degli orari di lavoro, tenendo conto delle specifiche situazioni individuali. Il secondo punto è disegnare un approccio che permetta di valorizzare tutte le risorse che sono disponibili all’interno di un’azienda e per l’IT questo è importante. Crediamo che all’interno delle aziende siano cresciute al di fuori della struttura IT delle professionalità che abbiamo chiamato business tecnologist che lavorano sull’IT, che propongono soluzioni, che aiutano a sviluppare nuovi prodotti e servizi digitali. Noi stimiamo che questi business technologist rappresentino il 41% dei dipendenti, quindi ci sono altre risorse, talenti e competenze che possono essere utilizzate al meglio in questa accelerazione della digitalizzazione. Parliamo da qualche anno di creare dei fusion team, che mettano insieme persone che lavorano nell’IT e nel business per continuare a innovare e costruire nuovi prodotti e servizi digitali.  

Il terzo elemento è quello di creare il marketplace per i talenti per far crescere le proprie persone, incrociare domanda e offerta e quelle che sono le aspirazioni di chi lavora all’interno dell’azienda. Molti dei talenti IT sono mobili, hanno una propensione a cambiare e quindi è importante poter dare loro dei percorsi mettendo insieme quelle che sono le opportunità che l’azienda può offrire, accanto alle persone che cercano di crescere. Tre sono quindi principi che secondo noi sono importanti nel disegno del posto di lavoro del futuro: la centralità della persona, la valorizzazione dei talenti, anche al di fuori dell’ambito IT e il marketplace per i talenti. 
 

Cosa significa la business composability e perché è importante? 

La componibiltà del business è un tema che abbiamo introdotto da qualche anno, per noi è l’approccio delle nuove tecnologie, una modalità operativa che permette all’organizzazione la flessibilità e l’agilità necessaria per trattare le nuove opportunità e le nuove sfide. Con la pandemia abbiamo dovuto affrontare un problema nuovo e crediamo che creare un modello operativo che permetta di gestire i cambiamenti sia davvero importante. La business composability è quindi un antidoto a quella che è la volatilità, ai cambiamenti e vediamo che le organizzazioni che hanno grande componibilità nei propri processi, nelle tecnologie, nell’approccio nella soluzione dei problemi hanno un vantaggio competitivo, perché sono in grado di rispondere più velocemente alle sfide che si presentano e sono anche in grado di innovare più velocemente. Alla base della business composability, c’è il principio della modularità che permette di riaggregare all’interno dei componenti anche la flessibilità necessaria.  

Ci sono tre ambiti necessari per far diventare il business modulare e componibile, per aumentare la flessibilità delle organizzazioni e questi sono: la capacità di risolvere i problemi quando si presentano, non con un centro che decide, ma con la capacità dei team di intervenire e agire nel modo più appropriato. Questo Composable thinking quindi crea un’organizzazione più distribuita in cui si agisce nel momento in cui si creano le condizioni e si ha la possibilità di farlo. Il secondo è la business architecture componibile che deve essere disegnata per permettere all’organizzazione di essere adattabile e flessibile per agire. Il terzo elemento è la tecnologia che deve abilitare la flessibilità per rivedere le modalità con le quali l’organizzazione crea valore, pensiamo a tecnologie come iCloud e l’intelligenza artificiale. Tutto questo fa parte di strutture che devono essere agili a tutti i livelli dell’organizzazione, questi tre elementi creano grande flessibilità e capacità di riproporre soluzioni in base al contesto che si crea. Per noi è un vantaggio competitivo, dai dati che abbiamo vediamo che le organizzazioni che hanno questo approccio modulare e adattabile sono più resilienti e in grado di agire e operare con maggiore velocità. 

 
Quali saranno gli Spending plans per il 2022 e dove bisognerebbe indirizzarli per meglio sviluppare le aziende?  

La spesa mondiale crescerà, noi stimiamo che quella per l’IT arriverà a 4,5 trilioni di dollari nel 2022, una spesa del 5,5% in più rispetto al 2021, quindi una cifra enorme. Spesa per il software e i servizi di Information technology giocheranno un ruolo importante. La spesa IT sta recuperando a livelli pre-pandemia più velocemente di quello che sta avvenendo per il fatturato delle aziende per questo la priorità rimane la digitalizzazione. Noi prevediamo che il budget IT crescerà in Europa intorno al 3,7% nel 2022, piccola crescita rispetto al budget globale. Il Covid è stato un acceleratore e questo ha portato i board delle aziende a continuare ad investire nella digitalizzazione e nelle nuove tecnologie. Il budget verrà speso in tanti modi, soprattutto in intelligenza artificiale, in sicurezza, nella parte della gestione dei dati e analitica e del iCloud, tutto questo per aumentare la componibilità. In Italia il budget IT è stimato inferiore all’EMEA, intorno al 2,3% e i settori dove si investirà sono più o meno gli stessi, cyber security, business intelligence, analitica, dati, intelligenza artificiale e iCloud.  

La cyber security, secondo gli studi che abbiamo fatto, è indicata come l’area principale di investimenti, sicuramente per la crescita del numero di attacchi informatici e della percezione del rischio e per questo c’è una grande attenzione da parte delle organizzazioni. C’è un rischio però ed è quello di investire in cyber security e tecnologie per gestire controllo dei dati ma senza approccio strutturato, che permette di aumentare il controllo dei rischi di gestione legati alla sicurezza. I data analytics ora sono sicuramente al centro negli sforzi di digitalizzazione, continua a crescere anche nell’indicazione di investimento da parte delle aziende anche italiane. Lo sforzo che vediamo è quello di avere un’analitica più diffusa e generale che supporta le organizzazioni. Per l’intelligenza artificiale e il machine learning, degli abilitatori per l’accelerazione della digitalizzazione, potrebbe esserci un rallentamento però per l’anno prossimo, forse legato all’attenzione verso la cyber security. Infine per l’iCloud platform, quindi la propensione allo spostamento da sistemi legacy a sistemi iCloud per applicazioni di tipo collaborativo e gestione dei contenuti, dallo studio che abbiamo fatto l’investimento proprio sui iCloud services crescerà nel 2022 dell’8% rispetto al 2021. 
 

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