14 Maggio 2021
Crisi economica: sono ben 73.200 le imprese italiane tra 5 e 499 addetti, il 15% del totale, di cui quasi 20mila nel Mezzogiorno (19.900) e 17.500 al Centro, a forte rischio di espulsione dal mercato. Ad essere in difficoltà le imprese dei servizi, con un 17%, quasi il doppio rispetto al 9% del settore manifatturiero.
A dirlo un’indagine Svimez-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, che è stata condotta su un campione di 4mila imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti.
Il covid ha messo in ginocchio parecchie imprese e nello studio viene definito il profilo di quelle a rischio chiusura. Sono quelle che "hanno forti difficoltà a 'resistere' alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione, di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021".
L’indagine mette in evidenzia, inoltre, insieme ad una evidente differenziazione tra Nord Est e Nord Ovest, anche la fragilità del centro sempre più vicino alla situazione del Mezzogiorno.
Lo studio ha, inoltre, riscontrato come il 30% delle imprese dei servizi ed il 22% di quelle del settore manifatturiero si attendono anche per il 2021 un fatturato in calo: chiaro segnale che ci vorrà tempo uscire dalla crisi. Dall’analisi inoltre è evidente come la crisi nel settore dei servizi abbia colpito indifferentemente tutto il territorio nazionale, anche se è il Nord Ovest ad aver forse sofferto qualcosa di più in questo settore. Le imprese del manifatturiero in difficoltà sono in prevalenza nel Mezzogiorno con il 27% delle imprese che si aspetta performance negativa, seguito dal Centro Italia 25%, infine il Nord Est con il 19%.
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