23 Luglio 2024
"A volte mi chiedono: perché spendi tutto quel tempo e denaro a parlare di gentilezza verso gli animali quando c'è tanta crudeltà verso l'uomo? E io rispondo: sto lavorando alle radici".
Questa frase appartiene all'avvocato, criminologo e professore statunitense George Thorndike Angell (1823 -1909). Attivista per le società umanitarie in Inghilterra e Nord America e fondatore della Massachusetts Society For The Prevention Of Cruelty To Animals (www.mspca.org) nel 1868 e della American Humane Education Society nel 1889.
Mi piace sempre pronunciarla quando inizio un conferenza e, ancora una volta, la ripeto in quest'articolo.
Sono molto colpito da due articoli su atti atroci contro animali domestici (anche con video) recentemente pubblicati in queste pagine, sono sicuro con le migliori intenzioni.
L’Italia è da sempre all'avanguardia nella tutela dei diritti dei nostri fratelli a quattro zampe e un esempio per chi si è battuto per questi principi in altri luoghi del pianeta. Com'è possibile che l'uomo di un paese culla della civiltà e del pensiero filosofico occidentale possa commettere atti così ripugnanti e di estrema violenza contro esseri in inferiorità di condizioni?
L’Internet originaria, quella non ancora colonizzata dalla speculazione neoliberista, ci ha portato innumerevoli meraviglie. Ma oggi presenta anche lati estremamente bui e pericolosi, che le autorità non hanno saputo gestire e l’umanità subisce. Uno di questi sono le sfide virtuali di stampo criminale che generano canaglie “Influencer” e “youtuber”, persone senza meriti né talenti che trovano in questi canali la ragione della loro triste esistenza e, non ultimo, un grande profitto.
I video di atti di crudeltà e violenza contro gli animali, principalmente domestici, che circolano in rete sono pratiche di energumeni con patologie psichiatriche che si uniscono alla necessità patologica di notorietà e alla ricerca di "visualizzazioni" (cioè soldi) nelle così chiamate "reti sociali" e sono anche parte di una modalità estrema delle sfide virtuali che circolano nella oscurità della rete.
L'atto brutale si registra in video, perché è il motore delle sfide e del guadagno.
A volte, questi video registrano atti apparentemente simpatici, curiosi ed eroici di animali o salvataggi. Ma anche questi sono generati portando gli animali a situazioni di pericolo, la maggior parte delle volte fatali.
La Guardia Civile spagnola ha denunciato, all'inizio dell'ascesa delle "reti sociali", più di dieci anni fa, che ogni video di atti violenti contro gli animali caricati sulla rete, principalmente su YouTube, in media genera altri 14 video simili e un aumento del livello di violenza.
Negli ultimi anni, anche nostri colleghi di Euronews hanno denunciato questa abominevole "moda", aggiungendo, inoltre, i video di falsi salvataggi di animali effettuati da quelli che, dopo averli sottoposti a una situazione di pericolo, filmano il presunto salvataggio.
So che è un argomento molto difficile da affrontare giornalisticamente, perché è un tipo di crimine nuovo che non può essere trattato allo stesso modo in cui vengono trattati i crimini contro l’uomo perché c’è questo gioco perverso nascosto che è possibile sia grazie alla diffusione delle "reti sociali", sia da parte dei media giornalistici non prevenuti.
Le sfide virtuali sono note, In questi mesi assistiamo alla pratica dei rapporti sessuali in luoghi pubblici (molto più innocente...) ma da tempo ne conosciamo altre promosse da criminali che arrivano fino al punto di indurre bambini e ragazzi al suicidio.
Accade che tra noi ci siano esseri umani privi di valori, culturalmente emarginati o con diverse patologie psichiatriche che li "emulano" e/o si uniscono alla "competizione", affrontandola come una tacita sfida collettiva virtuale in cui il mezzo che li diffonde diventa veicolo di comunicazione tra di loro; una attività di continuità incontrollabile.
Questa sfida di violenza estrema con gli animali non si verifica con gli esseri umani, sicuramente perché questi energumeni codardamente approfittano della facilità che dà loro l'amichevole ingenuità degli animali domestici e perché si tratta di crimini che credono possano rimanere impuniti.
Il Criminologo venezuelano, molto noto nel continente americano, Victor Mileo (1918-1993) descrive chiaramente nel suo libro Animali e umani il percorso dello sviluppo criminale umano dicendo che questi esseri cominciano a esercitare la violenza da molto giovani prima sugli oggetti (ad esempio rompendo i vetri delle finestre di un'abitazione abbandonata), poi sulle piante (ad esempio rompendo il tronco di un giovane albero), quindi l'evoluzione criminale arriva agli animali. Se questa progressione non viene fermata dalla società, questo sviluppo continuerà sui bambini prima e sulle persone adulte dopo.
Il fenomeno delle "reti sociali" virtuali ha reso possibile questo tipo di tacita promozione di massa della violenza contro gli animali. Sebbene la sua diffusione generi un massiccio ripudio, ne alimenta anche notevolmente la replica.
C'è bisogno che noi Giornalisti in primis e i partecipanti alle "reti sociali" virtuali siano consapevoli di questo fenomeno criminale per non partecipare indirettamente a queste sfide nelle quali esseri in inferiorità di condizioni finiscono per essere vittime.
Noi che promuoviamo il rispetto dei diritti degli animali da un punto di vista umanistico, noi che analizziamo questo fenomeno criminale e siamo inoltre Giornalisti, dobbiamo sensibilizzare i nostri colleghi su questa situazione e suggerire che, invece di dare un resoconto dettagliato del fatto criminale, è meglio seguire gli accadimenti dalla scrivania della Redazione e quando vi sia una condanna giudiziale del criminale, dare lo spazio alla sentenza ma sempre senza fornire dettagli su come è stato assassinato lo sfortunato animale per non permettere che la sfida possa avere continuità grazie all'emulazione. Ciò che conta è che la società sappia che chi tortura o uccide un animale è penalmente responsabile e sarà condannato anche col carcere.
Di Marcello Marcolini (Giornalista, ex Presidente de l'Associacón Protectora De Animales Del Sur, Argentina).
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