04 Marzo 2023
Andrea Crisanti. Fonte: Imagoeconomica
Andrea Crisanti, microbiologo e deputato Pd, ha prestato la propria consulenza alla procura di Bergamo nell'ambito dell'inchiesta Covid. Dalla relazione depositata, emergono dettagli inediti sulle presunte responsabilità di Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Attilio Fontana e Giulio Gallera riguardo alla gestione della pandemia in Val Seriana.
Il parassitologo e attuale deputato Pd si scaglia contro il leader pentastellato: "La ragione per la quale azioni più tempestive e più restrittive non sono state prese la fornisce il presidente Conte quando nella riunione del 2 marzo 2020 afferma che 'la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato'. Queste considerazioni hanno prevalso sulla esigenza di proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini dalla diffusione del contagio": così Andrea Crisanti alla procura di Bergamo.
Poi la stoccata al segretario di Articolo 1: "L'allora ministro Roberto Speranza, il prof Brusaferro (presidente dell'ISS), il dott. Miozzo (coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico), il dott. D'Amario ( ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero)", riferisce ancora il microbiologo, erano tutti "a conoscenza del Piano Covid", degli "scenari di previsione" e "della gravità della situazione" e per questo hanno preso "la decisione di segretare il piano per non allarmare l'opinione pubblica". Allarmismo a cui, di lì a settimane, avrebbero contribuito non solo media e politici, oltre a diversi esponenti del mondo scientifico e medico.
Scrive ancora Cristanti: "La documentazione acquisita dimostra oltre ogni ragionevole dubbio di come il Cts, il Ministro Speranza e il Presidente Conte avessero a disposizione tutte le informazioni e gli strumenti per valutare la progressione del contagio e comprendere le conseguenze in termini di decessi". E sulla base "delle previsioni dello scenario con Rt=2 il Cts stesso e il Ministro Speranza condivisero la decisione di segretare il Piano Covid per non allarmare l'opinione pubblica".
Il microbiologo smentisce poi le precedenti deposizioni alla procura di Conte e Speranza, precisando che già il 27 e 28 febbraio 2020 "il Cts e il ministro Speranza avevano tutte le informazioni sulla progressione del contagio che dimostravano come lo scenario sul campo" fosse "di gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico". Tali informazioni, sempre secondo Crisanti, sono state poi ribadite in una riunione "non verbalizzata" del Cts tenutasi il 2 marzo, a cui erano presenti "il ministro Speranza e il presidente Conte". Entrambi, invece, hanno raccontato alla procura di "essere venuti a conoscenza del caso di Alzano e Nembro rispettivamente" il 4 e il 5 marzo".
Dopo Movimento 5 Stelle e Articolo 1, è la volta di speronare anche la destra italiana, attaccando Lega e Forza Italia per interposta persona del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e dell'allora assessore Giulio Gallera: erano "informati sulla previsione degli scenari e sulla decisione di segretare il piano Covid" insiste Crisanti. "La diffusione del contagio non lasciava dubbi che le azioni intraprese non stavano avendo effetto" ha scritto il microbiologo, ma "ciononostante per 10 giorni non sono state prese azioni più restrittive".
Quanto al piano pandemico, Crisanti ne ribadisce l'inattualità, pur condannando la decisione di averlo scartato a priori. L'italia, specifica il medico, "aveva un manuale di istruzione, questo era il piano pandemico. Se poi ha affrontato la pandemia senza un manuale è perché questo (...) è stato scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero".
Nella fattispecie, Speranza ha sempre affermato che "il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus, ma su un virus influenzale". Crisanti, tuttavia, ha dei dubbi: "Il Piano pandemico nazionale era l'unico documento operativo a disposizione che, sebbene non perfettamente allineato con le più recenti indicazioni di Oms conteneva ben dettagliate una serie di azioni (...) per contrastare la diffusione" del virus. "Per 16 anni"- continua il microbiologo - non è "mai stata intrapresa una singola attività o progetto che avesse l'obiettivo di valutare lo stato di attuazione del Piano Pandemico Nazionale e/o di verificare lo stato di preparazione dell'Italia nei confronti del rischio pandemico".
Nella consulenza, infine, viene riportato anche il "modello matematico" attraverso cui Crisanti ha stimato le eventuali conseguenze di un'adozione tempestiva della zona rossa in Val Seriana. Essa, segnala il medico, "al giorno 27 febbraio 2020 e al giorno 3 marzo 2020 avrebbe permesso di evitare, con una probabilità del 95%, rispettivamente 4148 e 2659 decessi". Perché proprio il 27 febbraio? Per Crisanti, è il giorno in cui "il Cts e Regione Lombardia erano diventati consapevoli della gravità della situazione".
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