18 Gennaio 2023
Fonte Facebook: Mauro Grassi
L'arresto di Matteo Messina Denaro ha messo fuori gioco l'ultimo boss stragista di Cosa Nostra. In trent'anni di latitanza, però, non può essere stato da solo: ora si avviano le indagini sui complici.
Omertà e complicità: i due ingredienti che hanno permesso a Matteo Messina Denaro di nascondersi per trent'anni per poi essere scovato a solo 3 chilometri da casa sua. Chi scappa per così tanto tempo non è mai da solo e la rete di contatti del boss si estende a più livelli: ora partono le indagini anche per loro.
Qualche connivente di basso rango è già stato arrestato, come Giovanni Luppino, l'agricoltore che è stato l’ultimo autista del boss. Proprio il suo essere un "signor nessuno" l'avrebbe reso adatto al ruolo. Oppure Andrea Bonafede, prestanome ora indagato per associazione mafiosa. O il medico in pensione Alfonso Tumbarello che avrebbe firmato le prescrizioni per le visite oncologiche di Messina Denaro pur intitolandole a Bonafede.
Altri medici e specialisti verranno interrogati. In primis Vittorio Gebbia, responsabile dell’oncologia clinica della Maddalena, che ha dichiarato di non aver "mai sospettato nulla" della vera identità del suo paziente.
Le organizzazioni mafiose però hanno i tentacoli più lunghi di così. Si indaga, ad esempio, su chi nell’amministrazione comunale o negli uffici pubblici di Campobello gli abbia rilasciato la carta d'identità nel 2016. Il documento presentava il timbro autentico sulla foto di un’altra persona.
Al vaglio degli inquirenti c'è ogni centimetro quadrato del "covo" del boss. Qui cercheranno indizi o impronte digitali in grado di incriminare altre persone. Saranno studiati attentamente anche i cellulari e le agende del boss. Ciò che risulta sospetto è la mancanza di "carte mafiose" nell'appartamento del boss.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia