Nuova ondata di indignazione internazionale dopo le dichiarazioni choc del ministro israeliano del Patrimonio, Amichay Eliyahu, che ha affermato che “uccidere i civili di Gaza non basta” e che “l’esercito deve trovare metodi più dolorosi della morte” per costringerli ad andarsene.
Eliyahu, noto per le sue posizioni estremiste, ha anche parlato della necessità di distruggere le case palestinesi per permettere l’insediamento ebraico in tutta la Striscia. Non è la prima volta che il ministro si rende protagonista di frasi incendiarie. Nel novembre 2023, Eliyahu aveva dichiarato pubblicamente che l’uso di una bomba nucleare su Gaza era “un’opzione”, suscitando una condanna globale e costringendo persino il premier Benjamin Netanyahu a prendere le distanze definendo le parole “scollegate dalla realtà”.
Successivamente, Eliyahu si era vantato che proprio quella dichiarazione fosse stata citata dalla Corte Internazionale di Giustizia come prova dell’intento genocida di Israele nella causa promossa dal Sudafrica. “Anche all’Aia conoscono la mia posizione”, disse con orgoglio.
Più recentemente, nel maggio 2024, aveva suggerito di bombardare le scorte di cibo e carburante di Gaza per affamare la popolazione e colpire Hamas “attraverso i civili”.
Le sue ultime frasi – “Non basta uccidere i palestinesi, dobbiamo farli soffrire di più” – hanno generato critiche persino tra i ranghi dell'opposizione. Il deputato laburista Gilad Kariv ha definito Eliyahu “un predicatore di crimini di guerra” e ha detto che la sua presenza al governo “macchia l’intero Stato d’Israele”.
Nonostante il clamore, il premier Netanyahu non ha annunciato alcuna sanzione disciplinare, limitandosi a dichiarare che Eliyahu “non rappresenta la linea del governo” e “non fa parte del gabinetto di sicurezza”.