19 Novembre 2024
Ugo de Flaviis e Gian Piero Gogliettino, avvocato il primo e dottore commercialista il secondo, referenti rispettivamente per la Campania e il Friuli Venezia Giulia per la Fondazione Einaudi rilanciano una proposta liberale in tema di salario minimo da Napoli, capitale del morale del Mezzogiorno di cui racchiude e simboleggia potenzialità, problematiche, dinamiche e conflitti.
Al Maschio Angioino, nella Biblioteca della Società napoletana di Storia Patria, hanno chiamato così a discutere Vincenzo Tedesco, direttore INPS della Campania; Giuseppe Patania, direttore de Il Sud Italia; Raffaela Pignetti, presidente Asi Caserta; in videocollegamento Renato Loiero, consigliere della Presidenza del Consiglio dei ministri. Le conclusioni sono state affidate a Vincenzo Caridi, capodipartimento lavoro del Ministero per le Politiche sociali.
“Discostandoci dal calendario che dettano i media o la propaganda dei partiti, riteniamo che quello del salario minimo sia un tema davvero importante perché tocca la sensibilità di milioni di persone e quindi va affrontato in termini di ragionamento per il bene di quelle persone e anche per il bene della comunità nazionale. Perciò proviamo a lanciare una proposta che sia liberale, ovvero che tenga conto dei bisogni delle persone e anche della stabilità di un mercato che già risulta imbrigliato da migliaia di vincoli inutili”, spiega l’avv. Ugo de Flaviis.
“Quello del salario minimo è un tema oggi a dir poco rilevante, soprattutto se si considera non soltanto quello che è il suo aspetto economico, come mezzo per garantire il sostegno economico di un lavoratore, ma anche la sua dimensione sociale, cioè la capacità di garantire al lavoratore e ai suoi familiari una vita dignitosa”, tiene a sottolineare il dottore commercialista e saggista Gian Piero Gogliettino.
“Innanzitutto il termine di recepimento della direttiva UE 2022/2041 è scaduto il 15 novembre scorso. Il fatto poi che in Italia esista una copertura dei lavoratori con la contrattazione collettiva che supera abbondantemente il 90% e che quella stessa direttiva preveda come limite minimo l'80% perché ci sia necessità di una legge sul salario minimo, significa che l'Italia può ragionare meglio su altri aspetti indicati dalla Ue quali ad esempio il monitoraggio delle informazioni e dei dati che consentono di rafforzare il sistema della contrattazione stesse”, conclude Vincenzo Caridi.
Restando così le cose, dunque, in Italia il salario minimo potrebbe non essere quantificato per legge.
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