18 Giugno 2025
Nella prima giornata del maxi-incidente probatorio sul delitto di Garlasco, emerge un dettaglio che potrebbe riaccendere l’interesse su una delle prove storiche della scena del crimine. L’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, è intervenuto nel programma Carta Bianca, commentando una fotografia che ritrae il telefono di casa Poggi con una macchia di sangue, che definisce “certamente da schizzo” e che “potrebbe riscrivere la dinamica dell’omicidio”.
"Oggi è stata mostrata anche a seguito di articoli di giornali, ma era conosciuta. Come tante altre cose, all’epoca non fu considerata", ha dichiarato De Rensis, sottolineando come quella traccia ematica, posta sotto la cornetta dell'apparecchio telefonico, sia rimasta a lungo inosservata o comunque sottovalutata nel contesto investigativo.
Secondo il legale, quella macchia non avrebbe potuto formarsi con la cornetta in posizione: "Ma questa macchia è intervenuta in quella zona certamente senza la cornetta sopra, perché è fisicamente impossibile". Ciò implica, secondo la sua ricostruzione, che la cornetta sia stata rimossa dopo la formazione della macchia, ipotizzando due scenari distinti: Chiara Poggi potrebbe aver tentato di chiedere aiuto, "alzando la cornetta per telefonare", oppure qualcuno potrebbe averla spostata deliberatamente "per impedire che qualcuno da fuori, telefonando, sentisse che non rispondeva".
L’avvocato insiste sul valore indiziario della traccia ematica: "Questa macchia è importante perché è indiscutibilmente impossibile che sia arrivata lì con la cornetta sopra. Non c’è lo sgocciolamento". Una considerazione che, a suo dire, "potrebbe riscrivere la dinamica" dell’intero delitto e porsi "in contrasto con quello che si è sempre detto finora".
Nella sua analisi, De Rensis formula anche una riflessione più ampia sul comportamento della vittima in quei drammatici istanti: "Se io sono solo in una casa con giardino e voglio tentare di scappare al mio aggressore singolo, forse cerco di uscire. Se mi rivolgo al telefono, nel caso in cui quest’azione l’abbia fatta la povera Chiara, è perché forse non sono da sola con una persona, forse c’è una pluralità di soggetti".
Una teoria che porta l’avvocato a esprimere un convincimento personale che va oltre i riscontri tecnici: "Sono fermamente convinto che in quella casa, quella mattina, non ci fosse un solo aggressore, ma persone con ruoli diversi", ha affermato, chiarendo però che si tratta di una sua "libera interpretazione".
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